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“Poveri noi giovani!” Un grido: cercasi un padre

Autore:
Lucia (alunna di quarta superiore)
Fonte:
CulturaCattolica.it
“Cercasi un padre” è il grido di molti giovani che incontriamo. E’ il grido di chi non si sente stimato, amato e rischia di perdersi. E’ il grido di chi vorrebbe qualcuno da seguire per rendere vera, creativa la propria vita, certo e costruttivo il proprio futuro. A noi educatori la responsabilità di rispondere a questa sfida. Ecco la testimonianza drammatica di una mia studentessa di 17 anni.
Franco Bruschi

“Poveri noi giovani! Non conosciamo il senso della nostra vita, della nostra esistenza sulla terra. Chi siamo? Cosa siamo qui a fare? Qual è lo scopo della nostra vita?
Domande importanti che non ci poniamo mai, ma che si possono presentare davanti ai nostri occhi in qualsiasi momento.
Se dovessi porre queste domande alla maggior parte dei giovani di oggi, saprei già le loro risposte.
Chi siete? “Noi siamo noi, siamo “forti”, ragazzi importanti per la società, come farebbero le altre persone senza di noi?”
Cosa siete qui a fare? “Noi siamo qui a vendere la felicità dei giovani, vendiamo “fumo” , l’interesse principale per un adolescente di oggi, oltre alle serate in discoteca, ai rapporti, alle risse… ma su tutto primeggiano il fumo e lo sballo”.
Qual è lo scopo della vostra vita? “Ovvio, il divertimento, lo sballo!”
Ecco il modo per sprecare la vita, dono di Dio.
Ci sono ragazzi che sono arrivati ad accoltellarsi per il fumo! Può mai essere questo un motivo sufficiente per arrivare a questo punto? Assolutamente no, ma è proprio da questo esempio che si comprende che il fumo vale più della vita.
Ma tutto parte da un problema di fondo: poca presenza o totale assenza della figura paterna nella vita dei giovani. Fin dalla nascita un bimbo o una bimba è sostenuto e accompagnato a muovere i primi passi dalla madre, mentre il padre si trova dalla parte opposta e attende l’arrivo del piccolo a braccia aperte. In quei metri di distanza c’è un vuoto da colmare con l’amore paterno e con l’educazione. L’educazione dovrebbe includere l’insegnamento dei valori della vita: rispetto, lealtà, fedeltà… valori sui quali poi il figlio dovrà costruire la propria famiglia e sui quali dovrebbero basarsi tutte le famiglie. Purtroppo il valore della famiglia e l’insegnamento che dovrebbe dare stanno venendo meno. Mi chiedo: ma che esempio può dare un padre che abbandona moglie e figlie e se ne va? Purtroppo alcuni padri perdono il senso della loro paternità e sono sempre di più le situazioni in cui è la mamma a dover fare anche da padre. Ecco perché alcuni ragazzi hanno dentro di sé un enorme vuoto, sono molto insicuri e cercano le certezze in cose sbagliate, pur di non pensare e distrarsi. Non hanno ricevuto l’essenziale e purtroppo questo è un fatto che li segna per tutta la vita. Questo succede specialmente quando, a causa di questa PATERNITA’ MANCATA, si entra in un tunnel da cui è molto difficile uscire, a meno di avere un’infinita forza di volontà, grande interesse e amore. Sfortunatamente spesso rabbia e rancore prendono il sopravvento, allora si preferisce evitare il problema, pensare ad altre cose, anziché affrontarlo, il che produrrebbe sì dolore, ma anche chiarezza e ci eviterebbe di ricorrere alle risposte effimere, sbagliate. Si arriva a un certo punto della propria vita in cui si pensa al fumo o ad altre cose effimere come a qualcosa di essenziale e indispensabile per essere felici; diventa il punto di riferimento per continuare a vivere, senza più pensare a noi stessi, alla nostra vera e possibile felicità.
Molti giovani decidono di coprirsi con una corazza di acciaio per far sì che non esca la loro vera personalità, il loro vero io, per far sì che le altre persone non notino la loro fragilità, ma la loro finta forza e durezza. Pensano che mostrando quest’effimera immagine di sé vengano apprezzati di più dagli amici. E’ incredibile come tutto abbia origine dalla mancanza del padre, quel padre che dovrebbe dare la vita per te, dovrebbe fare il possibile per renderti felice! Invece è proprio lui la sorgente della tristezza, del dolore, del non senso del proprio figlio. Con l’avanzare del tempo il senso della paternità è andato pian piano svanendo sempre più. Alcuni padri non si accorgono neppure di questa perdita e non ne capiscono la gravità. Mettere al mondo un figlio, oltre ad essere un gesto d’amore, una gioia e una felicità immense, vuol dire prendersi tutte le responsabilità che conseguono a questo meraviglioso evento. Ci sono padri molto seri, diligenti, premurosi nei confronti dei figli, ma anche severi al momento opportuno, riuscendo così a trasmettere una educazione con la “E” maiuscola. Purtroppo a questo mondo ci sono anche padri irresponsabili, egoisti, che pensano solo a loro stessi, alla loro felicità e non a quella dei loro figli. A volte si giustificano dicendo ai figli di stare tranquilli, che quanto deciso è meglio per tutti, ma in quel momento sono e sanno di essere falsi, sanno che è la decisione migliore per loro e basta, per non avere sensi di colpa cercano di autoconvincersi e di convincere le persone a loro vicine. Non riflettono sulle possibili conseguenze che potrebbero provocare nei loro figli e cercano di far loro cambiare completamente la visione della realtà quotidiana. Per esperienza personale dico che talvolta l’assenza del padre può cambiare il carattere del figlio, fa diventare più razionali e critici, ma nello stesso tempo pieni di paura e di timore, molto diffidenti nei confronti delle persone che ci circondano. Si perde la fiducia, la speranza anche nella stessa vita. Non si sa più quel che si vuole diventare, mostrare, costruire nel futuro. Il tempo passa, ma questo brutto capitolo del libro della tua vita non potrà essere cancellato, eliminato.
Quando tutto sembra andar bene, quando tutto ti appare positivo, capita che vedi un piccolo gesto positivo o senti una piccola parola vera e ti ritrovi a piangere… a chiederti continuamente come mai proprio a te, alla tua famiglia doveva succedere quel che è successo!? Poi ti consoli pensando che ci sono cose più gravi nel mondo, che non è la fine, che tutto passerà. Come dice una canzone che mi ha toccato molto dentro: “COSA VUOI CHE SIA, PASSA TUTTO QUANTO, SOLO UN PO’ DI TEMPO E TI TIRERAI SU!…” Io lo spero, anche se è molto difficile che ciò accada. Dopo aver provato e vissuto questa circostanza negativa, non hai voglia di pensare al futuro, di fare progetti per paura di essere nuovamente delusa. Preferisci vivere la vita giorno dopo giorno… e sarà quel che sarà…
Ogni tanto nasce in te un desiderio, magari quando senti che è un periodo no: desideri scappare via da questi problemi, scappare dalla quotidianità, scappare in quel posto che non c’è…”

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