Accoglienza 1: dentro il nuovo ambiente
- Autore:
- Fonte:

1. Chi accoglie chi
Prima classe secondaria, primo giorno di scuola. Una ventina di visetti di "nuovi ospiti" fissano l'insegnante con un'attenzione inusitata, che raramente si ripeterà nel corso del triennio.
C'è tutto in quello sguardo: curiosità carica di attesa, trepidazione timorosa per quella che si preannuncia come una nuova avventura, rischiosa sì ma anche - in questo momento - ricca di promesse. Viene in mente la canzone "Al mattino" di A. Mascagni ("Al mattino, Signore, al mattino/ la mia anfora è vuota alla fonte/ e nell'aria che vibra e traspare/ so che puoi farmi grande, Signore".): la freschezza di un inizio è paragonabile alla nascita: tutto è vergine e nuovo.
Per questo anche l'insegnante vive una situazione analoga a quella dei suoi piccoli alunni: anch'egli trepida perché l'avvio del cammino sia una significativa caparra di quanto la proposta educativa andrà dispiegando lungo i tre anni della comune esperienza.
La prima parola dell'inizio – è ormai un dato acquisito - è la parola "ACCOGLIENZA": in essa si riassume quell'atteggiamento positivo, valorizzatore degli adulti nei confronti dei ragazzi perché anch'essi diventino, a loro volta, capaci di accogliere.
Vi sono come tre scansioni nell'atteggiamento di accoglienza: in primo luogo il far percepire al ragazzo che c'è uno spazio di rapporti nuovi, una compagnia che lo accetta per quello che è, col suo limite ma anche col suo desiderio di infinito, e per questo gli propone un cammino inesauribile.
In secondo luogo l'accoglienza valorizza il positivo di un cammino già compiuto, non è tesa a indicare anzitutto dei limiti ma delle ricchezze possedute, delle possibilità di crescita e di novità; infine, aderendo umilmente al bisogno di chi sta di fronte, l'accoglienza desidera introdurre nel nuovo ambiente, nella nuova realtà fatta di luoghi, di orari, di strutture, di studio che la Scuola Secondaria rappresenta.
L'accoglienza sarà tanto più vera quanto più coinciderà con l'atteggiamento radicale e permanente degli adulti, con la loro proposta di convivenza; sarà poi per imitazione che i ragazzi apprenderanno tale atteggiamento. Di conseguenza, anche le attività di accoglienza dovranno essere espressive di una dimensione interiore, pena il tramutarsi in iniziative artificiose e posticce. Non è fuori luogo richiamare qui quella che è la condizione fondamentale perché l'accoglienza sia vera (e quindi possa essere percepita come tale anche dai ragazzi): l'unità degli educatori, una comunanza di preoccupazioni educative che permetta ai gesti di essere progettati di comune accordo nel Consiglio di Classe, proseguiti nelle diverse ore senza soluzione di continuità, affidati a volti diversi di adulti, valutati alla fine in comune.
I gesti che proporremo sono pertanto puri esempi, occasioni che ognuno potrà modulare a seconda della propria sensibilità e situazione.
2. Dentro il nuovo ambiente.
Il bambino che giunge dalla Scuola primaria alla Scuola secondaria, oltre ad avere alle spalle almeno cinque anni di esperienza scolastica, ha già tutta una serie di notizie e di informazioni, più o meno precise, sul nuovo livello di studi che sta per intraprendere. Nelle realtà locali più omogenee e strutturate (paesi, quartieri) con bacini d'utenza poco variabili, spesso già i Maestri di Quinta hanno provveduto a guidare i propri alunni ad una visita preliminare all'edificio della Scuola secondaria, magari intervistando anche professori e studenti. Pertanto, dopo l'appello iniziale ed una prima sommaria conoscenza degli alunni (momento importante in cui ciascuno è chiamato per nome ad "esserci"), la prima ora di Scuola secondaria potrà essere dedicata ad una illustrazione complessiva della nuova struttura, paragonata con quella della Scuola primaria (orari, insegnanti, materie, strumenti...)
Il paragone non dovrà tendere a svalutare l'esperienza precedente, qualificandola come infantile, bensì a valorizzarla, sollecitando nel contempo uno scatto di maturità e di responsabilità che già il ragazzo avverte come necessario.
Il richiamo di fondo sarà quello di "aprire gli occhi": un'attenzione e un ascolto da protagonisti, che permetta di far tesoro di tutto quanto sarà proposto. Già qui entrerà in azione l'unità dei docenti, che potranno dedicare le loro prime ore di lezione a visite guidate ai vari ambienti della scuola (segreteria, presidenza, palestra, aule speciali, laboratori, biblioteca ecc.) che saranno così avvertiti dagli alunni come i propri spazi di lavoro. In questo contesto sarà particolarmente importante "personalizzare" la propria aula scolastica, valutandone risorse (armadi, cartine, strumenti) e problemi, e progettando assieme un arredamento e una dotazione strumentale (ad es. di vocabolari, di libri per la biblioteca di classe, di poster e cartelloni) che consenta di vivere anche l'aula come luogo "piacevole" ed accogliente.