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L’ora di lezione: un’epifania del cuore 2 – Si conosce solo ciò che si ama

Autore:
Mocchetti, Giovanni
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il maestro non è solo un efficace trasmettitore di nozioni, ma un io che si consegna integralmente al tu che ha davanti.

3) Il film “Freedom Writers” di Richard Lagravanese (2007) racconta di una giovane docente che ha, come primo incarico, quello di svolgere lezioni in una scuola di una periferia urbana USA costituita da un melting pot di studenti. Dopo un impatto piuttosto drammatico, la docente riesce a raggiungere i ragazzi, quando comincia a “guardarli” come persone ed ad ascoltarli, considerando prezioso per sé quello che comunicano: ma la vera ora di lezione in cui accade “l’epifania del cuore” è nel momento in cui l’insegnante introduce in classe la lettura del testo del diario di Anna Frank. Ragione, domanda, curiosità, emozioni, esigenze costitutive del “cuore” di questi adolescenti smarriti, che si portano a scuola, come dice Pennac, vari strati di “cipolla” improvvisamente ed impetuosamente “si svelano”; il bisogno di vero e di bene interiori emergono, mentre leggono le pagine di una ragazzina olandese vissuta mezzo secolo prima, vittima dell’antisemitismo, come essi stessi sono vittime del pregiudizio generato dalla non accoglienza di culture, razze, appartenenze diverse. La docente mette in gioco la sua umanità in nome di questo “svelamento”, rischia un rapporto con loro, comincia a condividere la loro vita: tutta la vita di questi giovani cambia, a partire da queste ore di lezione e dall’incontro con lei.

4) La lezione diventa così un avvenimento, cioè un frammento di spazio e di luogo limitati in cui, se la libertà, l’umanità, l’impeto ed il rischio dell’io si esprimono, potrebbe allora accadere che l’io del maestro e il tu del discepolo (insegnando l’uno, apprendendo l’altro) si facciano sorprendere da una sapienza più grande delle nozioni acquisite o da imprevisti talenti scaturiti dall’impegno del discepolo, capaci di aprire l’orizzonte della lezione, squarciando i limiti del tempo, dello spazio, degli strumenti; perché in gioco entra non più solo quello che sai o riesci ad apprendere, ma lo struggimento appassionato l’uno per il destino dell’altro, teso a cercare una risposta al proprio bisogno di felicità; insomma se fai Dante, Manzoni, Caravaggio,Omero, il ciclo bretone, Van Gogh, la cattedrale, il mosaico, il cielo stellato….ad un certo punto, rischiando totalmente sia la cognitio che l’affectio, accade che l’argomento sia solo l’argilla adatta a trovare un vaso che si riempia della domanda: che ne sarà di me?

5) La “cognitio” (la sete di conoscenza) è strettamente connessa con la “affectio” (il cuore che si accende di fronte alla scoperta di un frammento della realtà, mostrato dal maestro); S.Agostino, giustamente dice “che si conosce solo ciò che si ama”, cioè che alla radice della conoscenza, dello studium c’è sempre qualcosa di affettivo; ciò accade quando il maestro comunica quello che ama, si coinvolge in prima persona nella consegna della disciplina a cui egli stesso si è appassionato ed ha imparato. Non esiste cognitio senza affectio: il maestro non è solo un efficace trasmettitore di nozioni, ma un io che si consegna integralmente al tu che ha davanti; il maestro è sempre un funambolo, un artista del circo che fa spalancare di sorpresa gli occhi dei discepoli, uno che accende le emozioni e l’intelligenza di chi ha di fronte a sé.

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