Il pensiero di Chesterton - Conclusione
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

Conclusione
Abbiamo definito quella di Chesterton una antropologia esistenziale; essa nasce infatti, ed è questo il suo primo motivo di interesse, da una analisi della propria esistenza, condotta da Chesterton con serietà e rigore fin dalla adolescenza e mai interrotta. Questa analisi ha per sua propria natura un carattere insieme personale ed universale: personale, in quanto condotta da esigenze ed evidenze, come abbiamo visto, indifendibili ma incontestabili in quanto connesse, si potrebbe dire, alla stoffa stessa dell'uomo Chesterton; universale, perché le esigenze ed evidenze dell'uomo Chesterton sono, come la sua ricerca ha evidenziato, esigenze ed evidenze che ineriscono la natura umana che permane identica in ciascuno: la loro delucidazione, la loro difesa dalle chiusure e censure di certa cultura, e infine la risposta che Chesterton ha ritenuto di poter fornire al problema della propria esistenza interessano perciò ogni uomo che si ponga innanzi con serietà al supremo problema umano, quello di definire il significato del mondo e proprio.
La doppia valenza, personale ed universale, della risposta chestertoniana trova riscontro proprio nella duplice natura razionale dell'uomo, di essere razionale e libero. Nella conseguente definizione dei termini ragione e libertà troviamo il punto cruciale della antropologia chestertoniana, là dove essa con più forza si propone alla riflessione contemporanea. L'attenuazione della fiducia nella forza e nel valore della ragione fino al rifiuto del concetto stesso di verità, il disfacimento dell'oggettività a favore dell'immagine che caratterizza la modernità viene confutato da Chesterton nei suoi precedenti storici dello scetticismo e del solipsismo, facendolo risalire ad una precedente confusione sulla natura stessa della ragione, non cerchio, misura, ultimo tribunale del reale, ma apertura senza condizioni previe all'Essere che gli si fa innanzi offrendosi alla sua multiforme indagine. La ragione come apertura all'Essere ha come unica condizione l'umiltà intellettuale o semplicità di spirito, e come suo strumento principe il paradosso: solo lasciandosi percuotere continuamente, solo accettando lo scandalo dell'urto sempre rinnovato della realtà estranea e dura, opaca e riottosa all'azione ordinatrice e chiarificatrice dell'intelletto, l'uomo potrà essere sicuro di non essersi accomodato in una evidenza fallace, in una verità parziale e ristretta. La libertà come anelito mai spento ad un oltre, di conoscenza, di gioia, di bellezza, è il motore dell'azione umana, ciò che tende l'uomo al di là di ogni traguardo già posseduto e raggiunto. Questa natura inesauribile testimonia l'intima unità della ragione e della libertà e attua la definizione sintetica della natura umana come bisogno.
Il problema umano si presenta quindi come una doppia esigenza; è un problema razionale, definire il significato esauriente di tutto, ed è un problema reale, vivere una qualche corrispondenza, instaurare un qualche nesso tra l'azione contingente, la mossa della libertà, e quel significato. Nella prima accezione è un problema universale, cui ogni intelligenza porta il suo contributo di risposta, nel cui ambito è lecita ogni critica, poiché la suprema legge quivi è la logica. Nella seconda è questione eminentemente personale che si pone a ciascun uomo a che da esso solo può attendere e attende la risposta.
La particolare vicenda biografica di Chesterton, con quel bizzarro distacco temporale tra l'adozione della "teoria" cristiana, già sostanzialmente completa nel 1908, e l'effettiva conversione che data quattordici anni più tardi, testimonia vieppiù questo duplice problema e la duplice valenza della risposta dell'ortodossia cattolica. L'adesione al cattolicesimo come teoria, come ipotesi di risposta razionale, non è sufficiente; la caratteristica della risposta cattolica è infatti quella di attagliarsi strettamente, come la chiave agli ingranaggi della serratura, alla natura umana che è duplice. Essa richiede perciò una duplice accettazione, quella razionale e quella reale, che corrisponde alla conversione.
Il genio del cattolicesimo, e la validità che perciò Chesterton gli attribuisce, è di non lasciare mai sciogliere questa duplicità. Esso si propone come dottrina, come sistema razionale insuperabile quanto a comprensività e sottigliezza, ed insieme come luogo reale in cui il significato totale, Dio, può essere esperito non malgrado ma tramite il limite della realtà stessa.