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"L'isola del Dottor Moreau" 10 - I depositari della legge di Moreau, il sub-dio

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il primo episodio di una certa ampiezza è il già ricordato (6) impatto di Prendick con le tane degli uomini-bestia e quindi con la legge, fatta di proibizioni e di orrende minacce, intervallate dalle frasi litaniche: “Nessuno può sfuggire”, “Terribili sono le punizioni per coloro che violano la legge”, “Non siamo dunque uomini?”. L’essenza della umanità è fatta consistere nell’osservanza di leggi, prescrizioni e divieti. E su tutto, la paura di Moreau, assurto ad essere divino:
Suo è il lampo... Suo il mare profondo... Sue le stelle del cielo”.
Mi balenò il sospetto che Moreau, dopo aver animalizzato quegli uomini, avesse iniettato nei loro cervelli una specie di deificazione di se stesso.” (7)
Il secondo episodio occupa l’intero cap. XIV, intitolato “La spiegazione del Dottor Moreau”: esso, posto a metà dell’opera, deve fornire al lettore i chiarimenti indispensabili per gettare uno squarcio di luce sui misteri dell’isola. Qui Moreau vuole dare una giustificazione plausibile del proprio operato, ma lo fa compiendo un’operazione ideologica, ossia negando la realtà. Il suo interlocutore Prendick in questo caso rappresenta il senso comune, l’uomo dotato di ragione e cresciuto in una tradizione religiosa. La maglietta cult dell’estate 2007 così recitava: “Dio esiste. Ma non sei tu. Rilassati”. Moreau non riesce a rilassarsi (ha sempre fretta) perché si è autoproclamato sub-dio: l’enormità di questa pretesa lo costringe ad uscire dalla realtà per la porta della pazzia.
Ma – dissi (è Prendick che parla, n.d.r.) – io non capisco ancora. Come giustifica tutte le sofferenze che infligge? L’unica scusante della vivisezione sarebbe per me in qualche applicazione...”Questo dolore... è proprio una cosa da nulla...Così dicendo, (Moreau) trasse di tasca un temperino, ne aprì la lama più piccola... poi, scegliendo il punto con cura, si conficcò la lama nella gamba e poi la ritrasse... “Una cosa inutile presto o tardi viene espulsa dall’esistenza grazie all’evoluzione. Non è così? E il dolore sta diventando inutile”. (8) La negazione dell’evidenza è sintomo palese di un’incapacità di stare di fronte alla realtà con uno sguardo comprensivo, pienamente umano.

NOTE
(6) cfr. E. Leonardi, art. cit., pag. 19.
(7) H. G. Wells, L’isola del Dottor Moreau, in “La macchina del tempo e altre avventure di fantascienza”, Mursia 1966-80, pag. 308.
(8) Id. Ibid., pagg. 318-319.

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