Condividi:

"L'isola del Dottor Moreau" 3 - Una storia “disgustosa”

Fonte:
CulturaCattolica.it
Sembra che Wells voglia provocare a tutti i costi il disgusto del lettore.

Wells non si nasconde, e fin dall’inizio ci trascina in una storia carica di orrore. Dalla sinistra goletta che soccorre Prendick (chiamata “Ipecacuanha”, erba dalla cui radice si estrae un emetico, come dire “Vomitina” o “Voltastomaco”), al nome Moreau (radice: Morte), alla barca con i due scheletri che procura la salvezza al naufrago, nulla è risparmiato al lettore. Tutti i sensi di quest’ultimo sono sottoposti a tortura: la colonna sonora della storia è costituita da “ringhi sordi e rabbiosi, maledetti ululati, grida acute e rauche di animali sofferenti, guaiti, grida strazianti”: “pareva che in essi tutto il dolore del mondo avesse trovato una voce... E’ quando il dolore trova una voce e fa vibrare i nostri nervi che siamo sconvolti dalla compassione” (2). La descrizione dei ripugnanti Uomini-bestia (peli, grugni, esseri storpi e deformi, fasciati di garze, ispidi, sgraziati) fa da contrasto con la natura splendida dell’isola equatoriale (un isolotto vulcanico identificato con Noble’s Island) ma riempie di orrore i nostri occhi. Le tane del “Beast people” sono ributtanti e schifose, puzzano oscenamente; il contatto con tali mostri ispira ribrezzo. Nessun gusto nel cibo, che è spesso “malcucinato”, o consiste in frutta esotica dell’isola. Vi è un senso di accerchiamento, tanto che Prendick a un certo punto si trova senza rifugio; niente gli pare sicuro, né la “casa del dolore”di Moreau, né l’infida boscaglia, né le tane oscure e puzzolenti. Un’unica soluzione gli si affaccia alla mente: annegarsi.
La natura disgustosa del romanzo (rifiutato nel 1895 dall’editore, e pubblicato solo l’anno successivo) fu colta immediatamente dai contemporanei; un articolo del ”Guardian” del 3 giugno 1896 così si esprimeva: “L’IDM è un libro straordinariamente spaventoso, le cui intenzioni non è affatto facile presagire... Il libro è tale che nessuno potrebbe avere il coraggio di raccomandarlo... E’ certamente sgradevole e doloroso, e non possiamo considerarlo di alcuna utilità...” (3)

NOTE
2. Herbert George Wells, L’isola del Dottor Moreau, in “La macchina del tempo e altre avventure di fantascienza”, Mursia 1966-80, pagg. 293-294.
3. Herbert George Wells, L’isola del Dottor Moreau, BUR Classici, Introduzione, pag. XXIX.

Vai a "La bioetica e la fantascienza"