La vera storia de "Le Pre-persone" 1- Philip K. Dick e "The Pre-persons"
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Scrive Antonio Benvenuti nel suo blog "Berlicche":
“Chi l'ha detto che la fantascienza non ha nulla da dire sul presente?
Che questo sia falso mi si è palesato in modo chiaro un giorno di alcuni anni fa, venerdì 4 marzo 2005.
Avevo, da qualche mese, creato un blog (www.berlicche.splinder.it). Si era, allora, nel pieno della campagna referendaria sulla Legge 40, quella sugli embrioni, tanto per ricordarlo.
Mi venne in mente un racconto di Philip K. Dick intitolato "Le pre-persone", (The Pre-persons, 1974) che avevo letto anni prima su "Urania" e pubblicai un pezzo...
"Philip K. Dick (1928-1982) era uno scrittore di fantascienza, ma la sua grandezza è stata riconosciuta appieno solo dopo la morte. Visionario e innovativo, nonostante la loro complessità numerosi suoi romanzi e racconti sono stati tramutati in film più o meno fedeli (o riusciti) come “Blade Runner” o “Minority Report”.
Nel 1974 ha scritto un racconto, intitolato “Le Pre-persone”. Si immagina che, in una America del futuro ma non tanto si dia logica conseguenza alla legge sull’aborto: se si può distruggere un embrione o un feto perché non è una persona, quand’è che una persona diventa tale?
Il grosso errore che i pro-abortisti commisero fin dal principio, si disse, fu la linea arbitraria che tracciarono. Un embrione non ha diritti costituzionali e può essere ucciso, legalmente, da un dottore. Ma un feto era una “persona”, con diritti, almeno per un po’; e quindi i pro-abortisti decisero che anche un feto di sette mesi non era “umano” e poteva essere ucciso, legalmente, da un medico autorizzato. E quindi, un giorno, un bambino appena nato – è un vegetale; non può metter a fuoco lo sguardo, non capisce niente, non parla nemmeno…la lobby pro-aborto combatté nei tribunali, e vinse, con la loro pretesa che un bimbo appena nato fosse solo un feto espulso per caso o processo organico dal ventre materno. Ma, anche in tal caso, dove doveva essere tracciata alla fine la linea? Quando il bambino avesse fatto il primo sorriso? Quando avesse pronunciato la prima parola o afferrato per la prima volta un giocattolo che gli fosse piaciuto? La linea legale fu spinta senza sosta indietro e ancora indietro. E ora la più selvaggia ed arbitraria definizione di tutte: quando fosse stato in grado di utilizzare la “matematica superiore”.
Lo Stato, nel racconto, fissa quel momento a dodici anni. I ragazzi vivono nel terrore che i loro genitori, in un momento di ira, chiamino il “furgone dell’aborto” e li facciano portare via per essere gassati. La storia è quella di un ragazzino di undici anni con genitori severi e di un suo professore.
Io so che non sono differente, pensò, da due anni fa quando ero solo un bambino; se io adesso ho un’anima come dice la legge, allora avevo un’anima anche allora, oppure non ne ho una – l’unica cosa reale è solo un orribile furgone metallizzato con le sbarre ai finestrini che porta via i ragazzi che i loro genitori non vogliono più, genitori che usano un’estensione della vecchia legge sull’aborto che lasciava uccidere un bambino non voluto prima che venisse fuori: poiché non aveva “anima” o “identità”, poteva essere risucchiato da una pompa in meno di due minuti. Un dottore poteva farlo centinaia di volte al giorno, ed era legale perché il bambino non nato non era “umano”. Era una pre-persona. Proprio come con questo furgone, adesso: avevano semplicemente spostato la data in avanti per quanto riguardava l’ingresso dell’anima. (…)
Io credo di essere umano, pensò Walter, e guardò nella grigia, severa faccia di sua madre, con i suoi occhi duri e la razionale cupezza. Io credo di essere come te, pensò. Hey, è bello essere un essere umano, pensò; non devi avere paura che arrivi il furgone.
Questo sconvolgente racconto è stato fondamentale, per me, tanti anni fa, per capire cosa realmente fosse l’aborto. Quando tracci una linea che vuol dire vita e vuol dire morte, devi essere realmente sicuro di te, altrimenti di quelle vite e quelle morti porterai il peso. Ma suppongo che, se non si crede in una Giustizia più alta o nell’esistenza del Vero, questo non importi molto.
Se la Verità non esiste, se Dio non esiste, tutto è permesso. "
Questo il pezzo. Avevo ritradotto dall'originale inglese i brani del racconto, dato che il volume più recente in cui compariva (Le Presenze Invisibili. Vol. 4 - Mondadori) era praticamente introvabile. Mentre lo facevo - nottetempo - mi domandavo a cosa potesse mai servire tutta quella fatica.
Grande fu il mio stupore quando il post venne recensito sul sito di Stranocristiano, uno dei siti all'epoca più letti (“ una scoperta strepitosa di un giovanissimo blog, Berlicche”), ripreso il 13/03/2005 in un articolo su "Libero" ("Anche San Tommaso qualche volta sbaglia", a firma Renato Farina) e, quando infine, il racconto stesso venne pubblicato su "Il Foglio" del 26 marzo 2005.
Quell'episodio servì a farmi conoscere in rete ed è, se vogliamo, la ragione per cui ho conosciuto la rivista "Future Shock", tramite amici trovati in quell'occasione.
La fantascienza è uno sguardo su come potremmo essere. Il racconto di Dick ne è la prova. E questo sguardo ci può aiutare a capire cosa vorremmo essere, e cosa saremo.
Antonio Benvenuti”
Ora "Le Pre-persone" sta diventando un film a cura di Gabriele Lodi Pasini e Antonio Losa: questi i primi passi su Facebook