"Venere più X" di Theodore Sturgeon
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Theodore Sturgeon, Venere più X (Venus plus X, 1960) – Urania Collezione n.23, Mondadori 2004, pp. 234.
Iscritto d’ufficio nel filone della “fantascienza sociologica”, “Venere più X” è uno dei pochissimi romanzi scritti dall’acclamato maestro della SF Theodore Sturgeon. Uscito nel 1960 dopo essere stato più volte rifiutato da varie riviste, esso è valso al suo autore il soprannome di “Steamy Ted”, Ted a luci rosse, a motivo della sua tematica sicuramente scabrosa anche se non superficialmente dissacrante.
Charlie Johns, ventisettenne americano, si risveglia, stordito e confuso, in una strana camera imbottita ed isolata; non ricorda assolutamente il modo in cui è giunto in quell’ambiente. Si fa incontro a lui un personaggio vestito con una foggia stravagante, che lo introduce nel nuovo mondo. Charlie si trova a Ledom, una provincia misteriosa della superficie terrestre, segregata sotto una bolla che la rende invisibile dall’esterno. In questa regione lussureggiante e variopinta, dal clima tropicale, dove la luce non si attenua mai, vive il piccolo popolo dei Ledom, esseri pacifici e gentili, sicuramente umani, ma dotati di strane caratteristiche. Charlie Johns fa la conoscenza di alcune autorità dei Ledom: i responsabili del Centro Scientifico (il luogo in cui è giunto, apparentemente tramite una macchina del tempo che lo ha rapito dal passato dell’Homo Sapiens, definito ormai prossimo all’estinzione); i capi del Centro Medico dove vengono ospitati a lungo i neonati; i direttori del Centro dei Bambini, piccole casette disseminate nel verde. Charlie è naturalmente pieno di curiosità e pone mille domande; i Ledom stringono con lui un patto: lo faranno ritornare se collaborerà, cercando di conoscere a fondo il loro mondo e di esprimere un giudizio su di esso. Charlie entra in contatto con la tecnologia stupefacente che mantiene in vita Ledom: il campo-A, che permette di creare in brevissimo tempo ogni sorta di oggetti; il cerebrostilo, che comunica le conoscenze trascrivendole direttamente da un cervello all’altro. Ma c’è un aspetto dei Ledom che sicuramente crea in Charlie sorpresa e sconcerto: sono tutti ermafroditi, ossia hanno contemporaneamente le caratteristiche sessuali dei maschi e delle femmine. Hanno tutti due uteri, si sposano e si accoppiano ingravidandosi a vicenda e generando entrambi due gemelli. Charlie partecipa ad una festa religiosa: i Ledom, che si definiscono rivolti al futuro e al cambiamento, adorano i Bambini, cantano continuamente perfette armonie e danzano in una sorta di trance dionisiaco.
Charlie è sempre più entusiasta di questo nuovo mondo, gli sembra un Eden desiderabile e si sente pronto ormai a formulare il suo giudizio. Tutto bene quindi? La tanto sognata Utopia (Ledom = Model) si è finalmente realizzata? Non propriamente. “C’è del marcio anche a Ledom”. Charlie deve sottostare a un’ultima prova; guidato dallo storico Philos, deve venire a conoscenza dell’origine di questa strana comunità. Philos conduce Charlie ai confini della bolla, in un territorio montagnoso, dove lo mette a parte di un suo segreto: nelle caverne della montagna si nasconde Froure, il suo coniuge, assieme a Soutin, una comune figlia che è a tutti gli effetti femmina! I due Ledom hanno scoperto che i feti concepiti dai loro simili non nascono ermafroditi, bensì vengono resi tali da un’operazione di microchirurgia nel Centro Medico. Philos a suo tempo è rimasto sconvolto da tale rivelazione, e racconta a Charlie la vera origine di Ledom: si tratta di un esperimento condotto da un gruppo di scienziati per creare in segreto un’umanità nuova, non più condizionata dal conflitto tra i sessi, e dotata di una religione “caritica” ossia basata su esperienze mistiche di tipo dionisiaco. A questo punto Philos chiede a Charlie di riportare tra gli umani e nel passato la figlia Soutin, ma il tentativo fallisce. Non c’è nessuna macchina del tempo: Charlie esce così come è entrato dalla Camera di arrivo, e furiosamente esprime ai capi dei Ledom tutto il proprio disgusto, chiedendo di essere riportato alla sua condizione precedente. I Ledom lo accontentano, ipnotizzandolo, modificando il suo cervello e facendolo ritornare quello che era: Quesbu, un Homo sapiens conservato nel Centro di Controllo degli stessi Ledom. Charlie Johns non era altro che un umano precipitato con un aereo ai confini della bolla, e recuperato ormai morente così da permettere il trasferimento del suo cervello (attraverso il cerebrostilo) nel corpo di Quesbu. Si è trattato di un “esperimento nell’esperimento”: alcuni capi dei Ledom volevano saggiare la possibilità di entrare in contatto con gli umani al di là della bolla. Esperimento fallito. I quattro “traditori” (Quesbu con Soutin, Philos col suo coniuge) vengono isolati ai confini di Ledom.
Questo finale convulso e drammatico capovolge in parte gli assunti ideologici del romanzo. “Venere più X” ha una struttura molto irregolare: alla storia principale, quella di Charlie Johns e dei Ledom, si alterna, come in un montaggio cinematografico a continue dissolvenze incrociate, la vicenda di due famiglie borghesi americane degli anni Cinquanta, nella loro quotidianità banale e ricca di luoghi comuni, soprattutto sul matrimonio, sul rapporto uomo-donna, sull’educazione dei figli. L’intento scopertamente didascalico di Sturgeon è quello di far balzare agli occhi, in uno spietato confronto, l’Utopia edenica dei Ledom e il piattume indesiderabile dell’ “american way of life”. Vi sono poi alcune “catechesi” che Charlie deve subire per poter giudicare Ledom: si tratta di lunghe dissertazioni che ripercorrono la storia dell’umanità dal punto di vista della questione “parità dei sessi”. E’ qui che si annidano i giudizi più scopertamente parziali dell’Autore: facendosi quasi precursore delle tematiche del Gender, Sturgeon inanella alcuni degli stereotipi anti-differenze sessuali tipici del protofemminismo. Sembra quasi che l’Utopia, per potersi realizzare, debba eliminare dei dati della realtà; la differenza sessuale e la “guerra dei sessi” pare la causa di tutte le prevaricazioni, le violenze e le guerre dell’umanità. Ma il fatto che il cambiamento si possa ottenere solo per via tecnologica riproduce la hybris dello scientismo a noi contemporaneo: l’indifferenza sessuale e le adozioni nei cosiddetti matrimoni gay si basano su tecnologie chirurgiche e genetiche. Molto altro resterebbe da dire su Sturgeon, sui legami tra la sua storia personale, la sua propensione all’empatia e all’attenzione verso gli emarginati e i suoi racconti. Risalta comunque con chiarezza che “Venere più X” descrive “un’ambigua Utopia” che finisce per scontentare tutti.