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Brian Aldiss 4 - Una relazione provocante

Il conduttore prof. Rocco Buttiglione così conclude: “Ringraziamo mister Aldiss, per l'apertura di questo orizzonte che ha davvero qualche cosa che ci porta verso l'infinito, e che testimonia come la nostalgia di un altro mondo è radicata profondamente nel cuore di ogni uomo”.

A questo punto Aldiss, passando a motivare il proprio lavoro di scrittore di SF, introduce “una visione un po' rivoluzionaria della terra e della sua biosfera, viste come un organismo autoregolantesi. Nella fantascienza, è un dovere prospettare al lettore il maggior numero di possibilità e di infilarci qualche impossibilità. Noi speriamo, perciò, di arricchire la vita del lettore e, forse, di renderlo più conscio delle proprie possibilità… Le società muteranno profondamente, e noi speriamo che la loro organizzazione migliorerà…”. Il relatore si interroga quindi sulla natura dell’uomo, scoprendo che molte istanze restano immutabili, ma immaginando poi che in futuro l’uomo possa cambiare: “Supponendo - ecco di nuovo la tipica parola dell'homo sapiens – supponendo che una nuova glaciazione minacciasse di cominciare nel prossimo futuro, come alcuni scienziati hanno suggerito, questa crisi condurrebbe ad uno sviluppo accelerato di nuove società e nuove organizzazioni …Generazioni crescono senza conoscere la libertà o la verità. Eppure l’amore per la libertà e la verità non è ancora vinto. La cosa miracolosa è che un individuo, pur non avendo mai conosciuto né la libertà né la verità, aneli a sperimentare il significato che sta dietro queste parole. Così la natura umana fortunatamente, non si rivela particolarmente plastica per ciò che riguarda le pressioni umane su di essa. Ma non c'è ragione di immaginare che la natura umana rimanga sempre la stessa, sebbene io ritenga che gli imperativi dell'ambiente, la forzino a continuare con una certa costanza. E allora che cosa la mantiene relativamente stabile? (…) La natura umana non può essere immutabile in un universo che di per sé è in continuo movimento. È la terra stessa a mantenere stabile la natura umana generazione dopo generazione, proprio come Gea, lo spirito della terra, regola i propri climi e assicura la continuità per molti milioni di anni. Mi sto riferendo alla teoria - per me molto commovente - secondo la quale la stessa biosfera della terra, ha qualcosa che potremmo quasi eguagliare a un subconscio, alla serie di equilibri nei quali, i generi viventi hanno il loro ruolo; la totalità della biosfera include una sorta di meccanismo omeostatico, all'interno del quale, la vita stessa crea delle condizioni congeniali alla sua presenza. Apparteniamo alla terra in un senso più profondo di quanto non ci rendiamo conto: siamo una delle sue funzioni. L'umanità non rimarrà sempre su questo pianeta, viaggeremo nella galassia. Si può pensare che dicendo questo io stia indulgendo alla mia immaginazione di scrittore di fantascienza. Non è così, la verità è proprio il contrario. Divenni uno scrittore di fantascienza perché anche da ragazzo avevo la convinzione che, per quanto ci riguarda, l'universo fosse infinito e che noi fossimo parte di quell'infinito - le uniche creature, di certo, capaci di esprimere quella vastità. Credevo allora, come tuttora, che avremmo attraversato le grandi distanze dello spazio in navicelle, proprio come le generazioni precedenti avevano attraversato gli oceani, con barche che ora noi consideriamo poco più che conchiglie. Perché andremo fra pericoli sconosciuti? Forse perché siamo esseri umani? Potremmo essere spinti verso altre stelle dalla pura necessità economica. O per sfuggire a una guerra devastante. (…) Qualunque sia la ragione, ci andremo, così come un tempo lasciammo le cime degli alberi, e allora, la natura umana cambierà. Liberati - esiliati, se vi piace - da questo meraviglioso organismo omeostatico, da Gea, da questo mondo brulicante di vita, ci accorgeremo che la nostra natura non è più regolata. Saremo agenti irresponsabilmente liberi. Non ho modo di dirvi cosa accadrà allora. È una caratteristica dell’immaginabile, il fatto di non poter essere immaginato. Eppure io mi proverò a fare un'ipotesi. Separati infine dalla Terra, gli esseri umani della spedizione, arrivando in un mondo completamente differente, potrebbero rispondere in uno di questi due modi. Potrebbero essere traumatizzati dall'esperienza ed appassire spiritualmente. Questo mi sembra improbabile. Noi siamo delle creature forti, e la galassia, per quanto ne sappiamo, è, fino a prova contraria, nostra. E.T. è soltanto un prodotto dell’immaginazione. È più probabile che cresceranno spiritualmente, lontani dalle restrittive limitazioni del nostro ambiente natale; penso che la scienza ci porterà al di là della scienza, magari diventeremo molto caratterizzati individualmente, ciascuno di noi diventerà una repubblica…Saremo allora liberi di diventare esseri interplanetari anziché planetari, armati di nuove libertà…Comunque cambierà profondamente la natura dell'uomo. Possono esserci fiori sotto le epigrafi per noi anche nei nuovi mondi, forse persino sotto forme diverse. Ma notate che le scimmie e i robot non possono avere simili visioni. Potremmo anche portarli con noi in questi viaggi nel futuro diverso. Ma loro non possono andarci di loro iniziativa, come l'uomo. Né possono sapere che persino ora, ci stiamo preparando per le nostre nuove esistenze”. L’uditorio è disorientato, le categorie culturali utilizzate lo trovano impreparato e anche poco sintonizzato. Il giornalista Emiliano Ronzoni scriverà poi su “Il Sabato” che il feeling tra Meeting e SF non è scattato. Il conduttore prof. Rocco Buttiglione così conclude: “Ringraziamo mister Aldiss, per l'apertura di questo orizzonte che ha davvero qualche cosa che ci porta verso l'infinito, e che testimonia come la nostalgia di un altro mondo è radicata profondamente nel cuore di ogni uomo”. (3)

NOTE
3. “Uomini malgrado tutto: il futuro cosa salverà dell’uomo?”, in “Atti del Meeting ’83”, pp. 269- 287, Maggioli editore, 1983.

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