Brian Aldiss 7 - Aldiss e la penna dell’altro mondo: un’altra intervista
- Autore:

Aldiss e la penna dell’altro mondo: un’altra intervista
“Se potessi rivolgere una domanda a Brian Aldiss, scrittore di fantascienza, cosa ti piacerebbe chiedergli?” Il questionario fatto girare in alcune scuole superiori milanesi, preferibilmente nelle classi prime e seconde, è stato compilato da oltre 600 ragazzi.
Abbiamo riunito le domande in gruppi omogenei e le abbiamo inoltrate a Brian Aldiss, inglese, presidente della World Sf, l'unione mondiale degli scrittori di fantascienza.
Ecco, di seguito le curiosità degli studenti (con relativa percentuale calcolata rispetto alla totalità delle domande) e le risposte di Aldiss.
1. Perché scrive di fantascienza? Da dove trae le idee che poi sviluppa, come si fa ad averne un così gran numero? È accaduto nella sua vita qualche fatto particolare che l'ha spinto a scrivere di fantascienza? (39%).
« Se chiedete perché qualcuno legge, le risposte possono essere molteplici; per gustare un buon racconto, per imparare qualcosa del mondo, per imparare qualcosa su se stessi, per sfuggire alle frustrazioni della vita di tutti i giorni. Uno scrittore può dare anch'egli tutte queste risposte. Lo stesso vale per uno scrittore di fantascienza, a parte il fatto che egli può aggiungere che la sua curiosità riguardo a questo mondo, a come si è sviluppato e a come si svilupperà, può spingerlo ad inventare altri mondi totalmente suoi.
« Le idee sembrano molto scarse quando qualcuno inizia a scrivere. Più si scrive, più si sviluppa la parte creativa della propria natura, più scorrevole è il flusso delle idee, dell'invenzione, dei personaggi, del dialogo. Così le idee, per la maggior parte, sembrano crescere e svilupparsi da un terreno coltivato - proprio come gli ortaggi. Più il terreno è coltivato più ortaggi si ottengono.
« La mia vita è stata cambiata dall'essermi trovato coinvolto, da bambino, in una guerra mondiale, e in seguito dall'essere stato inviato per alcuni anni in Estremo Oriente. Là ho conosciuto un aspetto completamente differente del nostro pianeta, che mi ha affascinato ed eccitato. Molti dei pianeti che descrivo sono ricostruzioni di quel che ho vissuto in Oriente. Per esempio, il mio romanzo Hothouse (in italiano Lebbra infernale) è ricavato dalle mie avventure nelle foreste nelle quali mi sono avventurato nel Sud-Est asiatico».
2. Ci sono altre forme di vita su altri mondi? (15%).
« Non abbiamo prove che ci sia vita in alcun luogo oltre che sulla Terra. Nel passato, gli uomini hanno immaginato la vita ovunque - sul Sole, sulla Luna, su Marte e così via. Col progredire delle nostre conoscenze scientifiche, queste speranze e queste immagini si sono dimostrate false. C'è una probabilità statistica che la vita abbondi un po' ovunque nella galassia, ma non ne abbiamo alcuna prova. Se l'umanità è davvero sola nell'universo, allora dobbiamo essere stati segnati da un destino veramente speciale».
3. Crede in quello che scrive o lo fa solo per denaro? (10%).
« Non scrivo per denaro, anche se il denaro mi occorre per mia moglie e la mia famiglia.
« Scrivo per piacere, o, per meglio dire, scrivo perché sono uno scrittore felice, e il desiderio di esprimere me stesso non muore mai. È un piacere comunicare con la gente, e il pubblico della fantascienza è generalmente molto percettivo.
«Io credo nel potere dello scrivere. Naturalmente non posso sempre credere negli strani mondi che invento - talvolta sono ideati semplicemente per sfidare l'immaginazione del lettore, e la mia».
4. Qual è il suo ideale di società fantastica?
Le piacerebbe viverci o la descrive unicamente per criticare la vita nell'oggi? (6%).
« Quando uno scrittore inventa una società fantastica, credo che una parte di lui desideri viverci, magari solo per curiosità, anche se tale società fosse spaventosa.
« Molte società immaginarie vengono inventate con intenti satirici, al fine di mettere in evidenza i difetti delle nostre società umane».
5. Lei inventa i suoi mondi fantastici per esprimere il bisogno di trovare una risposta al problema della sua vita? (6%).
« La trovo una domanda molto personale. Confesso di non trovare molti significati nella vita, al di là di quelli ovviamente biologici, oltre ai modelli estetici e morali. Da bambino ero molto religioso, ma ho perduto questo sentimento più tardi. Lo scrivere è in parte un sostituto di questa perdita. Molti dei miei romanzi hanno in sé una forte religiosità, come la serie Helliconia attualmente in corso».
6. Pensa che quello che lei descrive potrà accadere in futuro? (4%).
« A uno scrittore in genere non importa se ciò di cui scrive accadrà o meno. Non è affatto questo ciò che lo impegna quando scrive. A noi non interessa sapere se una bella storia sia realmente accaduta: quello che ci affascina è la storia stessa, e il suo accento di verità. Lo stesso vale per la fantascienza. Naturalmente una volta tanto, descrivi qualcosa che accade realmente; allora tutti pensano che sei meraviglioso (anche se è stata solo fortuna!)».