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L'Islam: la fede mussulmana

Autore:
Borghi, Carlo
Fonte:
Saggi sul problema religioso - Città Armoniosa

7. - Alla morte di Maometto, non esisteva nessuna redazione del Corano, la rivelazione lasciata dal profeta. Soltanto ne esistevano frammenti di varia epoca, stesi da alcuni seguaci su pietre lisce, omoplate di montone o costole di foglie di palma; ma la maggior parte era affidata alla memoria dei portatori del Corano. Quando nel 633, un anno dopo la morte del profeta, si ebbe una sanguinosa guerra contro il profeta concorrente Muslama, guerra in cui molti mussulmani perirono, apparve il pericolo di una perdita irreparabile del Corano affidato a mezzi così precari, ed allora un certo Zaid, che era già stato amanuense di Maometto, ebbe l’incarico di curare un’edizione completa del Corano, che poi fu affidato alla custodia della vedova del profeta, Hafshah, figlia di Abu Bakr. Per eliminare divergenze sorte nelle successive copie del Corano, lo stesso Zaid nel 650 fu incaricato di riformulare il testo definitivo, che è quello ancora in uso attualmente. La struttura di questo libro straordinario è assolutamente caotica. Il criterio generale per ordinarlo è stato grosso modo quello di mettere i capitoli, detti sure, in ordine secondo il numero decrescente dei versetti, cioè prima i più lunghi e dopo i più corti. Quest’ordine, di fatto, è quasi l’inverso dell’ordine storico delle rivelazioni, delle quali le più antiche sono raccolte in sure brevi ed ispide, mentre le più tardive sono redatte in sure più lunghe, con versetti meno poetici e più discorsivi. Inoltre, brani riferentesi alla stessa rivelazione non sono tutti contenuti nella stessa sura, ma sono frammentati casualmente ad altre per ragioni di assonanza. Per queste ragioni, l’impresa di ritrovare l’ordine cronologico del Corano è uno dei più impegnativi per i critici che se ne occupano. Tale è dunque la forma esterna di “questo libro singolarissimo, che è creduto diretta parola di Dio, mentre non è che il documento di un successivo divenire religioso e stilistico di un uomo, Maometto, che ha ad esso affidato senza alcuna elaborazione o tentativo di armonia o di sintesi l’espressione delle sue esperienze durante una ventina d’anni; poi è divenuto base della vita e della cultura di intere regioni per un prestigio inatteso che ha portato questo libro in tutto il mondo e ne ha elevato tutte le parti alla dignità di parola eterna e divina, sempre presente allo spirito del mussulmano. Con il Corano la persona di Maometto regna, dietro la cortina del divino, nella comunità”. Il Corano consta di 114 sure. In esse circa 630 versetti contengono norme giuridiche, aggiunte da Maometto man mano che le circostanze storiche le suggerivano, come abbiamo accennato nei paragrafi anteriori; il resto è formato dalle rivelazioni, da accatastate storie di profeti e patriarchi, da allusioni ai fatti della vita del profeta, compresi i pettegolezzi delle sue mogli, dalle vicende della comunità e via dicendo. Oltre al Corano, la comunità mussulmana accetta anche, ma non come direttamente ispirati da Dio alla maniera del Corano ma con l’autorità della tradizione che si fa rimontare fino alla persona del profeta, i libri in cui è raccolta la tradizione (Sunna); la Sunna è raccolta in cinque libri, molto autorevoli. Sul Corano e sulla Sunna si imposta tutta la struttura giuridica delle società civili mussulmane, che sono essenzialmente delle teocrazie. È però da notare che queste teocrazie, come la stessa religione coranica, non conosce e non ammette nessuna forma di sacerdozio. Il che è tuttavia illusorio, perché nelle società mussulmane non laicizzate, la stessa autorità civile dirige anche le questioni religiose, secondo la più antica tradizione dei Califfi, anche se attualmente in forma attenuata.

8. - La fede mussulmana consiste nell’accettare questa formula comprensiva: “C’è un solo Dio (Allah); Maometto è il profeta di Dio”. Secondo il Corano [sura 2, 2-3 e altrove] e secondo la tradizione (Sunna), questa fede implica la sincera adesione ai seguenti articoli:

1) In Dio, onnipotente, misericordioso, che creò il cielo e la terra in sei giorni, e creò anche Adamo, che pose nel giardino, dove Satana lo tentò, e Adamo decadde.

2) Negli angeli, esseri intermediari tra Dio e l’uomo. Di alcuni di essi si dice anche il nome, come Gabriele, l’angelo della rivelazione, ed Azrael, l’angelo ribelle. Alcuni angeli portano il trono di Dio, altri gli stanno attorno e lo lodano continuamente, altri sono i suoi messaggeri, altri sono custodi degli uomini e altri custodi dell’inferno. Oltre agli angeli, ci sono anche i Jinn, specie di folletti, maschi e femmine, reminiscenza dell’antico paganesimo, creature del fuoco, esseri intermedi tra gli angeli e l’uomo, alcuni credenti e altri infedeli, alcuni benigni e altri maligni, specialmente una certa Jinn femmina che è piuttosto perversa. Il diavolo è talvolta descritto come un angelo, tal’altra come un Jinn. Egli fu espulso per aver rifiutato di prostrarsi davanti ad Adamo.

3) Nei libri ispirati, e precisamente nel libro definitivo, il Corano.

4) Nei profeti. Si è già detto della dottrina, tipicamente mussulmana, benché di lontana origine gnostica, sulle rivelazioni successive attraverso diversi profeti, Abramo, Mosè, Gesù, Maometto. La rivelazione che fu data a Maometto è quella definitiva.

5) Nel giorno del giudizio, atteso con angoscia o terrore. Il giudizio è fatto sulla fede e sulle opere o pratiche religiose. “Dio introdurrà quelli che hanno creduto in giardini sotto i quali scorreranno i fiumi, mentre quelli che non avranno creduto godranno della vita presente e mangeranno come mangiano i bruti e il fuoco sarà la dimora per essi” [sura 43, 13]. “Coloro che credono e praticano le opere buone avranno per dimora dei giardini sotto i quali scorrono i fiumi... inoltre avranno ivi delle spose immacolate (le vergini Huri) e là dimoreranno eternamente” [sura 2, 23; sura 56, 1ss].

6) Nella predestinazione di Dio per il bene e per il male [sura 2, 4ss]. È il fatalismo mussulmano, per il quale ogni cosa, anche nel mondo umano, avviene non per libera scelta delle creature e in particolare non per libera scelta degli uomini, ma perché è maktub, cioè perché è scritto. L’Islam rifiuta una vera libertà agli uomini, i quali o sono “ben diretti, quelli con cui Dio non è adirato”, oppure “sono mal diretti”, sempre da Dio padrone assoluto e indiscutibile di ogni cosa. Questa è una delle più gravi implicazioni di questa religione, che l’Islam tenta di ammorbidire con alcuni processi automatici per assicurare la salvezza, come per i caduti nella guerra santa e in generale col “privilegio arabo” per cui gli arabi credenti sembrano predestinati alla salvezza. Questo è l’Islam, accettazione totale, passiva e senza speranza dei decreti di Dio.

9. - Le pratiche religiose dell’Islam sono le seguenti:

1) Recitare la formula di fede almeno una volta in vita.

2) Adorare Dio cinque volte al giorno [sura 30, 16-17], con giaculatorie e recitando la sura I, e con prostrazioni col viso rivolto alla Mecca. Si usa anche la ripetizione dei nomi di Dio, come nei rituali dei dervisci che conoscono novantanove di tali nomi.

3) Digiunare nel mese di Ramadan [sura 2, 179-181], mese nel quale fu rivelato il Corano dal settimo cielo a Gabriele. È un digiuno totale dall’alba al tramonto, per cibi e bevande, durante un mese, addolcito in circostanze di grave necessità.

4) Fare l’elemosina, sia quella rituale consistente in un decimo dei propri guadagni, come quella volontaria.

5) Fare il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta in vita, con tutto il complicato rituale ivi annesso.

10. - Il problema della credibilità dell’Islam si riconduce tanto alla credibilità di Maometto quanto al carattere ibrido dello stesso Islam, sempre in bilico tra giudaismo e cristianesimo e qualcosa di diverso, immesso appunto da Maometto come rivelazione fatta a lui personalmente. Dal punto di vista dell’etica comune (dalla quale tuttavia Maometto si fece dichiarare esente per privilegio dettatogli da Dio stesso, a quanto Maometto stesso afferma), il profeta Maometto è piuttosto discutibile, anche ammettendo la sua buona fede all’epoca delle sue prime rivelazioni. Ma nel seguito, troppe cose sembrano più frutto di abilità, di furberia e di gioco politico, che di ciò che pensiamo spirito religioso, preoccupato dei grandi problemi religiosi dell’umanità. Oltre a ciò, l’eccessiva voluttuosità del profeta molto sensibile alle donne, la sua crudeltà come nell’eccidio di Medina, lo spirito guerresco da lui impresso alla sua religione, lo stesso fatto che questa religione, anche quando diventa un fenomeno multinazionale, porta sempre con sé il privilegio arabo per cui è sempre una religione nazionale, lasciano piuttosto perplessi nel riconoscere un’origine divina a questo fenomeno storico, anche se molti avvenimenti connessi con l’espansione e la struttura dell’Islam sembrano dovuti alla barbarie dell’ambiente e alla tradizione di vendette in cui tutto ciò si è formato. Per quanto poi riguarda il carattere ibrido dell’Islam cui si è accennato prima, ramane il fatto che è difficile accettare come rivelato da Dio il cumulo di grossolani errori e di deformazioni della Bibbia ebraica e dei Vangeli cristiani su cui ci siamo soffermati nei primi paragrafi di questo capitolo. Ed un’ultima, gravissima, riserva va fatta sulla credibilità dell’Islam. L’assoluta predeterminazione di Dio per tutte le opere umane, per il bene e per il male, è incompatibile con la libertà dell’uomo. Ed un uomo senza libertà non ha bisogno di religione, tanto meno dell’Islam.

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