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Il Regno dell’Anticristo - 1

Autore:
Morganti, Adolfo
Fonte:
www.grisrimini.org
Neospiritualismo e libertinismo di massa. Un po' di storia

Devo ringraziare gli organizzatori di questo Convegno in quanto, soprattutto in un contesto come quello universitario, è raro constatare il coraggio culturale sufficiente per affrontare problemi di grande attualità come quelli che qui, oggi, vogliamo focalizzare.
Mio compito è quello di aprire alcune luci sul rapporto tra il neospiritualismo contemporaneo e l'erede egemone del fallimento di tutte le ideologie novecentesche, l'unica ideologia che oggi appare dominare diffusamente e in maniera globale sull'occidente "sazio e disperato" (S.E. Mons. Giacomo Biffi): il libertinismo di massa.

Il Neospiritualismo
In primo luogo, una premessa: il diffondersi delle esperienze settarie e neospiritualiste nei nostri tempi, appare sia come un sintomo che come un rinforzo di una diffusa nevrosi religiosa collettiva, nata dalla repressione e dalla conseguente deformazione del bisogno religioso all'interno della cultura occidentale: una dinamica di repressione e parodizzazione che definisce come una caratteristica strutturale ineliminabile la modernità e la sua cultura. E per dare maggior corpo a questa premessa, vi invito a compiere un breve viaggio all'interno dello sviluppo di questa nostra cultura "moderna" che fortunatamente volge al tramonto: vedremo in sintesi (e mi scuso in anticipo per il grado di approssimazione che ciò forzatamente comporterà, e in questo senso l'apparato bibliografico citato in nota potrà servire per utili approfondimenti) le tappe fondamentali di questo processo di repressione ideologica dell'esperienza religiosa in Europa, un processo che ha avuto ovviamente delle tappe: dalla confusione, al riduzionismo, alla repressione dichiarata. Un percorso che occupa tutta la parabola della cultura occidentale degli ultimi cinque secoli, dalla cosiddetta "Riforma protestante" agli inizi del terzo millennio.

1. Breve storia della repressione occidentale del bisogno religioso.
Le prime tappe di un diffuso snaturamento del bisogno religioso all'interno della cultura europea possono essere colte nel clima che ha condotto allo Scisma protestante e, soprattutto, all'interno della cultura riformata stessa.
Sono a tutti noti i capisaldi teologici della critica luterana al cattolicesimo, e le ragioni che dettero corpo – o fornirono il pretesto – per quell'attacco cruciale all'unità cristiana occidentale che fu lo Scisma. Ma per quanto concerne il nostro argomento, basterà limitarsi a due conseguenze simmetriche dell'errore antropologico fondamentale generato della reinterpretazione protestante dell'esperienza religiosa cristiana, fondata sul "libero esame" delle Scritture e sul rapporto personale diretto tra il singolo e Dio, senza mediazione istituzionale alcuna: la confusione tra lo psichico e lo spirituale. Per quanto concerne quest'ultimo punto, forse il meno noto dell'edificio teorico luterano, basterà ricordare come Martin Lutero, nella sua polemica con Erasmo, semplifica drasticamente e illegittimamente la concezione tripartita dell'uomo esposta chiaramente da San Paolo, attribuendone l'invenzione addirittura ad Origene:
"Io conosco bene la favola di Origene sulla triplice 'affezione' dell'uomo: quella carnale, quella dell'anima e quella spirituale, in cui l'anima tiene un posto intermedio tra carne e spirito e può rivolgersi verso l'una o verso l'altro. Ma sono dei sogni; egli li dice, ma non li prova affatto. Paolo chiama carne tutto ciò che è senza spirito, come abbiamo mostrato" [1].
Aldilà di ogni considerazione sull'attendibilità di una siffatta "dimostrazione", ci preme qui constatare che questa confusione generò rapidamente alcune conseguenze cruciali, riscontrabili negli anni stessi dell'affermazione del protestantesimo luterano: cancellare ogni distinzione tra l'anima e lo spirito ha comportato l'identificare come parte "vile" dell'uomo il corpo, e come parte "elevata" l'anima (un'anima che in tal modo veniva a comprendere in maniera forzatamente indifferenziata l'emozionalità, la ragione, la volontà, l'esperienza mistica, l'intuizione intellettuale); in breve, una esiziale sacralizzazione della psiche umana, delle sue sensazioni e dei suoi strumenti d'indagine e manipolazione del reale. Parallelamente, il rifiuto della mediazione istituzionale della Chiesa provocò la riduzione dell'orizzonte del Sacro all'individuo, svuotandone radicalmente la natura comunitaria, slegando la persona concreta da ogni limite ad esso esterno che in maniera chiara gli indicasse eventuali errori e ponendo quindi le basi teoretiche per il "fai da te" del supermarket del sacro contemporaneo.
Sacralizzazione delle sensazioni personali e individualismo religioso: si tratta di due aspetti fondamentali all'interno di ogni esperienza neospiritualistica,, anche e soprattutto contemporanea, che proprio dalla spaccatura protestante traggono origine storica e legittimazione ermeneutica. In questa chiave possono essere letti e compresi i complessi rapporti tra il moralismo protestante e le ricorrenti esplosioni di millenarismo e di psicopatologie parareligiose a sfondo paranoide che lo vedono coinvolto [2].

3. Il razionalismo e l'Illuminismo (XVII-XIX sec.)
Dopo il primo passo all'interno dell'antropologia luterana, il secondo ci conduce direttamente all'interno del clima culturale e spirituale che maggiormente ha connotato fin dagli albori la modernità: la stagione della sconfinata fiducia nella ragione umana, dal razionalismo cartesiano (XVII secolo) al pleroma dell'illuminismo settecentesco e del positivismo ottocentesco; un passaggio d'altronde più che legittimo, considerando che senza la divinizzazione della psiche umana conseguente al riduzionismo antropologico luterano difficilmente si sarebbe potuto concepire un razionalismo come quello seicentesco, che aprioristicamente "deifica" una specifica parte della psiche – appunto la ragione – in quanto, secondo lo stesso Cartesio, essa sarebbe la parte eminente dell'uomo: "la cosa più nobile in noi, che in qualche modo ci fa simili a Dio" [3]. Ed è a tutti noto che a partire dal XVII secolo si diffuse in tutt'Europa in modo crescente una concezione dell'uomo (e della società) siffatta, che ebbe nella grande rivoluzione del 1789 la sua concretizzazione politica, ed ancor oggi è largamente diffusa. Quello che è meno noto, soprattutto al largo pubblico, è che parallelamente a questa ventata di razionalismo diurno, sempre più palesemente anti-cattolico man mano che divenne più solido e certo della propria egemonia socio-culturale e attivamente impegnato soprattutto durante il XVIII secolo in una serrata e caustica critica demolitoria dell'esperienza religiosa dell'umanità in generale e del cristianesimo in particolare (basterà qui ricordare il nome di Voltaire), si scatenò una vera e propria ondata di pseudosacralità notturna, condividente spesso gli stessi protagonisti: pochi rammentano ad esempio che proprio il Voltaire dell' "écrasez l'infame" scagliato contro la Chiesa cattolica e dell'Encyclopédie, il campione di razionalismo, pietì per tutta la vita l'ingresso in Massoneria, setta campione nella reinvenzione di ritualità sincretiche, barocche e farraginose, cui ebbe l'onore di essere ammesso solo poco prima della morte [4].
In realtà i due secoli del razionalismo trionfante furono anche, e proprio per questo, tempo di grande diffusione di ogni genere di spiritualismo. Dagli interessi occultistici di Cartesio agli scritti alchemici di Newton al "mesmerismo" che impazzava nelle corti di tutta Europa con la sua ambigua mistica del "magnetismo", alle mode culturali quali il "rosicrucianesimo" e il nascente neopaganesimo, fosse esso egittizzante o celtizzante, per finire con la nascita della Massoneria nei primi anni del XVIII secolo, la storia delle idee del periodo ci ha fatto conoscere anche nei dettagli i complessi connotati di questa apparente schizofrenia, in realtà frutto necessitato di un errore antropologico pervicacemente ricandidato e difeso; e non a caso in questi secoli prendono forma i grandi filoni del settarismo moderno e contemporaneo, ancor oggi attivi e vitali: massoneria, neopaganesimo, magismo. Del pari, non a caso qui si fissa un connotato essenziale del neospiritualismo contemporaneo: la fissazione per la "tecnica", per la ricerca dello strumento con cui possa divenire possibile evitare le ovvie conseguenze della propria limitata condizione umana: una sintesi di gnosticismo di ritorno (e largamente impoverito e secolarizzato) e di incipiente culto della tecnologia, sintesi che d'altronde è ben lungi dall'esser superata. Per concludere con una acuta annotazione del grande storico delle religioni romeno Mircea Eliade il sacro, rimosso dalla cultura razionalista allora egemone non si cancellò perché non poteva scomparire, ma proprio in quanto rimosso si scavò una strada "selvaggia" e si ribaltò in parodia: appunto, in magismo ed occultismo.
In conclusione: aldilà delle apparenze, i secoli dell'avvento della modernità sono il tempo in cui si afferma fino a divenire fenomeno di massa la ricerca di una religiosità a-cristiana: per usare una formula semplice, possiamo dire che è il tempo de "Il sacro sì, Cristo no". Per noi oggi, usciti da pochi anni dal naufragio politico dell'ateismo di stato, questo pone alcune domande interessanti. Spesso oggi si parla di "morte delle ideologie": ma siamo proprio certi che non ve ne siano più? O piuttosto, non stiamo assistendo all'egemonia di un'unica ideologia, che ha nel suo genoma il culto dell'individuo e la negazione di ogni Verità oggettiva, e che nel "supermarket delle religioni" mostra il proprio lato "spirituale"? Non può stupirci più di tanto che una siffatta ideologia si sia rivelata durante tutto il percorso storico della modernità, e si riveli ancora, l'utero fecondo di ogni neospiritualismo, che si regge essenzialmente proprio sulla negazione dell'esistenza di una Verità oggettiva e non dipendente dalla volontà dell'uomo, e che lo pone di fronte ad un limite costitutivo insuperabile.

4. Uno sguardo all'oggi: tempi e modi del settarismo contemporaneo.
Ben sappiamo come la storia della nostra cultura europea sia sempre stata accompagnata da fenomeni neospiritualistici e settari; tuttavia la distribuzione temporale di queste esperienze appare connotata da un andamento ciclico, come un fiume carsico che periodicamente riemerge con maggior virulenza, per poi inabissarsi, ed è sintomatico notare come questi periodi di alluvione pseudoreligioso coincidano con periodi di profonda crisi sociale, culturale e spirituale: la crisi dell'Impero romano, la fine del Medioevo, l'illuminismo. Nella seconda metà del Novecento abbiamo nuovamente avuto in Europa un periodo di grande effervescenza, di rinnovata diffusione del neospiritualismo, con modalità e percorsi particolari che per noi è importante conoscere meglio.
Una prima annotazione riguarda la struttura delle nuove esperienze neospiritualiste sorte in questo recentissimo periodo: a differenza delle sette "classiche", di tipica costituzione ottocentesca, queste non sono più organizzate a palese imitazione di una struttura ecclesiale (come è il caso, ad esempio, dei Testimoni di Geova), ma si presentano sempre più come fenomeni di confine, volutamente ambigui nelle tesi e destrutturati. Bastino qui due esempi:

4.1 I cosiddetti Movimenti del Potenziale umano, in precario e strumentale equilibrio tra scienze umane e neospiritualismo.
4.2 Il caso più tipico di neospiritualismo contemporaneo, il New Age. Esso giustamente è stato definito non come una setta ma come un network, una rete di movimenti e strutture neospiritualiste autonomi ma interdipendenti ed accomunati da una medesima visione del mondo: per intenderci, come accade all'interno di un'altra icona della tarda modernità, internet.
Può essere utile dare alcune coordinate attorno al percorso che questa nuova ondata di movimenti neospiritualisti ha compiuto per giungere fino a noi. Non a caso nascono entrambi negli Stati Uniti d'America, che rappresentano oggi il luogo fisico in cui la riduzione dell'esistenza (e quindi anche dell'esperienza religiosa) a mercato raggiunge il massimo sviluppo per noi concepibile. Negli USA degli anni '50, quando iniziò a farsi sentire la crisi innescata dalla fine del boom economico causato dalla seconda guerra mondiale e dalla successiva ricostruzione, la ricerca di alternative esistenziali al cupo moralismo dominante (il cosiddetto maccartismo) produsse un'esplosione di movimenti soprattutto giovanili ispirati ad una drastica negazione dell'ordine esistente, immediatamente aperti verso la ricerca di orizzonti religiosi "altri": ricordiamo la beat generation e il movimento hippy. La mancanza di punti di riferimento positivi sia da un punto di vista storico-culturale che spirituale nella loro (ovviamente più che giustificata) critica alla società "dei consumi" statunitense fece scivolare un'intera generazione di alternativi statunitensi verso forme di "ricerca spirituale" selvagge che rapidamente rifluirono verso il neospiritualismo, un orientalismo superficiale e modaiolo, l'utilizzo di droghe a scopi "mistici". Non a caso queste esperienze giunsero in Europa sull'onda lunga della cultura sessantottina, in un percorso geografico che attraverso l'Inghilterra (autentico ponte culturale e spirituale verso l'oltreoceano) passò prima di tutto nei territori continentali di tradizione protestante (come l'Olanda, a tutt'oggi uno dei paesi europei più "tolleranti" con le sette di ogni genere e tipo, così come verso le droghe), per poi giungere negli anni '70 – dopo il famoso "crollo delle ideologie" e il "riflusso" - in Italia, dopo il 1989 nei paesi ex-comunisti e negli ultimissimi anni in aree europee particolari come la Grecia, o all'Europa immediatamente contigue come Israele. In sintesi, la diffusione del neospiritualismo contemporaneo sembra seguire esattamente il percorso del colonialismo culturale made in USA, di cui appare essere un aspetto di non minore importanza.
Per quanto concerne l'ideologia diffusa che accomuna queste diverse esperienze neospiritualiste, essa appare immediatamente in chiara connessione con le radici storiche che abbiamo già cercato di chiarire. Termini come "il supermarket delle religioni" hanno avuto il pregio di definire in termini semplici ed immediatamente comprensibili a tutti il mélange di individualismo, relativismo, gnosticismo secolarizzato, volontà di potenza che connota i confini del neospiritualismo contemporaneo.

Note

[1] De servo arbitrio, p. 308-309 ed. a c. di D. de Rougemont, Paris-Geneve 1936, cit. in H. de Lubac, Mistica e mistero cristiano, Milano 1979 p. 97. In generale, sul tema vedi il mio “De Anima et Spiritu. Itinerario nella confusione contemporanea”, in I Quaderni di Avallon, n°29-1992, pp. 7 e segg,
[2] Cfr. A. Morganti, De Anima…, art. cit., pp. 15 e segg.
[3] Sul tema, vedi il mio “La concezione dell’uomo nella psicologia contemporanea”, ne I Quaderni di Avallon n°7/1985, pp. 95 e segg.
[4] Cfr. R. Cammilleri, I mostri della ragione, Milano 1993.

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