Aborto: Chi ha paura della vita?
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Stiamo vivendo un paradosso, la legge 194 del 22 maggio 1978 stabilisce:
"Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza.
1. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite."
Di fatto, la parte che riguarda le iniziative necessarie ad evitare che l'aborto sia usato come metodo contraccettivo, spesso sono state disattese. Ne sono una prova il numero di aborti praticati in un anno e il fatto che ci siano donne che ricorrono all'aborto due o tre volte nella loro vita.
Dice inoltre la legge:
2. I consultori familiari(…), assistono la donna in stato di gravidanza:
a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;
b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante;
c) attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a);
d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza. I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.
La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori."
La legge può essere condivisa o no, ma va riconosciuto che nei suoi pronunciamenti prevede il tentativo di tutela della vita, dice infatti "…d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza".
Eppure, quante volte abbiamo sentito raccontare dalle donne storie di aborti che si sarebbero potuti evitare, storie di solitudini che hanno fatto vedere nell'aborto, "l'unica soluzione possibile"?
Quante donne sono ricorse all'aborto perché avevano già dei figli piccoli e nessun aiuto che potesse consentire loro di affrontare una nuova maternità, o sono ricorse all'aborto perché senza lavoro o perché temevano di perderlo a causa di una gravidanza?
La legge prevede che si possano aiutare le donne a "superare le cause" che potrebbero indurre all'aborto, però spesso, nei consultori ci si è concentrati più su altre parti della legge, disattendendo l'applicazione di questa parte della legge.
Allora mi chiedo, che male c'è se qualcuno a distanza di ventisette anni esaminando la legge, chiede che venga applicata nella sua totalità?
Perché gridare al pericolo che si voglia abolire la Legge 194?
Al contrario, si vuole applicare nella sua interezza.
Che male c'è in tutto questo?
Se una donna è costretta ad abortire per ragioni economiche, trova in un consultorio qualcuno disposto ad ascoltarla, a farle compagnia, a fornirle quel supporto che manca, ad aiutarla a trovare una soluzione ai problemi economici o di lavoro, quella donna non sarà più costretta a ricorrere a quella che appariva l'unica soluzione possibile?
Che male c'è richiedo?
Chi ha paura della vita?
Si sono dette un sacco di falsità, si è gridato all'ingerenza della Chiesa, ma i fatti dicono altro.
Il papa ha dedicato sette righe, dicasi s e t t e, nei saluti finali al termine dell'udienza generale:
«Il mio pensiero va ora a voi, cari delegati del Movimento per la Vita, che ringrazio per la vostra coraggiosa attività trentennale volta a promuovere e difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni persona umana dal suo concepimento alla sua morte naturale». «Impegnandovi a prevenire l'aborto volontario, con un'attenta azione di supporto per le donne e le famiglie – ha aggiunto il Pontefice – voi collaborate a scrivere pagine di speranza per il futuro dell'umanità, proclamando in maniera concreta il "Vangelo della Vita"».
Non la chiamerei ingerenza nella vita politica del paese, non si parla nemmeno della condanna dell'aborto che pure la chiesa considera come la soppressione di un essere umano.
Di fatto il Papa ha incoraggiato chi fa prevenzione, chi si adopera da trent'anni in difesa della vita, aiutando e sostenendo le donne così come la legge prevede.
Mi pare del tutto inutile gridare allo scandalo, chi ha paura della vita? Chi ha interesse che nei consultori si faccia solo "contraccezione e aborto"?
La legge va applicata e va garantita la possibilità che si possano rimuovere le cause che portano all'aborto. Ne guadagnerà oltre al bambino che verrà al mondo, la madre e la società intera. Vi siete mai chiesti quale speranza comunica una società come la nostra dove in un Paese come l'Italia ogni anno milioni di vite non vengono date alla luce?
Parliamo d'accoglienza e tolleranza per gli immigrati, ma i dati dicono che nel nostro paese gli aborti sono cresciuti nel 2004 rispetto al 2003 del 3,4% proprio grazie al ricorso all'aborto delle donne immigrate nel nostro Paese, allora l'accoglienza passa per una solidarietà che non deve essere negata, nessuno mette in discussione la Legge 194, ma applichiamola bene, se si salvasse anche una sola vita ne sarebbe valsa la pena.
136.715 aborti volontari nel 2004 soprattutto nell'Italia centrale e settentrionale, laddove maggiore è la presenza di una popolazione immigrata, il dato mi pare debba far riflettere.