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Ru486 - la pillola killer uccide la coscienza

Fonte:
CulturaCattolica.it
Ci vuole un'educazione. Che non è educazione sessuale. E' educazione ad essere donna fino in fondo. E' educazione a prendere coscienza della propria grandezza e quindi anche della propria responsabilità.

Penso di non avervi mai raccontato della mia studente che chiamerò S. Una bella diciassettenne, simpatica ed estroversa. Benestante, atletica e piuttosto libera e disinvolta nei rapporti sentimentali. Una di quelle che hanno il miele addosso. Bene, un pomeriggio (si stava a scuola per un’attività sportiva) mi si presenta in lacrime insieme ad una sua compagna di classe. Vengo a sapere quello che è successo e, per la prima volta nella mia vita, rimango sconvolto. La ragazza viene dal consultorio dove è stata con la sua amica (maggiorenne). Quest’ultima ha raccontato di avere avuto rapporti sessuali “non protetti” col suo ragazzo (in pratica è proprio quello che è capitato ad S.) ed ha paura di essere rimasta incinta. Chiede la pillola del giorno dopo. Il medico capisce il giochetto, ma il risultato non cambia: basta una pillola! S. la prende e l’ingoia. Mezz’ora dopo le lacrime, al pensiero che forse ha abortito.

Vicenda scioccante per vari motivi: la facilità con cui il consultorio si trasforma in un distributore automatico di pillole (per giunta a minorenni); la facilità con cui una ragazza può abortire, senza che nessuno (e in primis la famiglia) sappia niente; la disinvoltura con cui si somministrano alle ragazzine delle bombe chimiche che qualche effetto devastante all’interno di quei corpi devono pure avere (al di là della devastazione della vita umana di un potenziale figlio); l’atto stesso di S., ragazza informatissima su metodi contraccettivi e quant’altro, anche per aver più volte frequentato corsi specifici istituiti a scuola.

Se accadono fatti del genere (e accadono, credo, molto frequentemente), il Ministro Storace non ha tutti i torti a fare una bella inchiesta sull’applicazione della legge 194. E’ paradossale: non avremmo mai creduto di dover difendere la 194, la legge che ha legalizzato l’omicidio e che ha causato la morte di milioni di esseri umani. Ma è l’unico modo per impedire che si vada ancora oltre, come si sta cercando di fare con la Ru486.

Guia Soncini, nel suo lungo articolo su Il Foglio, da brava femminista irriducibile cerca di difendere l’indifendibile e nel far questo riesce solo a mettere a nudo tutta la povertà della sua ideologia. Crede ancora che in casi come quelli di S. basti “insegnare un paio di banalità sulla contraccezione”. Il problema è che quelle due banalità sono state ampiamente insegnate, che i pericoli sono stati abbondantemente presentati, che alle ragazze sono state già raccomandate le necessarie “precauzioni”. Ma tutto questo, evidentemente, non serve. E non stiamo parlando di extracomunitarie analfabete.

“Poi c’è la questione – scrive la Soncini – del “sostituirsi a Dio” e “chi sei tu per scegliere di dare la vita e la morte?”… Provo a rispondere: sono una che può dare la vita, e anche decidere di non darla. Spiacente, è una discussione impari. Magari nella prossima vita sei fortunato, nasci con un utero, ma per ora non puoi praticare nessuna delle due opzioni”.

Dalle parole, gravi perché disinvolte e ciniche, della Soncini e dalla vicenda di S. emerge il problema vero: manca un’educazione. Ci vuole un’educazione. Che non è educazione sessuale. E’ educazione ad essere donna fino in fondo. E’ educazione a prendere coscienza della propria grandezza e quindi anche della propria responsabilità. E’ educazione all’importanza del proprio corpo, delle possibilità del proprio corpo. E’ educazione alla cultura della vita, e insieme alla serietà della vita, al compito che ognuno di noi ha e deve portare avanti. I nostri atti non sono indifferenti. Prendere una pillola abortiva non è come prendere un Moment.

E concludo con un accenno alla Ru486. La Soncini si chiede come mai tutta questa lotta contro questa pillola e ipotizza “che non sia perché si sta con la salute delle donne invece che con la lobby dei medici”, che sia piuttosto un problema di “se devi abortire, che almeno la cosa ti sia di qualche peso, niente vie brevi e niente anestesia generale, ché devi stare ben sveglia e renderti conto della porcata che stai facendo”. Argomento d’impatto, ma cretino fino in fondo. Il problema non è far soffrire di meno la donna (cosa, poi, tutta da dimostrare nel caso specifico). Il problema è quello di educare la coscienza.

La Ru486 è male non tanto perché uccide più facilmente un essere umano, quanto piuttosto perché uccide la coscienza. La pillola abortiva diventa un Moment, un “farmaco” da “sperimentare”. Siamo alle vette massime della mistificazione. Siamo alla banalità del male.

Se non si capisce questo, vuol dire che la devastazione della coscienza è un fenomeno più diffuso di quanto si possa immaginare.

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