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Divieto di clonazione riproduttiva: proposta all'assemblea generale dell'ONU

Fonte:
Osservatore Romano ©



Durante la calda estate che sta per finire, tra le varie "tempeste mediatiche" suscitate dai fatti di cronaca e dagli eventi di rilevanza mondiale, c'è stata quella prodotta dalla proposta clamorosa, amplificata da una riunione speciale dell'Accademia delle Scienze USA, circa la possibilità di procedere alla clonazione riproduttiva nell'ambito delle tecnologie di procreazione assistita.
L'ipotesi prevede di utilizzare la tecnica della clonazione per dare un figlio a chi non potrebbe averlo diversamente; si tratterebbe di un figlio somaticamente identico al donatore del patrimonio genetico, ottenuto prelevando il nucleo di una qualsiasi cellula somatica. La tecnica di fecondazione prevede che il nucleo della cellula somatica, portatore del codice genetico e dei caratteri ereditari nonché delle caratteristiche somatiche, vada inserito in un ovulo denucleizzato, cioè privo del codice genetico materno; questo ovulo contribuirebbe semplicemente con il citoplasma (e i mitocondri presenti in esso) allo sviluppo dell'embrione donato. L'Impianto successivo in un utero sarebbe sempre necessario per una gestazione materna.
Dal punto di vista dei caratteri genetici e somatici questo figlio sarebbe da "genitore unico", quello che è il fornitore del nucleo di una cellula, e questi potrebbe essere uomo o donna indifferentemente; ma, come abbiamo spiegato, un contributo materno sia pure in senso riduttivo non genetico - sarebbe sempre necessario per fornire l'ovulo denucleizzato e per l'impianto in utero. Questi due contributi "materni" potrebbero provenire da due donne diverse e ci sarebbero allora due "maternità ridotte" entrambi ininfluenti sui caratteri somatici ereditari del figlio.
Si comprende come la notizia, accompagnata dall'annuncio di possibili non ben precisate procedure innovative rispetto al modello sopra descritto, abbia colpito il mondo nella prima settimana di agosto ed abbia continuato a mantenere l'allarme durante le settimane successive.
Per fortuna, accanto alle manifestate decise volontà di voler arrivare all'attuazione di tale disegno, si sono subito levate voci autorevoli di scienziati di primo piano, tra i quali l'inventore stesso della clonazione della pecora "Dolly", per prospettare i fallimenti sperimentali e i rischi per la progenie (eventualità di malformazioni) e nella discendenza, sicché i pareri contrari sono rimasti per ora prevalenti.
La contrarietà dal punto di vista etico nasce da molte e gravi ragioni ulteriori e non solo dai rischi di malformazione o di perdita di embrioni per i prevedibili insuccessi della tecnica. Si tratta della generazione di un figlio fuori di quell'atto di donazione di amore personale che realizza la paternità tramite la maternità e viceversa; si tratta di un concepimento asessuale e agamico (manca il congiungimento sia delle persone sia dei gameti); si tratta di imporre per scelta dei committenti una corporeità predeterminata e conformata a immagine e somiglianza del donatore con un atto di dominio che offende e schiavizza il figlio; si tratta di considerare il figlio più come oggetto e come un prodotto di proprio gusto e a propria somiglianza, invece che come un essere umano unico al mondo e di pari dignità con chi lo genera.
Si può ben comprendere come tale progetto abbia continuato a mantenere un clima di incertezza, come se da un giorno all'altro, qualcuno, pur diffidato dagli esperti, per smania di fama o per illusorio senso umanistico verso la coppia sterile, o per sete di potere e di denaro, possa decidersi al passo senza ritorno, al "folle volo" della tecnologia per varcare, in senso etico, i limiti dell'umano e con effetti imprevedibili sulle generazioni.
Abbiamo la riprova dell'esistenza di questo timore, non ingiustificato, nel fatto che sul piano internazionale è stata inviata da parte dei titolari delle Missioni Permanenti della Germania e della Francia una richiesta, in data 7 agosto, diretta al Segretario delle Nazioni Unite, perché sia iscritto all'ordine del giorno della 56a Assemblea Generale delle Nazioni Unite il progetto di una "Convenzione Internazionale contro la clonazione degli esseri umani a fini riproduttivi" e, a tale scopo, si chiede di affidarne la preparazione alla sesta Commissione dell'Assemblea Generale.
Nell'ordine cronologico viene proposto che la 56a Assemblea Generale adotti una risoluzione che stabilisca la volontà di procedere alla preparazione di questo strumento legislativo vincolante e si identifichi anche un Comitato preparatorio in seno alla sesta Commissione con l'obbligo di procedere anche ad una ampia consultazione dei Rappresentati dei Paesi Membri, di Organismi afferenti alla protezione dei diritti umani, all'UNESCO ed anche di esperti qualificati.
L'intento è di stabilire una reale sicurezza internazionale su questo punto, con uno strumento giuridico adeguato e con il più ampio consenso.
Non si può non condividere questo obiettivo: possiamo affermare infatti che il tipo di rischio è dell'ordine massimo di grandezza, come quando si trattò di interdire gli esperimenti atomici o le armi chimiche e biologiche.
Siamo nell'ambito di quelle possibilità della scienza e della tecnologia che possono ritorcersi contro l'uomo, e siamo nella minaccia di un'aggressione alla vita umana che, oltretutto, rende l'uomo un prodotto di laboratorio ed uno schiavo di chi lo programma e lo realizza.
Impegnare l'ONU e impegnare i governi del mondo intero con uno strumento giuridico di massima validità è più che giustificato.
Questo obiettivo rappresenterebbe nell'ordine etico e giuridico internazionale un primo passo, necessario, capace di dare il rilievo che merita alla situazione nuova per la nostra epoca nella quale il diritto internazionale è chiamato a difendere la vita umana e le generazioni future dai possibili abusi della scienza e della tecnologia. La scienza rappresenta uno dei fattori più grandi del progresso e, nello stesso tempo, uno dei poteri di cui si può abusare con imprevedibili effetti negativi.
La scienza, che nasce da un impegno nobile dell'intelletto umano, proprio per la sua dignità e per i benefici che ha apportato e può apportare all'umanità, deve essere mantenuta libera, con collaborazione degli scienziati stessi, ma anche con l'apporto dell'autorità responsabile, da ogni abuso e da ogni sottomissione agli interessi di chiunque. Rimane il fatto che, una volta bloccata questa deriva sul fronte della procreazione, rimane da fare un secondo passo quello di evitare anche la clonazione c.d. terapeutica, finalizzata cioè a produrre embrioni umani come fornitori di cellule specializzate, staminali, embrioni da sopprimere e utilizzare nelle terapie di alcune malattie di tessuti e organi nell'adulto (Parkinsons, Alzheimer). Questa strumentalizzazione dell'essere umano, voluta da alcuni ambienti scientifici e industriali, soprattutto nel Regno Unito, recentemente frenata dalle disposizioni del Presidente Bush per quanto riguarda gli USA, spinta da sottesi interessi economici, conserva tutta la sua ripugnanza etica, e oltretutto è stata sul piano scientifico dichiarata non necessaria ai fini terapeutici per l'efficacia comprovata dall'uso di cellule staminali rintracciabili nel corpo dell'adulto (dal cordone ombelicale e da altri distretti dell'organismo).
Si può pensare che la difesa dell'uomo possa trovare sul piano etico ostacoli tali che possono essere rimossi soltanto gradualmente, ma il principio di non sopprimere l'essere umano (perché tale è l'embrione) vale sempre, anche quando ci fosse di mezzo "l'utilità" di alcuni.
"Nel diritto alla vita ogni essere umano innocente è assolutamente uguale a tutti gli altri" (Evangelium vitae, 57).

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