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Unità didattica sulla bioetica 4 - Il vero nemico della scienza: lo scientismo

Autore:
Matrone, Ida
Fonte:
CulturaCattolica.it

Lo scientismo attuale ha una visione mitica e acritica della scienza
Mitica: fede cieca nel progresso, un mito prometeico ingenuo, una fede senza limiti nella tecnologia.
Ad es.: confusione tra il nesso di “correlazione” (concomitanza di certi eventi) e il nesso di “causalità” (causa – effetto) nelle “previsioni” di molti test genetici.
Acritica: per gli scientisti la questione etica non esiste. O meglio essa è dissolta e risolta nella tecnoscienza. Quello che la tecnoscienza permette di fare è buono. E perché è buono? Perché è razionale, perché è frutto della ragione per eccellenza, la ragione scientifica.

La ragione scientifica non esaurisce la ragione
Federigo Enriques (matematico e filosofo italiano – pensatore laico e razionalista): “La ‘scienza per la scienza’ è formula vuota di contenuto sociale. Il sapere può porgere alla volontà solo i mezzi per operare, non i fini; ché è assurdo cercare nella scienza le norme della vita”.

In particolare la biologia ha fatto propria il riduzionismo, ovvero:
dottrina secondo cui il comportamento di ogni sistema fisico è il risultato del comportamento delle sue parti (il tutto è la somma delle parti).

Questo programma riduzionista ha trovato la sua massima espressione nel principio secondo cui “tutto è genetico”, tutto è il risultato di fattori genetici, il futuro del nostro corpo e persino le nostre emozioni e i nostri pensieri sono il mero risultato del comportamento delle molecole costituenti.

Romano Bizzarri: “La genetica è così complessa che oggi non contempla nessuna previsione certa e i test servono semmai a confermare una diagnosi in atto. Chi esemplifica gene uguale malattia commette una sciocchezza assoluta che, oltre ad ingannare milioni di persone, sta facendo arricchire i mercanti di test genetici, venduti in tutto il mondo e adesso persino su Internet. Non esiste il gene del tumore, quello dell’intelligenza o della vecchiaia, ma una complessa interazione ancora tutta da decifrare.”
Noi non siamo soltanto DNA, ma siamo determinati da tante altre cose, come il cibo, i farmaci, le abitudini, ecc.

Questa incapacità dello scientismo di cogliere la complessità del reale ha portato ad un cambiamento nel rapporto tra scienza e tecnica, mettendo sempre più in ombra l’aspetto teorico e conoscitivo per privilegiare l’aspetto pratico e manipolativo.
F. Jacob: “Come le altre scienze della natura, la biologia ha perso oggi molte delle sue illusioni. Essa non cerca più la verità. Essa costruisce la sua. Non si studia più la vita nei nostri laboratori.”

Sempre la scienza è stata il tribunale supremo, il livello superiore di valutazione degli sviluppi tecnici, e nella fase tecnologica ne è stata il motore principale.
Oggi viceversa la tecnologia incorpora conoscenze scientifiche in modo frammentario e strumentale, senza curarsi troppo delle basi teoriche: è la cosiddetta tecnoscienza. Esiste una grande sproporzione (anche in termini di velocità) tra la capacità di ottenere innovazioni tecnologiche attraverso la semplice manipolazione, e la capacità di stabilirne i fondamenti teorici e di controllare le implicazioni di questi sviluppi tecnologici. Ciò è clamorosamente evidente nel campo delle biotecnologie, dove si è in grado di ottenere effetti portentosi sul piano della riproduzione e della manipolazione del vivente, in assenza di profonde conoscenze dei processi in gioco, e quindi ignorando le possibili conseguenze di tali interventi.
La tecnoscienza è sempre più capace di manipolare, senza curarsi troppo degli effetti pratici ed etici di quel che va facendo.
Sarebbe saggio quindi utilizzare anche nella indagine genetica sugli esseri umani, proprio alla luce del poco che si sa e che si è capaci di prevedere, il “principio di precauzione” (a fondamento per es. nella produzione dei farmaci).

Relativismo scientista
Abbandona il criterio di “verità” nella ricerca, asserendo che la scienza è per sua natura relativista, in quanto essa non offrirebbe verità assolute, ma risultati continuamente rivedibili.

Secondo Nicola Cusano esiste uno iato tra le conoscenze limitate e imperfette degli uomini e la verità assoluta, cui esse si avvicinano (come un poligono si approssima al cerchio circoscritto) senza poterla mai raggiungere. Ma l’esistenza di tale verità assoluta è il principio stesso che fonda la conoscenza: da un lato ne abbiamo bisogno, perché essa è la stella polare del processo conoscitivo, dall’altro non possiamo raggiungerla (e quindi siamo sempre in possesso di verità parziali), altrimenti essa parteciperebbe della natura imperfetta della nostra mente e non sarebbe verità assoluta. Secoli di scienza si sono basati su questa visione della conoscenza.
La scienza non può accogliere in sé il relativismo senza distruggere il principio su cui si fonda: l’esistenza di una realtà oggettiva conoscibile.

(Sintesi a cura di Ida Matrone, da Giorgio Israel, Liberarsi dei demoni, Marietti1820, pp.147-207)

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