Il Papa ai suoi preti - 4 - Il creato
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Tra Creazione e Redenzione c’è un legame inscindibile perché la fede nello Spirito Creatore e la fede nello Spirito che Cristo ha fatto discendere dal Padre su di noi sono inseparabilmente congiunte. Creazione e Storia non sono due mondi separati, anche se è vero che con il dono della libertà la storia porta nel mondo l’elemento della colpa, rendendo necessaria una nuova iniziativa, il ricreare dell’amore divino cioè la redenzione. Negli ultimi decenni, purtroppo, la dottrina e quindi la catechesi della creazione nell’educazione cristiana era quasi scomparsa, era quasi impercettibile. Ed ora ci accorgiamo dei danni che ne derivano. L’intera realtà che ci circonda è idea dello Spirito Creatore e Redentore che ha preso forma e parla al nostro spirito dello Spirito di Dio. Perciò il rispetto del creato è un’esigenza della nostra fede: la creazione non ci è stata affidata perché la sfruttassimo, bensì affinché con rispetto la custodissimo e la sviluppassimo come il giardino di Dio, in cui gli uomini possono vivere secondo umanità. Il mistero della rivelazione considera la corruzione della Terra una caratteristica di Satana e dei suoi satelliti cioè dei nemici di Dio e di Cristo (Ap 11,18). Nuovi terribili metodi di distruzione della Terra sono divenuti possibili sotto il segno del materialismo e della negazione dello Spirito Creatore. Consideriamo l’intero creato alla stregua di un prodotto materiale da smontare e rimontare secondo i nostri bisogni - e, persino l’uomo, anch’esso destinato a diventare un prodotto, affinché come un prodotto si possa manipolarlo per i nostri scopi, coltivarlo, sfruttarlo e finanche ucciderlo. Ora ci stiamo rendendo conto dei danni che derivano dalla quasi scomparsa della dottrina della Creazione. Il Redentore è il Creatore e se noi non annunciamo Dio in questa sua totale grandezza - di Creatore e Redentore - togliamo valore anche alla Redenzione. Infatti, se Dio non ha nulla da dire nella Creazione, se viene relegato semplicemente in un ambito della storia, come può realmente comprendere tutta la nostra vita? Come potrà portare veramente la salvezza per l’uomo nella sua interezza e per il mondo nella sua totalità? La più grande “mutazione” mai accaduta cioè la risurrezione, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui sia noi, tutta la famiglia umana, la storia, e sia l’intero universo, tutta la creazione. Ecco perché il rinnovamento della dottrina della Creazione ed una nuova comprensione dell’indiscindibilità di Creazione e Redenzione riveste una grandissima importanza nell’evangelizzazione, nella pastorale, nell’attuale emergenza educativa. Dobbiamo riconoscere nuovamente:Lui è il creator Spiritus, la Ragione che è principio e dalla quale tutto nasce e di cui la nostra ragione non è che una scintilla. Il cristianesimo è religione della creazione. Per noi cristiani, il mondo non è Maya - osserva il card. Ratzinger Benedetto XVI il 19 maggio 2002 a Monaco -, non è un ingannevole velo che copre la ruota perennemente in modo di destini in continuo ricorso, a cui si deve tentare di sfuggire. Per noi il mondo è creazione di cui Dio si rallegra e di cui anche noi, mediante la libertà costruttiva dell’amore, possiamo rallegrarci. Dio perciò non è il totalmente Altro, innominabile e oscuro, il crepuscolo in cui dobbiamo scioglierci. No, Dio ha un volto, Dio è ragione, Dio è volontà, Dio amore, Dio è bellezza. Ed è Lui, il Creatore stesso, che è pure entrato nella storia e può entrare nella storia ed operare in essa perché Egli è il Dio dell’insieme e non solo di una parte. Se riconosceremo questo, ne conseguirà ovviamente che la Redenzione, l’essere cristiani, semplicemente la fede cristiana, significano sempre e comunque anche responsabilità nei riguardi della Creazione. Da sempre la creazione geme e soffre, essa vuole liberarsi dalla schiavitù della corruzione e attende la manifestazione e la libertà dei Figli di Dio (Rm 8,19-22). La libertà dei Figli di Dio è tutt’altra cosa rispetto a quella dei distruttori; essa non è liberà di consumare, che è una libertà negativa, bensì libertà di amare, cioè una libertà costruttiva. Se noi diventiamo Figli di Dio, se lo Spirito di Dio guadagna spazio in noi e grazie a noi, si rinnoverà anche la creazione che ora è asservita e in essa scopriremo non più solo la materia prima del nostro fare, ma il volto di Colui che l’ha creata, che la ama e che ci ama. Venti - trenta anni fa si accusavano i cristiani della distruzione della Creazione, perché la parola contenuta nella Genesi - “soggiogate la terra” - avrebbe portato a quella arroganza nei riguardi del creato di cui noi oggi esperimentiamo le conseguenze. Penso che dobbiamo nuovamente imparare a capire questa accusa in tutta la sua falsità: fino a quando la terra è stata considerata creazione di Dio, il compito di “soggiogarla” non è mai stato inteso come un ordine di renderla schiava, ma piuttosto come compito di essere custodi della creazione e di svilupparne i doni; di collaborare noi stessi in moto attivo all’opera di Dio, all’evoluzione che Egli ha posto nel mondo, così che i doni della creazione siano valorizzati e non calpestati e distrutti.
Se osserviamo quello che è nato intorno ai monasteri. Come quei luoghi siano nati e continuino a nascere piccoli paradisi, oasi della creazione, si rende evidente che tutto ciò non sono soltanto parole, ma dove la Parola del Creatore è stata compresa nella maniera corretta, dove c’è stata vita con il Creatore redentore, lì ci si è impegnati a salvare la creazione e non a distruggerla. In questo contesto rientra il capitolo 8 della Lettera ai Romani, dove si dice che la creazione soffre e geme per la sottomissione in cui si trova e che attende la rivelazione dei figli di Dio: si sentirà liberata quando verranno delle creature, degli uomini che sono figli di Dio e che la tratterranno a partire da Dio. Noi oggi constatiamo proprio questo come realtà: il creato geme - lo percepiamo, quasi lo sentiamo - e attende persone umane che lo guardino a partire da Dio. Il consumo brutale della creazione inizia dove non c’è Dio, dove la materia è ormai soltanto materiale per noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi; inizia dove non esiste più alcuna dimensione della vita al di là della morte, dove in questa vita dobbiamo accappararci il tutto e possedere la vita nella massima intensità possibile, dove dobbiamo possedere tutto ciò che è possibile possedere.
Istanze vere ed efficienti contro lo spreco e la distruzione del creato possono essere realizzate e sviluppate, comprese e vissute soltanto là, dove la creazione è considerata a partire da Dio; dove la vita è considerata a partire da Dio e ha dimensioni maggiori - nella responsabilità davanti a Dio - e un giorno ci sarà donata da Dio in pienezza e mai tolta: donando la vita, noi la riceviamo.
Così dobbiamo tentare con tutti i mezzi che abbiamo di presentare la fede in pubblico, in modo visibile, specialmente là dove riguardo alla creazione c’è già sensibilità. La sensazione che il mondo forse ci stia scivolando via - perché siamo noi stessi a cacciarlo via - e il sentirci oppressi dai problemi della creazione, proprio questo ci dia l’occasione adatta in cui la nostra fede può parlare pubblicamente e può fasi valere come istanza propositiva. Infatti, non si tratta soltanto di trovare tecniche che prevengano i danni, anche se è importante trovare energie alternative ed altro. Ma tutto questo non sarà sufficiente se noi stessi non troveremo un nuovo stile di vita, una disciplina fatta anche di rinunce, una disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il creato appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne; una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli altri e del nostro stesso futuro, perché è responsabilità davanti a Colui che è nostro Giudice e in quanto Giudice è Redentore, ma appunto veramente anche nostro Giudice.
E’ necessario mettere in ogni caso insieme le due dimensioni- Creazione e Redenzione, Creazione e Storia, ragione e fede, vita terrena e vita eterna, responsabilità nei riguardi del creato e responsabilità nei riguardi degli altri e del futuro - ed è nostro compito intervenire così in maniera chiara e decisa nell’opinione pubblica. Per essere ascoltati dobbiamo contemporaneamente dimostrare il nostro stesso esempio, con il nostro stile di vita, che stiamo parlando di un messaggio in cui noi stessi crediamo e secondo il quale è possibile vivere. E vogliamo chiedere al Signore che aiuti noi tutti a vivere la fede, la responsabilità della fede in maniera tale che il nostro stile di vita diventi testimonianza e poi a parlare in maniera tale che le nostre parole portino in modo credibile la fede come orientamento in questo nostro tempo.