L'origine dell'Universo e la fede
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Oggi molti nostri contemporanei desiderano riflettere sull’origine fondamentale degli esseri, sulla loro causa, sul loro fine e sul significato della storia umana e dell’universo cioè da dove viene e a cosa è destinato
In questo contesto, è naturale che sorgano questioni relative al rapporto fra la lettura che le scienze fanno del mondo e quella offerta dalla rivelazione cristiana. Benedetto XVI concorda con Pio XII e Papa Giovanni Paolo II che hanno osservato che non vi è opposizione fra la comprensione di fede nella creazione e la ricerca empirica delle scienze. Agli inizi la filosofia alle domande perché siamo qui? da dove veniamo? ha dato risposte diverse. Aristotele riteneva che l’universo fosse sempre esistito. L’espansione dell’universo è stata una delle scoperte scientifiche più importanti del XX secolo, acuendo la domanda se l’universo avesse o no un inizio: infatti, se attualmente le galassie si stanno separando, si vede che in passato erano più vicine. Molti scienziati non erano d’accordo che l’universo avesse un inizio, perché questo sembrava sottintendere una non autosufficienza della fisica nel suo uso solo empirico della ragione. Per capire come era nato l’universo si sarebbe dovuto far ricorso ad un agente esterno. Questi stessi scienziati, perciò avanzarono delle teorie per le quali l’universo si espandeva sì nel presente ma non aveva avuto un inizio temporale. Due russi, Lifshitz e Khalatnikov affermarono addirittura di aver dimostrato che, a densità finita, una contrazione generale senza una simmetria esatta avrebbe provocato un rimbalzo. Questo risultato era molto conveniente per il materialismo dialettico marxista-leninista, perché evitava domande scomode sulle creazione dell’universo. Divenne perciò un dogma per gli scienziati sovietici. Stephen Hawking, il fisico britannico che ha detto queste cose alla plenaria della Pontificia Accademia delle scienze sul tema “Approcci scientifici sull’evoluzione dell’universo e della vita”, ha osservato: “dal momento che non credevo alle loro cosiddette prove, ho iniziato, con Roger Penrose, a sviluppare delle nuove tecniche matematiche per studiare la questione. Insieme abbiamo dimostrato che era impossibile che l’universo rimbalzasse. Se la Teoria Generale della Relatività di Einstein è corretta, vi sarà una singolarità, un punto di densità e di curvature spazio temporale infinito dove il tempo ha un inizio. In quest’ultimo secolo abbiamo fatto dei progressi enormi nella cosmologia. La Teoria Generale della Relatività, e la scoperta dell’espansione dell’universo hanno mandato in frantumi la vecchia immagine di un universo sempre esistito e per sempre esistente. La relatività generale, invece, prevedeva che l’universo, e il tempo stesso, avessero avuto inizio con il big bang. Prevedeva inoltre che il tempo avrebbe avuto fine nei buchi neri. La scoperta delle microonde cosmiche di sottofondo e le osservazioni dei buchi neri sostengono queste conclusioni.
Ma nonostante siano stati fatti passi da gigante, non tutto è risolto. Non abbiamo ancora una buona comprensione a livello teorico delle osservazioni che dimostrano che l’espansione dell’universo abbia ripreso ad accelerare, dopo un lungo periodo di rallentamento. Senza una tale comprensione, non possiamo essere sicuri del futuro dell’universo: Continuerà ad espandersi? Per sempre? L’inflazione è una legge della natura? O l’universo è destinato a collassare di nuovo? Nuovi risultati basati sull’osservazione e progressi teorici stanno arrivando rapidamente. La cosmologia è una materia molto entusiasmante ed attiva. Siamo sempre più vicini a rispondere alle domande di sempre: “Perché siamo qui?”, “Da dove veniamo?”
Questa genesi scientifica non è nell’ordine della creazione, ma della mutazione o trasformazione cioè una interpretazione in qualche modo orizzontale del mondo. “Un progresso decisivo nella comprensione dell’origine del cosmo – ha osservato Benedetto XVI nel Discorso alla Plenaria – è stato la considerazione dell’essere in quanto essere e l’interesse della metafisica per la questione fondamentale dell’origine prima e trascendente dell’essere partecipato. Per svilupparsi ed evolversi il mondo deve prima essere , e quindi essere passato dal nulla all’essere. Deve essere creato, in altre parole, dal primo Essere che è tale per essenza (Essere tutto in atto, “Io sono”, a fondamento di ciò che viene all’esistenza). Affermare che il fondamento del cosmo e dei suoi sviluppi è la sapienza provvida del Creatore non è dire che la creazione ha a che fare soltanto con l’inizio della storia del mondo e della vita. Ciò implica, piuttosto, che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene, li fissa e li mantiene costantemente. Tommaso d’Aquino ha insegnato che la nozione di creazione deve trascendere l’origine orizzontale del dispiegamento degli eventi, ossia della storia, e di conseguenza tutti i nostri modi meramente naturalistici di pensare e parlare dell’evoluzione del mondo. Tommaso ha osservato che la creazione non è né un movimento né una mutazione. E’ piuttosto il rapporto fondazionale e costante (narrato in modo immaginifico nell’ispirazione biblica) che lega le creature al Creatore poiché Egli è la causa di tutti gli esseri e di tutto il divenire (Summa theologiae, I, q. 45, a. 3).
“Evolvere” significa letteralmente “srotolare un rotolo di pergamena”, cioè, leggere un libro. L’immagine della natura come libro ha le sue origini nel cristianesimo ed è rimasta cara a molti scienziati, che hanno visto la riflessione sullo sviluppo delle scienze moderne e delle relative tecnologie un rimando verso il Logos creatore. Una caratteristica fondamentale di queste ultime è infatti l’impiego sistematico degli strumenti della matematica per poter operare con la natura e mettere al nostro servizio, a servizio del bene comune di ogni uomo le sue immense energie. La matematica come tale è una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture dell’universo – che è il presupposto di tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici, già espressamente formulato da Galileo Galilei con la celebre affermazione che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico – suscita la nostra ammirazione e postula una grande domanda: chiedersi se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte dell’una e dell’altra. Galileo vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio così come lo dice le Scritture. E’ un libro la cui storia, la cui evoluzione, la cui “scrittura” e il sui significato “leggiamo” secondo i diversi approcci delle scienze, presupponendo per tutto il tempo la presenza fondamentale dell’autore che vi si è voluto rivelare. Questa immagine ci aiuta a comprendere che il mondo, lungi dall’essere originato dal caos con la conseguenza di dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità, assomiglia a un libro ben ordinato, riconducendo ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. E’ cosmo. Nonostante elementi irrazionali, caotici e distruttivi nei lunghi processi di cambiamento del cosmo come le doglie di un parto, la materia in quanto tale è “leggibile”. Possiede una “matematica” innata. La mente umana, quindi, può impegnarsi non solo in una “cosmografia” che studia i fenomeni misurabili, ma anche in “cosmologia” che discerne la logica interna visibile del cosmo.
All’inizio potremmo non riuscire a vedere né l’armonia del tutto né delle relazioni fra le parti individuali né il loro rapporto con il tutto. Tuttavia, resta sempre un’ampia gamma di eventi intelligibili, e il processo è razionale poiché rivela un ordine di corrispondenze evidenti e finalità innegabili: nel mondo inorganico fra microstruttura e macrostruttura, nel mondo animale e organico fra struttura e funzione, e nel mondo spirituale fra conoscenza della verità e aspirazione alla libertà. L’indagine filosofica e sperimentale scopre gradualmente questi ordini. Percepisce che operano per mantenersi in essere, difendendosi dagli squilibri e superando ostacoli. Grazie alle scienze naturali abbiamo molto ampliato la nostra comprensione dell’unicità del posto dell’umanità nel cosmo.
La distinzione fra un semplice essere vivente e un essere spirituale, che è capax Dei, indica l’esistenza dell’anima intellettiva di un libero soggetto trascendente. Quindi, il Magistero della Chiesa ha costantemente affermato che “ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio – non è “prodotta” dai genitori – ed è immortale” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 366). Ciò evidenzia gli elementi distintivi dell’antropologia e invita il pensiero moderno ad esplorarli.
Benedetto XVI ha concluso ricordando le parole rivolte da Papa Giovanni Paolo II nel novembre 2003: “Sono sempre più convinto che la verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla Verità divina, possa aiutare la filosofia e la teologia a comprendere sempre più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull’uomo, una rivelazione compiuta e perfezionata in Gesù Cristo. Per questo importante arricchimento reciproco nella ricerca della verità e del bene dell’umanità, io, insieme a tutta la Chiesa, sono profondamente grato”.