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LA CATTOLICA E LA GRANDE PROSPETTIVA DI VITA E DI CULTURA DI GIOVANNI PAOLO II NONOSTANTE MELLONI

di mons. Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara e Comacchio

Metto in comune con La Verità la lontananza che ho provato leggendo il contributo di Alberto Melloni sulla Repubblica circa l’influsso negativo della presenza di Comunione e Liberazione nella vita dell’università Cattolica.
Melloni ritiene che l’egemonia di Cl voluta (o imposta?) da Giovanni Paolo II abbia segnato l’inizio della “sterilità” della Cattolica che dura da un terzo di secolo.
Siccome l’ideologia si contrasta con l’esperienza, dico con umiltà la mia. 
Sono entrato in Cattolica nell’ottobre 1960 e ne sono uscito nel marzo del 2005, quando il Santo Padre Giovanni Paolo II mi preconizzò a vescovo di San Marino-Montefeltro.
Gli anni dei miei studi in Cattolica sono stati caratterizzati dagli incontri con i grandi maestri della Cattolica di allora: Gustavo Bontadini, Mario Apollonio, Sofia Vanni Rovighi, Emmanuele Severino, Virgilio Melchiorre.
Già alla fine dei miei studi era percepibile in Cattolica come un sottile ma diffuso dualismo fra il riferimento alla fede cattolica e la ricerca intellettuale e scientifica e così andava in crisi l’autentica eredità della Cattolica. Fu allora che intervenne in maniera imponente ed efficace San Giovanni Paolo II. Ricordo ancora, perché ero presente, l’udienza del Papa dell’8 dicembre 1978 all’intera università Cattolica, in cui egli ripropose in modo pertinente e attualissimo la continuità fra fede e cultura e la sinergia tra queste realtà. Secondo il Papa la fede era la forma della ricerca e la ricerca illuminata dalla fede, si muoveva secondo una modalità che ne salvaguardava pienamente l’autonomia di contenuto e di metodo.
Questa è stata l’esperienza della presenza di Comunione e Liberazione di quegli anni in Cattolica.
Abbiamo vissuto, ed io ero presente come docente, la grande prospettiva di vita e di cultura che ci era suggerita da Giovanni Paolo II e in essa la nostra ricerca culturale. Scientifica trovava proprio nella fede continui spunti di svolgimento.
Furono anni fervidi di opere in cui il nostro desiderio di approfondire la Fede si coniugava efficacemente con il nostro desiderio di battere strade sempre nuove di ricerca.
Questa è stata la Cattolica per me per oltre 40 anni, e con me per generazioni intere di studenti che hanno percepito e vissuta una fede capace di illuminare la ricerca, e la ricerca, proprio perché illuminata, diveniva ogni giorno sempre più profonda e più umana.
Per questo l’intervento di Alberto Melloni mi sembra solo il ripetersi di una ideologia ormai definitivamente superata. Per questo vorrei ricordare che quando si fa storia occorre un grande realismo e l’assenza di pregiudizi.

da La Verità del 6-1-2018