Ratifica del Trattato di Lisbona
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Parlando a Trento, il Presidente Napolitano oggi ha raccomandato la ratifica del nuovo Trattato europeo, che passa sotto il titolo di Trattato di Lisbona, o Trattato modificativo del Trattato costituzionale europeo, oppure mini - Trattato. Il Presidente della Repubblica ritiene che anche a Camere sciolte si possa e si debba procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona, che deve essere ratificato entro il 31 dicembre 2008, per consentirne l’entrata in vigore prima delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, previste nella tarda primavera del 2009; sino ad ora è stato ratificato da Slovenia, Malta, Romania e Francia.
Il Trattato è un insieme di 231 articoli, incluso l’Atto Finale della Conferenza intergovernativa che lo ha approvato, molto complessi e di difficile interpretazione, perché frutto di laboriosi compromessi.
Altre volte abbiamo ricordato che numerosi Deputati europei si esprimono pressappoco così: non è il miglior Trattato possibile, ma meglio questo che nessun trattato.
Ma ciò che qui vogliamo evidenziare è che il Trattato recepisce, con valore vincolante, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea; valore vincolante che Regno Unito e Polonia hanno rifiutato, ottenendone l’esenzione.
In Italia tutto ciò rischia di accadere senza che il Popolo sia messo al corrente e ne possa discutere, anzi che ne sia neppure informato, complice anche il periodo elettorale, che invece, parlando dei problemi reali, potrebbe essere un’ottima tribuna per un tema così rilevante.
Certamente l’Europa è un ideale sperato e per il quale hanno lavorato tanti grandi Uomini, che ci ha garantito, per la prima volta nella storia, 60 anni consecutivi di pace, che può rendere possibile agli Stati europei affrontare i grandi temi mondiali mentre il baricentro del mondo si sta spostando ad est, certamente tuttavia è necessario che si sia coscienti di ciò che sta accadendo.
Proprio in fase di ratifica per via parlamentare, mentre la Francia aveva bocciato il precedente Trattato con un referendum popolare, un Vescovo francese, S. E. Mons. Dominique Rey, cinquantaseienne, già stimato collaboratore del Cardinal Lustiger, dal 2000 Vescovo della Diocesi di Fréjus-Toulon (Var), venerdì 1 febbraio 2008 ha pubblicato un documento dal titolo inequivocabile: «Problemi etici sollevati dalla carta europea dei diritti fondamentali.»
Scrive tra l’altro Mons Rey, «Questa “Carta” rappresenta in molti punti una rottura intellettuale e morale con le altre grandi formulazioni giuridiche internazionali, presentando una visione relativistica ed evolutiva dei diritti dell’uomo che mette in causa i principi del diritto naturale.» Sono parole assai gravi!
È sufficiente questa affermazione per chiedere almeno di conoscere che cosa c’è in gioco, e su che cosa il nostro Stato si accinge ad vincolare tutti noi, ratificando la Carta.
Chi è interessato può leggere qui di seguito il documento di S.E. Mons. Rey. Tuttavia mi pare che ci sia materia per discuterne e valutare se e quali salvaguardie è possibile adottare in fase di ratifica, per non consegnare acriticamente la nostra cultura e le nostre tradizioni, ad altre culture ed altre tradizioni, o addirittura ad emergenti effimere mode relativistiche.
Mons. Rey nel Suo documento, ricorda che nell’Enciclica “Dio è amore”, Benedetto XVI sottolinea che «la Chiesa vuole servire la formazione della coscienza nel settore politico e contribuire a fare crescere le percezioni delle vere esigenze della giustizia.» (1). Quindi conclude auspicando che «nel momento in cui i nostri Parlamentari si pronunceranno sul processo d’unificazione europea, possano non dimenticare le basi etiche che garantiscono il rispetto della persona umana, dalla sua concezione fino alla sua morte naturale, e che sono costitutive di un’umanità rispettosa del diritto dei più deboli.»