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Il cuore, finestra aperta sull’infinito

Fonte:
CulturaCattolica.it

Dio è Amore. Quante volte l’abbiamo sentito dire? Ci crediamo oppure il frastuono violento in cui siamo immersi allontana dal pensiero e dal cuore questa verità fino a toglierle credibilità? Per fortuna questo Amore ci viene incontro, diventa gioia per gli occhi, intelligenza per la mente, sollievo per l’anima. È successo anche questa volta, durante la visita del Papa nella Diocesi di San Marino - Montefeltro. Quale umana giustificazione trovare al radunarsi di tanta gente? Perché la fatica di ore sotto il sole, l’attesa trepida di una parola che possa dare forza e speranza? Senza ammettere non un vago Mistero, ma un Mistero vivo, che agisce e risponde, non avrebbe senso quello che abbiamo visto e che pur resta uno spettacolo straordinario. Il nostro razionalismo non ci permette di credere che se dentro di noi c’è una domanda, per forza, da qualche parte, deve esserci una risposta. Assumiamo, quasi senza accorgerci, una posizione scettica, dimentichi che il nostro stesso esistere implica un’alterità, un essere amati e voluti. Non abbiamo deciso di esistere e neppure di essere fatti come siamo. La conseguenza forse più tragica del razionalismo è questo spietato tranciare il legame con ciò che ci precede, con un Tu che si è legato al nostro io fino a degnarsi di abitare in esso e a infonderci il desiderio di Lui. “Il nostro cuore è inquieto, diceva Agostino, finchè non riposa in Te”, finché non abbraccia il Tu che ha impresso in ogni cuore la sua orma. Siamo desiderio perché il nostro “cuore è una finestra aperta sull’infinito! Questa è la grandezza dell’uomo e anche la sua difficoltà”, come ha detto il Papa ai giovani raccolti per ascoltarlo. È il cuore a portare “i segni della trascendenza dell’essere umano e della capacità che abbiamo di non fermarci alla superficie delle cose”. Soddisfazione, inquietudine, senso di precarietà diventano trampolini di lancio per il cuore che desidera e non accetta la rassegnazione di un godimento effimero. Raramente i giovani sono aiutati a pensarsi così, con dignità e coraggio. “Cari amici, vi invito a prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non aver paura di porvi le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non fermatevi alle risposte parziali, immediate, certamente più facili al momento e più comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza, ma che non portano alla vera gioia di vivere”. Invito rivolto ai giovani ma valido per tutti. Non soffriamo tutti di un male di vivere che affonda le sue radici in un disimpegno dell’io con se stesso, con le esigenze che lo costituiscono? È a questo livello che si pone l’emergenza educativa che interessa il nostro paese. Nel modo in cui guardiamo all’esperienza umana che ci accomuna, ha detto il Papa, “si decide in che modo orientare la propria vita e si sceglie a chi affidarla, a chi affidarsi. Il rischio è sempre quello di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, dell'immediato, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione “orizzontale”, ma comprende anche quella “verticale”. È per la pienezza dell’umano che conviene ricordarci che Dio è amore e porci in rapporto con Lui. Per non tradire le esigenze del nostro cuore.

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