Assisi
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L’incontro ad Assisi, “Pellegrini della Verità, pellegrini della Pace” , come ha precisato al termine del suo discorso Benedetto XVI, non ha radunato solo rappresentanti di istituzioni religiose. Per la prima volta, infatti, erano presenti anche non credenti. Si è trattato “piuttosto del ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità, dell’impegno deciso per la dignità dell’uomo e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto”. Ad Assisi il dialogo non si è presentato come una generica tolleranza ma come amore alla verità. Non ci sono state preghiere comuni ma testimonianze di impegno per la Verità e la pace. Protagonista è stato il senso religioso, quel fattore che accomuna gli uomini a tutte le latitudini, qualsiasi sia la condizione di vita, di cultura e tradizione. L’uomo religioso proprio in quanto consapevole delle esigenze di giustizia, di verità, di bellezza, che abitano il cuore di tutti gli uomini, può offrire un contributo importante al vivere civile e alla convivenza pacifica. Il desiderio di cercare il senso ultimo dell’ esistenza dell’uomo e della realtà rappresenta il valore dei tentativi religiosi. Tuttavia, finché il senso religioso resta nell’ambito di uno sforzo umano e il suo oggetto resta oscuro, c’è spazio per ogni immaginazione e per ogni interpretazione, per cui, come ha detto il Papa*, il rischio di «eludere il mistero divino costruendo un dio comprensibile, corrispondente ai propri schemi, ai propri progetti», è sempre presente. L’incarnazione di Gesù Cristo ha liberato dalla provvisorietà tutti i tentativi umani e ha indicato la strada della Verità. Per questo è segno di una cura della Chiesa, impegnata affinché tutti gli uomini riconoscano “l’unicità salvifica di Cristo e della Chiesa**”, contribuire a un autentico dialogo per la salvezza. Nel suo discorso ai partecipanti, cercando “di identificare i nuovi volti della violenza e della discordia”, il Papa ha individuato due differenti tipologie. Da un lato “il terrorismo motivato religiosamente”, in cui “la religione non è al servizio della pace ma della violenza” a causa di un “travisamento” della religione che contribuisce anche “alla sua distruzione. Dall’altro, una violenza che è “conseguenza dell’assenza di Dio, della sua negazione e della perdita di umanità che va di pari passo. Il “no” a Dio ha prodotto una violenza senza misura, che ha portato a una “decadenza” dell’uomo e a un cambiamento di clima spirituale. La “contro-religione” della lussuria, del potere e del possedere ha causato una degenerazione del desiderio di felicità “in una brama sfrenata e disumana, in cui la violenza è diventata normale e si è distrutta la pace”. “L’orientamento dell’uomo verso Dio, vissuto rettamente, è una forza di pace”. Le immagini del raduno di Assisi hanno richiamato alla memoria altre immagini e notizie, dolorose e sempre più frequenti, che non fanno scalpore e occupano lo spazio di una breve cronaca sui media. Sono ancora troppi i luoghi in cui la libertà religiosa non viene rispettata e l’incontro di Assisi può rappresentare anche un invito a non dimenticare e a riprendere il tema della libertà religiosa. I cristiani sono oggi oggetto di persecuzione in molte parti del mondo: difenderli è nello spirito di Assisi, un impegno per promuovere la Verità e la Pace.