La parrocchia 'adotta' un bimbo
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Una famiglia con tre figli, una persona sola che lavora, una gravidanza inaspettata, la data già fissata per un aborto.
Poi qualcosa deve aver spinto quella madre ad andare a parlare con il parroco don Maurizio De Sactis che tutti chiamano “padre Nike”, per via della sua passione per la musica rock e il ballo e il suo abbigliamento sportivo, troppo sportivo, dicono alcuni.
Quel prete ex scavezzacollo, che sognava di fare il ballerino alla Scala e poi invece è diventato frate e sacerdote, quel prete arrivato da poco alla Parrocchia di Santa Rosa, quartiere Rosa tra i più popolosi di Livorno, e così parla e discuti, si è arrivati al dunque.
Se il problema di questo quarto figlio, sono i soldi che mancano, a far fronte alle spese ci penserà la parrocchia. Punto.
Tutti i giornali titolano “La parrocchia adotta un bambino” e qualcuno che non ha letto nemmeno l’articolo già si strappa le vesti e pensa a una – discriminazione - una parrocchia adotta un bambino e una coppia gay non può farlo?
Dimenticando che non può essere la povertà, la paura del futuro, la solitudine a causare l’eliminazione di una nuova vita, come con semplicità ci sta testimoniando questo sacerdote che dice di sé: «Sono cotto di Dio. Per questo motivo gli amici mi chiamano Skizzo, è uno pseudonimo che preferisco e che mi sono dato io, skizzato per l’amore per Dio».
Con semplicità e concretezza, don Maurizio, ha offerto a una famiglia la possibilità di diventare custodi di una nuova vita, ai loro tre figli l’esempio di come una comunità possa essere un luogo di sostegno e di compagnia, alla comunità l'occasione per essere in concreto Chiesa e a questo bambino la salvezza da una morte certa.
Che dire, se è possibile a lui dev'essere possibile anche a noi.
Buon Natale!!!