E se ricominciassimo dal nostro desiderio: al cuore della vita?
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Provocazione
Message in the bottle - Sting, The Police | Traduzione italiana |
- Che cosa ti colpisce in questa canzone?
- Parla di un desiderio grandissimo, infinito del cuore dell’uomo: qual è la tua esperienza?
- E’ per questo desiderio che gli uomini sperimentano una grande solitudine: anche tu?
- Questo SOS, questo grido al mondo è destinato a rimanere senza risposta?
Approfondiamo
LEOPARDI (da alcune osservazione di P.P. Bellini)
Dice Leopardi nella poesia “Sopra il ritratto di una bella donna”, dopo aver ammirato il ritratto di una giovane donna, morta nello splendore della sua bellezza:
Natura umana, or come,
se frale in tutto e vile,
se polve ed ombra sei, tant’alto senti?”
Natura umana, come mai se sei così fragile, al punto che non vali nulla (vile), se sei polvere ed ombra, se non hai nessuna consistenza, se sei destinata alla morte, come mai senti in modo così alto? Come mai hai dei desideri così grandi, infiniti?”
Questa è una descrizione dell’uomo, del nostro cuore straordinaria! Il poeta dice “Franco, Giulia, Laura se non vali niente, se sei destinato al nulla perché desideri qualcosa di infinito, che duri per sempre? Perché non ti accontenti di quello che hai, di quello che il mondo, il potere ti offre? Perché desideri qualcosa di più rispetto a quello a cui la tua natura può aspirare, immaginare?”
Leopardi sente con chiarezza questa contraddizione: l’uomo è l’unico livello della natura che non basta a se stesso, che desidera qualcosa che non può realizzare lui.
Nel “Canto notturno” il poeta immagina di essere un pastore che dice: “quanta invidia ti porto candida greggia”, invidia le pecore che, giunte alla sera, si riposano tranquille sotto le fresche frasche, mentre il pastore è preso dalla noia, cioè dall inquietudine, e dice: ”uno spron mi punge”. Perché non posso stare tranquillo? Perché tutto quello che c’è intorno non soddisfa mai pienamente il mio desiderio?.
Per Leopardi l’uomo è strutturalmente costituito da una natura che non sa rispondere a se stessa, che cerca qualcosa oltre il volto della donna che ama e in fondo in fondo per questo la ama, perché lo richiama una Bellezza infinita, che non finisce. E’ il significato del verbo amare: a-morior, tu non puoi morire.
Osserviamo l’ultima domanda:
“Se in parte anco gentile
come i più degni tuoi moti e pensieri
son così di leggeri
da si basse cagioni e desti e spenti?”
Se in te in parte c’è qualcosa di gentile, che ha valore (il contrario di vile), come mai le tue azioni e i tuoi pensieri più belli, affascinanti ( pensate all’amore, all’amicizia, al desiderio di giustizia), sono così facilmente destati e subito spenti da motivi insignificanti o dalle contraddizioni. Come mai se sei spinto a grandi cose, addirittura ad andare oltre le cose finite, l’apparenza, come mai bastano piccole cose , il discorde accento, a distruggere tutto quello che hai costruito?
In questa poesia ci sono due protagonisti: il primo è l’uomo, tanto è vero che Leopardi continua a dire natura umana, spirito umano.
L’altro protagonista è quello che manca, è il personaggio che non c’è”
Le domande di Leopardi esprimono esattamente questo, è come se chiedesse: dov’è questa cosa che desidero e non so creare, realizzare? Infatti tutte le volte che tenta di descrivere questa cosa di cui ha bisogno, lo fa negativamente, usa dei termini che negano la sua esperienza. Quando per esempio scrive ”desideri infiniti”, con infiniti vuol dire il contrario della sua esperienza, perché nella sua esperienza tutto è finito, ci parla di desideri che non hanno nulla a che vedere con questa finitezza, lo stesso dicasi per “visioni altere”, cioè che non hanno a che fare con la quotidianità, non è quello che uno vede, ma è quello che sta dietro la realtà.
Non è cristiano Leopardi, eppure ci parla di quello che lui sente come necessario: qualcosa che non è qui, non è di questo mondo, non è nella realtà. MENTRE L’UOMO E’ FINITO, QUELLO DI CUI HA BISOGNO E’ L’INFINITO, perché la sua origine è infinita, come emerge dal paragone fra un segmento (finito) e una retta (infinito), ma la cosa interessante è che il segmento deriva dalla retta.
Viene in mente la poesia “Alla sua donna” che il poeta dedica alla donna che non si trova, alla Bellezza con la B maiuscola: ecco l’altro personaggio, quello che Leopardi immagina, è quello che non è assimilabile alla realtà, quello che non c’è, appunto la donna che non si trova. E Leopardi domanda insistentemente nella poesia “Alla sua donna” che questa bellezza infinita, di cui tutte le cose belle sono segno, si riveli, assuma una forma umana riconoscibile, incontrabile, allora la vita umana diverrebbe simile a quella divina: “Simile a quella che nel cielo india”.
Conclusione
LA SAMARITANA (da alcune osservazione di padre M. Lepori)
Il rischio è ricominciare la scuola come rischiacciare un tasto
Il senso delle parole che seguono è aiutarci a capire la dinamica e il senso del nostro desiderio
Se siamo qui insieme è perché sappiamo che il nostro cuore può desiderare di più.
- LETTURA BRANO SAMARITANA (Giovanni 4)
Come quella donna abbiamo forse ridotto il desiderio del nostro cuore.
Ma siamo ancora qui vicino a un “pozzo”, in quest’aula, in questa compagnia per cercare “l’acqua viva”-
Disse Gesù alla donna: “Dammi da bere”, è una provocazione, una sfida al sua desiderio, come vedremo
“Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me che sono una donna samaritana”. Quella donna non voleva più ascoltare il suo desiderio, era stata tradita, aveva a sua volta tradito, era sfiduciata, stanca, reagisce in modo aspro e scontroso. Si sentiva come tanti di noi oggi.
Ma attenzione il desiderio che un incontro cerca di risvegliare può nascere dalle nostre delusioni, fragilità, perché niente può spegnere il nostro desiderio di felicità
“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice “dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva.” Gesù conosce il cuore umano e lancia la sua sfida.
“Signore tu non hai un mezzo per attingere”: la donna discute, cerca di allontanare la sfida
“ Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete.” Gesù porta il suo affondo, il cuore dell’uomo desidera qualcosa che lo soddisfi pienamente; la donna crolla, si fida e allora domanda: “Dammi di quest’acqua, in modo che non abbia più sete”.
“Va a chiamare tuo marito…” le dice Gesù. L’affondo continua: niente e nessuno può riempire il cuore dell’uomo né le emozioni, né il divertimento, il sesso, i soldi, il successo.
Gesù ha aperto un varco nella vita di quella donna
“Signore vedo che tu sei un profeta…” dice la donna, “vedo che mi conosci”
“So che deve venire il Messia… ci annunzierà ogni cosa”, prosegue. “Attendo qualcuno che mi spieghi il senso della vita”
“Sono io che ti parlo”, le dice Gesù,” io che ti parlo qui vicino al pozzo, a mezzogiorno di un giorno qualunque, ti vengo a liberare dalla mancanza di senso, di significato, di felicità, per questo entro in amicizia con te, per offrirti quello che cerchi”. Quell’Uomo è il primo e l’unico che ha risposto veramente al suo desiderio.
“Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?” dice la donna agli amici: l’incontro ha cambiato la sua vita, il suo cuore, è come se Gesù le avesse detto: ”Tu vali tantissimo, hai un valore infinito, per questo nulla e nessuno possono riempire il tuo cuore, segui il tuo cuore, sii leale col tuo desiderio e stai con qualcuno che ti testimonia un respiro grande, che ti corrisponde” L’io rinasce grazie a un incontro.