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A Bologna ci sarò. Ecco il perché

Autore:
Macchioro, Livio
Fonte:
CulturaCattolica.it
Perché andrò all’incontro di Bologna ‘tra amici di CL’ il 25 settembre

Premessa
La prendo un po’ alla larga. Quando ho incontrato il movimento, nel 1969, a 15 anni, ero già cattolico praticante, andavo a Messa tutti i giorni. Non è un merito, ma è un fatto: Grazia (si diceva una volta).
Ero appena arrivato a Milano, da Genova; al liceo Carducci l’insegnante di religione, Don Egidio Villani, ci faceva lavorare su un libretto intitolato ‘Il senso religioso’, di un tale Luigi Giussani. Ero al primo banco, perché sono piccolo, e prendevo quadernate di appunti. Verso metà marzo, poco prima di Pasqua, alla fine dell’ora, Don Egidio si avvicina e mi dice: c’è un gruppo di persone che va via tre giorni per il Triduo pasquale: ci andresti? Mi sono ritrovato a Varigotti.
Le lezioni erano tenute da Don Piero Re (ho capito molto tempo dopo quanto ha fatto, con discrezione, per il movimento); la Via crucis era condotta con voce veemente da Padre Emmanuel. Da lì il raggio e tutto il resto.
Dal 1969, per 2 anni, non ho sentito nominare Don Giussani, che non c’era. Ho visto la sua faccia per la prima volta a Pesaro, settembre, 2 anni dopo. Però ‘il movimento’ c’era. Si andava in via Statuto, ogni tanto, per incontri. Una volta ho visto accatastate lì, in un angolo, le copie di un libretto rosso: ‘Tracce d’esperienza cristiana’. Ne presi una decina, da regalare agli amici. Anche lì: non era nominato l’autore.
Dico questo per cercare di dire, in qualche modo, cosa può voler dire che il Movimento è un’esperienza. Sono rimasto non perché il Movimento mi ha fatto ‘tornare alla fede’, ma perché, semplicemente, ‘mi serviva’, mi aiutava a vivere la fede, e mi faceva vedere che la Chiesa è fatta di persone concrete. E, non ultimo, un luogo dove, semplicemente, si stava bene (‘E’ bello stare qui, facciamo tre tende…’).

Il Movimento oggi
Esiste un ‘problema Movimento’? Certo che esiste, e non da oggi. Negarlo, fare finta di niente, è una posizione che non aiuta: non aiuta la mia vita. Non entro nel merito delle questioni; moltissimo è già stato scritto, ce n’è abbastanza. Dico solo che mi sembra in gioco, ultimamente, la concezione – direi ‘teologica’ – del ‘carisma’. Teologico non significa accademico-astratto. Se non ci si fosse ‘scannati’ per secoli fino al Concilio di Nicea, su questioni ‘teologiche’, la nostra vita sarebbe molto diversa, oggi.
Giussani – mi sembra - concepiva il Movimento come essenzialmente ‘introduttivo’ alla realtà della Chiesa (universale). Di modo che, se anche il Movimento fosse venuto meno (possibilità da lui messa in conto), sarebbe comunque rimasto l’amore per la Chiesa in quanto tale, come possibilità di rinnovata esperienza.
Mi sembra invece che, oggi, il Movimento tenda a concepirsi – di fatto, nei suoi comportamenti – come ‘esaustivo’ della realtà della Chiesa; con tutto quel che ne consegue.

Perché vado a Bologna
Don Giussani ha sempre incontrato tutto e tutti, con libertà e curiosità, perché radicato nella fede. La proposta di Bologna non mi pare – allo stato, per ora – ‘contro’ il ‘movimento’, ma si pone dentro l’esperienza del movimento; dentro il metodo del movimento e della Chiesa, dove c’è sempre stato posto per tutti (vedere il Sinodo sulla famiglia…). E’ stato scelto un luogo che richiama innanzitutto alla preghiera e all’affidamento. E’ insomma, un pezzo di storia del Movimento: voglio esserci. Personalmente, vado senza illusioni, senza pretese, senza progetti, senza propositi bellicosi, e con molta preghiera. Condivido le intenzioni dell’incontro; per il seguito ‘Vagliate tutto e trattenete il valore’ e ‘Dai loro frutti li riconoscerete’.
Grazie.
Livio Macchioro

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