Maria e la Chiesa sono una cosa sola
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«Concretamente, ci siamo incontrati di nuovo quando, dopo il Concilio, è stata istituita la Commissione dottrinale della Conferenza episcopale tedesca, alla quale abbiamo partecipato entrambi come teologi. A quel tempo la situazione era estremamente confusa ed irrequieta e la stessa posizione dottrinale della Chiesa non era sempre chiara. Venivano fatte circolare delle tesi che si presumeva fossero diventate improvvisamente possibili, nonostante non coincidessero, in realtà, con il dogma. In questo contesto, le discussioni all’interno della Commissione dottrinale erano piene di pretese ed estremamente difficili. Ed è stato qui che ho potuto accorgermi di come Leo Scheffczyk - quest’uomo così silenzioso e piuttosto timido - fosse sempre il primo a prendere posizione in modo chiaro. Io stesso ero, in quel contesto, quasi troppo timoroso rispetto a quanto avrei dovuto osare per andare, in modo così diretto, ‘al punto’. Lui, invece, diceva subito con grande chiarezza e, nello stesso tempo, con puntuale giustificazione teologica quello che andava e quello che non andava. Leo Scheffczyk era, così, il vero ‘rompi ghiaccio’ di queste discussioni. Se fino a quel momento entrambi sapevamo solamente l’uno dell’altro, conoscendoci ‘da lontano’, da allora in poi siamo diventati, invece, più intimi. Ci siamo resi conto del fatto che stavamo combattendo insieme per la vitalità della fede nella nostra epoca, per la sua espressione e comprensibilità da parte degli uomini di questo tempo, nella fedeltà di fondo alla sua profonda identità…Nel silenzio e nella discrezione che gli erano propri, è stato un uomo profondamente religioso, che ha condotto realmente una vita spirituale alla luce della fede: egli ha davvero vissuto e sviluppato la sua teologia davanti a Dio e con Dio, davanti a Cristo e con il Signore, sotto gli occhi della Madre di Dio» [Dall’intervista di Benedetto XVI come prefazione al libro di Leo Scheffczyk, Il mondo della fede cattolica. Verità e Forma, pp. XI-XIII].
Maria come esponente della fede cattolica
Leo Scheffczyk nel suo volume citato presenta Maria come esponente della fede cattolica e afferma che di fronte all’attuale forza ed estensione della venerazione mariana occorre riconoscere che solo la giustificazione teologica è in grado di conferire alla fede e alle molte espressioni religiose mariane il loro ancoraggio all’interno complessivo del mondo della fede cattolica, assicurando, così, ad esse non solo la loro legittimità ma pastoralmente la catechesi urgente da proporre.
Senza un fondamento teologico cattolico, in modo particolare nel contesto attuale, la si valuta non molto di più di una verità periferica, devozionale, che conserva soltanto una posizione marginale all’interno della gerarchia delle verità che il Concilio ha raccomandato.
Maria è lo “scettro della vera fede” perché Maria, come richiamava spesso Giussani soprattutto negli ultimi anni di vita, possiede un rapporto unico con l’avvenimento dell’incarnazione e, dunque, con il Dio - uomo Gesù Cristo. “In quanto madre vergine di Gesù Cristo - sempre nel volume citato -, la sua figura e il suo agire costituiscono l’espansione e l’ancoraggio più ampio del mistero divino - umano nella vita naturale dell’uomo e del mondo. Poiché questo centrale mistero del cristianesimo si è impiantato nel grembo di una donna - la madre di Dio -, esso ha ricevuto in questo modo un legame con l’umano (in tutti i suoi valori e ambiti) che non potrebbe essere immaginato più profondo e radicale. Inoltre, dal momento che il rapporto di Maria con il mistero di Cristo non è stato soltanto di natura biologica, essendo determinato dalla grazia di Dio e dalla libera volontà, nella sua figura risplendono anche altri centrali misteri di fede: il mistero della corresponsabilità dell’uomo nella redenzione, della Chiesa stessa verginale, della redenzione e della grazia, dell’intercessione per mezzo della comunione dei santi, del compimento perfetto anche nel corpo. Nel mistero di Maria, pertanto, si realizza in modo chiaro un dispiegamento delle verità e delle realtà della fede che si uniscono, poi, in lei come nel loro apice vitale”.
Maria rappresenta la concretizzazione più intensa possibile del mistero del Dio - uomo nel mondo degli uomini e in ogni realtà terrena
Ma in Maria non troviamo solo i contenuti della fede nella figura di madre di Gesù, ma anche i valori cioè la motivazione e il sostegno decisivo per la disposizione fondamentale della fede cattolica all’incarnazione della salvezza. Per la comprensione cattolica della fede il darsi del Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo nell’incarnazione del Figlio, concepito e nato da Maria e quindi della salvezza, è la realtà storica più concreta del cristianesimo che continua nella sacramentalità della Chiesa e dei suoi sacramenti e sacramentali contro tutti i rischi di ridurlo a un’idea, a una spiritualità. In quanto madre vergine di Dio, Maria rappresenta, infatti, la concretizzazione più intensa possibile del mistero del Dio - uomo nel mondo degli uomini, nella creazione materiale e in ogni realtà terrena. Il Verbo, dopo aver fatto risuonare la Sua parola in molti modi nella creazione e nella storia dell’Antico Testamento, si è fatto definitivamente carne. E crocifisso e risorto non si rivela a noi, non ci viene incontro solo attraverso una illuminazione interiore occasionata dalla predicazione di un messaggio: si rivela a noi attraverso la corposità di vissuti fraterni di comunione ecclesiale autorevolmente guidata come Suo sacramento, Suo corpo continuo, ci viene incontro liturgicamente attraverso mediazioni “materiali” come i segni sacramentali, il Battesimo e l’Eucaristia in particolare, attraverso volti umani molto “carnali” che possono colpirci per la bellezza, emozionarci per la sensibilità, suscitare ammirazione per le capacità o rigetto e misericordia per le situazioni di peccato, di povertà, di miseria. La bontà racchiusa in questa umiliazione del Verbo fatto carne nel grembo di Maria e in continuità nel corpo della Chiesa non finisce mai di commuoverci e di stupirci, a causa della tenera condiscendenza che Egli continua a dimostrarci nei nostri confronti di spiriti corporei peccatori.
Maria è la garanzia originaria e più forte della fede cattolica nella concretizzazione del divino nel creato, del soprannaturale di figli nel Figlio nel naturale, del connubio fede - ragione- amore. Ovviamente, queste considerazioni non affermano che Dio ha dovuto seguire il percorso appena delineato, come se si pensasse che egli non abbia avuto altra possibilità - diversa da questa - per radicare in modo profondo il divino nell’umano. Non siamo noi a costruire l’ordine divino della salvezza; ma premesso ciò, è certamente possibile riconoscere come grazia, come avvenimento storico non dovuto la scelta di un tale ordine salvifico che è per noi estremamente conveniente. Questa convenienza ha il suo punto originario e permanente nella Chiesa in Maria nella modalità più alta dell’unione ipostatica. Esiste una profonda correlazione fra il mistero dell’Incarnazione e il mistero della Chiesa del Verbo incarnato. In che modo va intesa tale correlazione? Il Vaticano II risponde: “come la natura assunta serve al verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del Corpo” (LG 8, 1). La Chiesa non deve essere né identificata né separata dal Signore risorto ma unita a Lui che in essa si fa presente e attraverso essa, con la Parola e i Sacramenti, porta ogni uomo alla salvezza: unita nella distinzione come lo sono due sposi. Il Risorto si fa presente nel vissuto fraterno di comunione ecclesiale autorevolmente guidato e attraverso di esso rende possibile ad ogni uomo l’avvenimento dell’incontro con la Persona di Gesù Cristo che a Lui si converte.
La Donna sua madre, come l’ha chiamata Cristo in Croce, è predisposta come nessun’altra opera divina per garantire la realtà dell’agire divino nel mondo, per rinforzare il suo radicamento nell’umano e nel naturale, per assicurare la sua concretizzazione in questo mondo e garantire, con ciò anche la pretesa di totalità che Dio avanza nei confronti dell’umano nella redenzione.
“Se il cattolicesimo - Leo Scheffczyk in Il mondo della fede cattolica. Verità e Forma pp. 256 - 257 - costituisce il sostegno più decisivo alla fede nell’incarnazione di Dio, Maria costituisce, dunque, l’organo più sublime e lo strumento più sottile per l’affermazione e la diffusione nell’umanità di questa stessa incarnazione attraverso Cristo. Non ci si può meravigliare, pertanto, se la religiosità cattolica non può che rattrappirsi e ridursi quando viene meno la comprensione di Maria quale espressione più alta dell’incarnazione (che continua nella Chiesa). Non esiste, dunque, verità, più prossima al mistero della vita e dell’azione trinitaria di Dio, alla redenzione e alla grazia, della verità mariana. La posizione di Maria nella teologia e nella religiosità non può essere paragonata a quella di nessun altro apostolo o santo, dal momento che nessun apostolo o nessun santo - considerato in quanto singola persona - possiede essenzialmente un significato e una posizione nell’ordine salvifico. Tale significato è, anzi, un privilegio esclusivo di Maria, in ragione dell’unicità del suo legame con Cristo e con il mistero dell’incarnazione redentrice, alla cui espansione, crescita e integrazione ella ha contribuito, proprio dal lato umano. Inoltre, nella misura in cui tanto il suo essere quanto il suo agire dovevano contribuire ad esprimere l’opera redentrice divina, dovendo rafforzare proprio la dimensione umana del mistero di Dio incarnato, diventa comprensibile come Maria possa essere l’archetipo e la forza che trasmette, a iuta l’uomo, (ogni uomo) che cerca la salvezza”.
Il Concilio Vaticano II ha incluso Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa
Di fronte al rischio di incentrarsi sulla sua figura individuale e suoi privilegi dando adito all’impressione di una figura grande ma isolata il Concilio Vaticano II l’ha inclusa “nel mistero di Cristo e della Chiesa” (LG, 52):
- di fronte a Cristo Maria è riconoscibile nella sua maternità verginale come l’ancella che coopera nella comunicazione all’umanità dell’avvenimento redentivo;
- di fronte alla Chiesa, Maria è la prima rappresentante della comunità redenta, colei il cui essere e la cui azione sono impressi in modo indelebile e ineliminabile nella Chiesa. Poiché Cristo crocefisso è entrato ed entra nella Chiesa in modo sacramentale, il rapporto fra Maria e la Chiesa ottiene, dopo la conclusione della fase dell’avvenimento storico di Gesù, il suo significato peculiare e quindi soltanto il mistero di Maria, “donna eucaristica”, può schiudere la ricchezza che è necessaria per il tempo presente. La Chiesa riceve in modo permanente Cristo, lo porta in sé e guida a lui nuovi membri. Attraverso questo processo, il corpo spirituale e mistico di Cristo, viene diffuso nella vita del mondo, generando nuova vita soprattutto attraverso il sacramento originario della vita (il battesimo). Poiché qui la Chiesa riceve e trasmette Cristo, essa è, come Maria e con lei, madre di Cristo, divenendo, però, anche madre di tutti i credenti che ne costituiscono il corpo.
Queste argomentazioni teologiche mariane, solo alcune, di Leo Scheffczyk nel libro citato ci rivelano una meravigliosa e organica teologia conciliare che vale la pena conoscere e far conoscere come prezioso aiuto al Catechismo della Chiesa Cattolica e al suo Compendio.