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Andrea Mandelli: «Ti regalo la mia molla». La sua vita alla GMG di Lisbona

Autore:
Mandelli, Antonio
Fonte:
CulturaCattolica.it
Un evento particolare nella Giornata Mondiale della Gioventù: la mostra su Andrea Mandelli, un giovane straordinario. L'ho incontrato e la sua testimonianza penso sia una ricchezza per tutti, e sono lieto perché la sua breve e intensa vita sarà proposta con questa mostra ai tanti giovani del mondo.
«Cercate ogni giorno il volto dei santi...»: impariamo a conoscerli e cerchiamo la loro compagnia

Presentazione della mostra ANDREA MANDELLI «I’ll gift you my spring»


Perché una mostra su Andrea? Non è stato canonizzato; ci sono solo stati contatti con l’ufficio della curia di Milano che segue le cause dei santi, presso il quale è stata depositata una voluminosa documentazione.
Ci sono contatti continui, cioè preghiere, con lo Spirito Santo, che risulta essere molto competente in questa materia.

Andrea è deceduto a quasi 20 anni di età, per un osteosarcoma, una aggressiva forma di tumore osseo, che ha avuto la meglio dopo poco più di due anni di terapie. Il mistero di queste giovani vite che il Signore chiama a sé è tutto affidato a Lui, che ce lo spiegherà quando entreremo, si spera, anche noi nella vita eterna, perché siamo fatti per l’Eterno.

A ben guardare non è neanche un caso raro di morte per malattia in età giovanile, purtroppo!
E allora perché una mostra?
Per alcuni aspetti della sua vita, della sua testimonianza di vita di fede che si è ritenuto essere molto significativa per i giovani, e anche per i meno giovani.

La fede di Andrea era fatta certamente di fedeltà ai momenti fondamentali della vita cristiana, fedeltà alla vita sacramentale, e, come si è cercato di spiegare nella mostra, soprattutto una fede che Andrea ha giocato in tutti gli aspetti della sua giovane vita.
Ogni aspetto della vita: lo studio, le amicizie, lo sport, le iniziative culturali, le iniziative organizzative, la malattia, era vissuto da Andrea come circostanza attraverso la quale il Signore si faceva presente e lo interpellava, gli chiedeva di verificare se davvero Cristo era il centro della vita e la risposta al suo desiderio di felicità.

La mostra è organizzata per periodi della sua vita

Una prima parte (CHILDHOOD: A LIVING CONTEST) racconta come Andrea è stato preparato, si è preparato, fin da ragazzetto a questo compimento della sua vita, come a una vocazione.
Questo per sottolineare l’importanza della educazione, cioè di uno sviluppo della persona a stare di fronte alla realtà, tutta la realtà della quale nulla è escluso, come segno della presenza di Dio nella vita dell’uomo; una educazione che si è svolta in famiglia, a scuola, con gli amici, nel rapporto con i sacerdoti, cioè con la Chiesa.

E’ un aspetto ben sottolineato nella introduzione del Card. Angelo Scola al libro sulla vita di Andrea “TI REGALO LA MIA MOLLA”. (Fin da piccolo emerge nel suo interessarsi a tutto, volendo mettere le mani in pasta in tutto secondo quello sguardo positivo e costruttivo assorbito con il latte materno…)

Un pannello, che riporta per intero la omelia di don Luigi Giussani nella Messa in suffragio di Andrea, indica molto acutamente questo aspetto della sua personalità, che viene sviluppato nel prosieguo della mostra.

Una seconda parte della mostra (ADOLESCENCE: A PERSONAL DECISION – A lively faith) è dedicato al periodo che inizia con l’accesso al liceo, e fa cogliere come la fede di Andrea si gioca in un contesto che gli fa compiere un salto di maturazione.
Si vede come Andrea fosse un ragazzo pieno di vita, intraprendente, alpinista, sciatore, capace di una coraggiosa presenza cristiana a scuola, impegnato nella vita della politica studentesca, organizzatore di iniziative culturali, capace di amicizia con tutti, una amicizia come guida al destino (Dio), capace di rapporti con tutti quelli che incontrava.

Una frase scritta da Andrea sulla sua agenda sintetizza molto bene il modo di esprimere la sua fede: il cambiamento non è diventare buoni ma la Sua Presenza.

Una terza parte (ADOLESCENCE: A PERSONAL DECISION – The personal step, in the companionship of Christ), riguarda il periodo del passaggio ad un altro liceo e l’insorgere della malattia.

Nonostante le limitazioni imposte dalla malattia e dai ricoveri in ospedale per le terapie, la sua intraprendenza e la sua creatività non vengono assolutamente frenate.
Fonda con gli amici il giornale della scuola, al quale viene dato lo sfidante titolo Attenzione Pericolo di Vita e di Morte. Sempre, per ricordare agli altri studenti che si può correre il rischio di vivere una vita insignificante, morta.
Canta con gusto e passione nel coro polifonico.
Crea la Studenti Card, della cui Associazione sarà Vicepresidente, per facilitare gli acquisti di libri, l’uso degli spazi sociali e ricreativi, corsi gratuiti di sostegno.
Promuove gite sciistiche con gli amici.
Realizza con gli amici una sede per gli incontri degli studenti di Gioventù Studentesca, partecipando personalmente ai lavori di ristrutturazione, pulizia, trasporto e installazione dei mobili.

Tutto questo non per un dinamismo, un attivismo finalizzato a far dimenticare quanto stava accadendo.

Andrea inizia a vivere ogni istante con la chiara percezione che esso è il luogo dell’incontro con Cristo, e per questo vive con altrimenti inspiegabile serenità la difficile condizione della malattia.

La sua presenza e la testimonianza della sua fede, si impongono agli studenti della scuola perché è una fede pronta a paragonare tutte le esperienze con i desideri più veri e profondi del cuore, che è fatto per la bellezza, la verità e la giustizia, per verificare se Cristo è la risposta a questi desideri, già ora.
E’ un cristianesimo non basato sulla osservanza di leggi morali, schemi e ritualismi, ma fondato sulla immanenza di Cristo in tutte le circostanze e sostenuto da una amicizia fondata su Cristo che valorizza tutto.

Anche quando, con fatica, è allo studio, non può non domandarsi e scrivere a una amica: Cosa c’entra il mio studio della filosofia con la Gloria di Dio?

I suoi amici sono per lui presenza di Cristo, addirittura una presenza fisica e, dall’ospedale, scrive agli amici: Non è paura della terapia, per il dolorel’unico dolore è che viene a mancare la presenza fisica di Cristo che è in voi; presenza fisica, non per modo di dire.

E che l’amicizia è una compagnia (intensa, affettuosa, per niente sentimentale), sul biglietto che accompagna il regalo natalizio che fa all’amica Angela, scrive sai quale è il valore di un amico? Quello di ricordare all’altro il fatto che, come una molla, lo ha spinto a cambiare la propria vita rendendolo veramente felice!! Ecco la mia molla. Il regalo era la molla di una biro. Tutto, anche la molla di una biro, era richiamo al Destino per cui si è fatti.
Da qui il sottotitolo della mostra e del libro sulla vita di Andrea.

THE EXPERIENCE OF THE ILLNESS: A TOTAL YES è la quarta parte della mostra dedicata alla fase finale della malattia e alla morte di Andrea.

Andrea matura la piena consapevolezza che la vita consiste nel dono totale di sé.

Carissimi a cosa serve la vita se non per essere data? Io adesso sono a completa disposizione

Ha abbracciato la sua malattia come modo concreto, la circostanza con la quale il Signore lo chiamava. Andrea aveva ben chiaro che il suo destino era la vita, ma la circostanza era la morte.
Dire ho il cancro e devo morire non è un ragionamento, è un cedere psicologico. Se sei chiamato alla vita, se il tuo destino è la vita, ti dice che sei fatto per la vita, vuol dire che questo prevarrà sulla circostanza della morte, che c’è qualcosa d’altro o un’altra posizione; se non ci fosse un’altra posizione, qualcosa d’altro per cui il destino trionfa, allora tutto è destinato a diventare niente.

Questa coscienza non è stata suscitata dalla malattia (Andrea non ha scoperto Gesù nella malattia), semmai si è precisato che questa era la sua vocazione. La vocazione non come una particolare chiamata spirituale, ma una circostanza attraverso la quale Dio si fa più precisamente presente nella vita, che è data per Lui. Per questo scrive:

Se Dio ci dà questo è perché la nostra vita sia totale. Bisogna dire un “Sì” a Cristo che sia totale.

E subito dopo aggiunge:

La pienezza della vita sta nella verginità e nella morte. Ne sono gli atti supremi.

Nella verginità, cioè nello stare di fronte a tutta la realtà per quello per cui è realmente fatta: segno della presenza di Dio; nella morte perché è l’inizio dell’eterno, perché siamo fatti per l’Eterno.

Ok. It’s ok, let’s go! Sono le sue ultime parole

La parte finale della mostra TESTIMONIES OF HIS FRIENDS, è preceduta dall’immagine di una scultura che rappresenta Dio che crea Adamo, un particolare della Cattedrale di Chartes, che Andrea portava sempre con sé, anche in ospedale. Sul pannello è riportata una preghiera scritta dalla mamma Sofia, che è stata il cuore della vita di Andrea e di tutta la famiglia.

In questa parte della mostra sono riportate alcune delle innumerevoli e significative testimonianze degli amici. Dalle più semplici a quelle di chi poi ha fatto scelte di vita vocazionale, o ha assunto responsabilità di rilievo nella vita della Chiesa, o ha coperto significative responsabilità imprenditoriali.
Fra queste testimonianze c’è anche la scuola intitolata ad Andrea, fondata a Milano da alcune famiglie di amici, che propone un metodo educativo che è stato certamente alla base della crescita della personalità di Andrea.

Ma tutto quanto detto si capisce meglio visitando la mostra.

La mostra alla GMG di Lisbona
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