‘Cristiano della domenica’ e ‘ateo feriale’?
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Gli antichi saggi riconoscevano che non esiste nel mondo una società senza religione e senza politica. La tensione religiosa dell’uomo verso il cielo si riflette anche nei rapporti verso i propri simili. A sua volta i rapporti politici, intesi come arte della comune convivenza, non possono non tener conto delle norme religiose. Tuttavia l’offuscamento che esiste nell’uomo a causa del peccato, infrangendo il piano divino, porta nella vita degli uomini il vizio e l’ingiustizia, ponendo tutto il mondo sotto il potere nel male (cfr 1 Gv 5,19).
Normalmente la politica si costruisce attorno al potere. Sappiamo che non esiste potere che non sia da Dio (Rm 13,1); quindi il potere esistente è stabilito da Dio. Il potere di alcuni e la sottomissione al potere di altri sussiste nel tessuto provvidenziale della creazione. Ma forse che ogni disposizione del potere dominante corrisponde alla volontà di Dio? Forse che il potere costruisce rettamente la vita sulla terra ed aiuta, o almeno non ostacola, le persone nel cammino verso la vita eterna? L’apostolo, sviluppando il suo pensiero sopra accennato, dice: “Chi si oppone all’autorità si oppone all’ordine stabilito da Dio, e quelli che si oppongono si attirano addosso la condanna. I governanti non si devono temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi dunque non temere l’autorità? Fai il bene e ne avrai lode” (Rm 13, 2-4). Così, per adempiere il suo compito, il potere deve servire Dio e compiere il bene.
In alcune tradizioni culturali il potere laico e spirituale coincidono. Questa comprensione del potere indiviso, a volte perfino divinizzato, aveva luogo nel mondo antico. I faraoni, i governanti di Sparta, i magistrati ateniesi e gli imperatori romani svolgevano funzioni sacrificali. Giunto nel mondo Cristo Salvatore, molte persone desideravano vederlo come un imperatore di questo mondo. Ma lui disse: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18, 36). Per questo motivo la Chiesa di Cristo non assume su di sé i pieni poteri dell’autorità laica. Il potere dello stato ha la missione di compiere il bene, di difenderlo e sostenerlo, ma la bontà fiorisce nel cuore degli uomini e la Chiesa fa di tutto per coltivare questo tesoro.
A volte si dice che la Chiesa ortodossa desidera diventare chiesa di stato. Ma questo serve alla Chiesa? Il periodo sinodale della Chiesa russa, che in quel tempo subiva una forte pressione da parte dell’apparato statale, non si può chiamare un tempo di fioritura di tutti i settori della vita ecclesiale. Gli interventi di esproprio dei beni ecclesiali, che hanno preceduto ed accompagnato questo periodo, hanno portato i vescovi ed i sacerdoti ad una umiliante dipendenza dal potere laico. Naturalmente imperatori ed imperatrici non attentavano alla purezza della dottrina cristiana e non si intromettevano in problemi dogmatici. Ma gli stretti abbracci del potere statale ostacolavano la nostra libertà. Non vorrei questa situazione per il futuro della Chiesa ortodossa russa. “Siete stati comprati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini” (1 Cor 7,23), dice la Sacra Scrittura. La Chiesa deve essere separata dallo stato.
In ogni modo la costruzione della società e dello stato senza Dio è destinata al fallimento. Lo testimonia la storia del XX secolo. Migliaia di innocenti uccisi, confessori, laici devoti che hanno sopportato la calunnia ed i tormenti per Cristo potrebbero ripetere con l’Apostolo: “Siamo ritenuti impostori ed invece siamo veritieri, sconosciuti eppure siamo notissimi, moribondi ed ecco che viviamo, puniti, ma non messi a morte, afflitti ma sempre lieti, poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla ed invece possediamo tutto” (2 Cor 6, 8-10).
In tutti i tempi della Chiesa i cristiani hanno testimoniato con la loro parola, con la loro azione ed il loro comportamento che la fede non può essere separata dalla vita. Se l’uomo crede veramente in Cristo osserva ovunque i suoi precetti: al lavoro, in famiglia, in ogni opera pubblica. Se egli si sdoppia in ‘cristiano della domenica’ e ‘ateo feriale’, necessariamente si separa da Dio, dal vero scopo della sua vita e, di conseguenza dalla vera pace e dalla gioia. Se la società riduce la fede ad un museo o dentro le mura di un edificio ecclesiastico, vivendo normalmente come se Dio non esistesse, è destinato al fallimento.
L’Unione Sovietica fu uno stato forte, ma essendo costruito sull’idea dell’autosufficienza dell’uomo, sulla forza ‘onnipotente’ della sua volontà, della sua ragione, sulla negazione di Dio, esso cadde, come cade ogni altra costruzione che si ispira alla Torre di Babele. Certo dobbiamo riconoscere la virtù di milioni di uomini che nel periodo sovietico hanno lavorato sinceramente per il bene della Patria, per migliorare la vita nel futuro. Alcuni di loro si consideravano atei, non per loro colpa, infatti “come potevano credere a Colui del quale non avevano mai sentito parlare? Come ascoltarne la parola se nessuno ne aveva loro parlato?” (Rm 10,4). Quello che abbiamo dovuto provare, noi ministri della Chiesa, difendendo gli interessi della chiesa di fronte ai potenti di questo mondo, lo giudicherà Dio e la storia.
Oggi sono cambiate molte cose, ma noi dobbiamo comprendere che nel libro dei destini umani non esistono pagine bianche, e ricordare che non si può rendere l’uomo felice senza far conto della sua libertà. La politica non è chiamata ad incoraggiare la superbia e neppure ad accontentare servilmente le voglie della folla, e neanche a favoreggiare in modo adulatorio vizi perversi, ma con un’azione responsabile ed attenta deve favorire il bene del popolo per la gloria di Dio.
La Chiesa è estranea alla politica nel senso che non pretende di occupare il potere mondano e non prende parte alla lotta politica, ma questo non significa che noi intendiamo estraniarci dalla vita della società, dai problemi che interessano la persona. Il Signore ci ha mandati nel mondo (Gv 17,18) per essere luce del mondo (Mt 5, 14) per essere buon esempio di fede viva, profonda speranza e di vero amore.
La secolarizzazione della coscienza politica si rispecchia in modo del tutto negativo nei rapporti fra religione e politica. Un rapporto utilitario nei confronti della religione è pericoloso per i politici. Vorrei ricordare a tutti quelli che sognano, oppure già tentano di sfruttare ‘le risorse religiose’, le parole di Jurij Samarin, un pubblicista e filosofo russo: “La fede non è un bastone; nelle mani di chi la tiene in mano come un bastone per difendere se stesso e spaventare gli altri, essa si dissolve in schegge”…
Purtroppo oggi la politica è compromessa dal politicismo. Fra i giovani certamente, ma non soltanto fra di loro, si diffonde l’opinione che l’attività politica sia qualche cosa di sporco, di vergognoso. Questo stereotipo è pericoloso perché impedisce di entrare in politica a coloro che desiderano veramente il bene del popolo e facilita l’afflusso di tutta una serie di avventurieri.
La Chiesa è aperta agli uomini di qualsiasi corrente politica, esclusi quelli che approvano il peccato, Noi non dividiamo i parrocchiani secondo l’appartenenza politica. A differenza dei sacerdoti, i laici possono essere iscritti nei partiti ed impegnarsi nell’attività politica. Naturalmente a meno che questa attività non impedisca di essere cristiani o sia contraria alla coscienza cristiana…
Nelle alte sfere è tipico dell’attività politica di non offrire sufficienti informazioni alle masse, di escludere la possibilità alle stesse di prendere decisioni o di partecipare a prendere decisioni di comune interesse. Tutto questo si riflette in modo negativo sull’aspetto morale dell’uomo. Come ministro della Chiesa so che tutto si accomoda attraverso l’autorità del partito; il partito non riesce ad essere utile per tutti.
Prendere decisioni da cui dipenda il destino o la vita di milioni di uomini non è tanto un privilegio quanto un pesante fardello, una prova che non si può vincere senza l’aiuto di Dio, senza possedere il dono della saggezza e la capacità di sacrificarsi per gli altri, il dono di un cuore capace di amare e il dono di uno spirito saldo. La fortuna dei disonesti è ingannevole e di breve durata. “Che utilità ne avrà l’uomo se conquista tutto il mondo ma poi perde l’anima? Che cambio potrà dare l’uomo per la sua anima? Infatti quando verrà il Figlio dell’uomo nella gloria del Padre suo, assieme ai suoi angeli, darà a ciascuno secondo le sue opere” (Mt 16, 26-27)…
Non si può separare la Chiesa ortodossa russa dal destino del suo popolo. Perché la Chiesa ha raggiunto una grande autorità nella società? Perché la Chiesa rivolge le sue attenzioni dove c’è molto dolore, disperazione e sofferenza umana: nelle prigioni, negli ospedali, nei ricoveri per bambini, negli ospizi per anziani aiutando gli uomini a sopportare il dolore e a trovare anche lo scopo della vita.
Gli orfani abbandonati dai loro genitori sono diventati un vero flagello dei nostri tempi. Migliaia di bambini senza casa e senza che qualcuno badi a loro vanno ad ingrossare le file dei piccoli delinquenti. La dura realtà immersa nel peccato storpia spesso definitivamente i cuori gentili dei bambini. Capita che la famiglia non è in grado di alimentare i figli ed essi iniziano prematuri la vita del lavoro incontrando fatiche superiori alle loro forze e l’indifferenza degli adulti. Pur iniziando prima del tempo una vita da adulti, il bambino resta sempre bambino, bisognoso di attenzioni e di carezze.
Presso le parrocchie della nostra Chiesa si organizzano gruppi di giovani che frequentano asili infantili e ricoveri per anziani. Sacerdoti e laici accolgono i bambini e gli educano…
Altro fenomeno assai doloroso è il problema degli anziani e degli invalidi. Questa gente deve raccogliere le briciole che cadono dalla mensa dei benestanti. Presso i monasteri e le chiese esistono refettori per i poveri…
Attualmente chiese ortodosse vengono aperte in molte prigioni, dove gli stessi detenuti collaborano alla costruzione delle chiese. Per esperienza personale posso testimoniare quanto grande sia l’interesse per il Vangelo fra i prigionieri. Quanto più chiese ci saranno nelle prigioni e tanto meno saranno le prigioni. Il detenuto uscendo in libertà potrà sentirsi separato dalla società. Nascono problemi per trovare un lavoro, un appartamento, difficoltà di adattamento nella vita libera. Il compito della Chiesa e di tutta la società è di riportare questi uomini alla vita normale. Grazie alla preghiera e della parola Dio molti fanno penitenza, ritrovano speranza e pace e così si preparano ad affrontare la nuova vita.
E’ peculiare delle grandi città la presenza sulle strade di ragazzi senza casa. Secondo i dati statistici, la maggioranza di loro vivono in queste condizioni per circa un anno e dopo muoiono. L’associazione ‘Misericordia ortodossa’ nata nel novembre del 2004 viene in aiuto a questi ragazzi…
La Chiesa affronta il problema della povertà in tutti i dibattiti del paese. Il tema della ricchezza e della povertà è stato posto al centro dell’attenzione durante XI ‘Concilio popolare di tutta la Russia’, tenutosi nella primavera del 2007 a Mosca, un forum sociale nazionale che ha visto la partecipazione della Chiesa. “Tutti noi – abbiamo detto – Chiesa, stato, imprese, la società nel suo complesso, dobbiamo preoccuparci affinché fra noi ci sia un numero sempre minori di poveri, sfruttati, disperati”.
Secondo i dati ufficiali, la differenza dei redditi fra i cittadini con alto reddito e i cittadino a basso reddito nel 2006 era superiore a 15. Per questo motivo nel documento finale del Concilio è stato posto il problema di “introdurre una scala progressiva di tasse sui redditi alti e su oggetti preziosi affinché maggiori entrate siano destinate completamente a ridurre la sproporzione dei beni”…
Nella società attuale la voce della Chiesa non è adeguatamente ascoltata. Nel riservato caleidoscopio dei meccanismi di mercato, hanno la meglio le passioni umane: avarizia, fornicazione, crudeltà, vanagloria. Alcuni uomini adulti si comportano da bambini cui tutto è permesso, tutto e subito. Per grazia di Dio, l’ubriacatura di libertà incomincia a passare…
Tenendo presente tutto questo diventa del tutto attuale il problema dell’insegnamento della religione nelle scuole. L’introduzione dell’insegnamento dei “Fondamenti della cultura ortodossa” oppure islamica, liberamente scelto dagli alunni e dai loro genitori, serve non solo a superare le tendenze estremistiche, ma anche a formare i giovani ad una sana immagine della vita e a difendere i valori della famiglia. L’esperienza dimostra che nei paesi e nelle regioni, dove questo insegnamento viene impartito, serve come fattore di pace fra le nazioni e fa conoscere agli alunni la propria storia e la propria cultura educando nello stesso tempo al rispetto verso i rappresentanti di altre tradizioni religiose…
Tutti i problemi sopra esposti testimoniano la profonda malattia e la crisi del mondo attuale. Gli uomini hanno bisogno di finalità chiare e di orientamenti concreti. Dobbiamo ricordare che una società capace di rianimare la vita può essere costruita soltanto nell’armonia dell’anima e del corpo. La politica si interessa soprattutto di costruire l’aspetto terrestre, mentre la religione vuole trasmettere il significato della vita umana. L’azione del potere, priva del principio spirituale, è simile ai vani tentativi di sostenere la vita in un corpo abbandonato dall’anima. Infatti distruggendo la naturale bilancia fra spirito e materia, la società si avvicina al suo tramonto, abbandonando il posto ad altri popoli.
Soltanto nell’unità degli sforzi del potere statale e di tutte le forze positive è possibile costruire la società libera da ingiustizie e dalla violenza, dalla vanagloria altezzosa, dalla voluttà distruttiva, dall’indifferenza sazia e dall’invidia insaziabile.
La fonte di ogni potere è Dio onnipotente (Mt 28,13) che ha donato ad ogni uomo la libertà di scegliere nella vita il suo cammino. Tuttavia nella propria scelta siamo responsabili non solo di fronte a noi stessi, ma anche di fronte al nostro prossimo. L’attività politica è un servizio particolare. Esso presuppone il potere sugli altri, ma nello stesso tempo impone una grande responsabilità. “Se temerete il Signore e lo servirete, se ascolterete la sua voce e non vi opporrete ai comandamenti del Signore, e camminerete assieme al vostro re sulla via indicata dal Signore Dio vostro, allora la mano di Dio non sarà contro di voi… ma se farete il male, allora voi perirete assieme al vostro re” (1 Re 12, 14-25). Così serviremo l’un l’altro “ognuno con il dono ricevuto, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4, 10).