Russia - Rassegna stampa, 22 gennaio 2008
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A. Leščinskij, Le divisioni nella Chiesa russa oggi, «NG Religii», 16 gennaio
Le divisioni sono una piaga nel mondo cristiano, e anche all’interno dell’ortodossia e del cattolicesimo.
Nel mondo ortodosso oggi non sono poche le Chiese che si autodefiniscono tali, oppure diocesi, comunità e gruppi che rifiutano di sottostare alle strutture ecclesiastiche ufficiali. Nell’ortodossia russa sono più di 30 le formazioni che si ritengono ortodosse ma rifiutano di sottostare al Patriarcato di Mosca. Alcune di esse sono registrate dal Ministero della Giustizia della Federazione Russa e dai corrispondenti organismi all’estero. Si definiscono «ortodossia alternativa», oppure «Chiese libere».
Tali strutture, molto differenziate tra loro, secondo l’autore possono classificarsi secondo tre tipologie fondamentali.
1. Chiese locali autocefale: sono 15, generalmente permangono nella comunione eucaristica, ad eccezione della Chiesa ortodossa americana che finora non è riconosciuta da nessuno degli antichi Patriarcati.
2. Strutture parallele che stanno staccandosi dalla Chiesa madre. Talvolta passano a un’altra struttura (come la diocesi di Surož, che da Mosca è passata a Costantinopoli). Ma c’è un’altra variante di separazione, più radicale, quando si crea uno scisma (il Patriarcato di Kiev oppure le divisioni che si osservano oggi nella Chiesa ortodossa russa all’estero).
3. Strutture che non vogliono sottostare a nessuna Chiesa locale, e i cui rappresentanti non si ritengono scismatici, ma dichiarano di appartenere a comunità che testimoniano al mondo la fede autentica. È il caso di alcune Chiese di vecchi credenti o di vetero-calendaristi, dei «veri ortodossi» e della Chiesa autonoma con centro a Suzdal’.
All’interno di questo gruppo c’è un o spettro molto variegato, si va da strutture che serbano le tradizioni del passato (come i vecchi credenti e i vetero-calendaristi), a strutture innovative che presentano visioni estremamente liberali. Tra esse la Chiesa ortodossa della Madre di Dio Sovrana, la Chiesa ortodossa evangelica e altre ancora, spesso assai lontane ormai dall’Ortodossia.
L’autore cita qui, come caso speciale in questa terza tipologia, le comunità di padre Georgij Kočetkov, che permangono in comunione e sotto la giurisdizione del patriarcato di Mosca pur avendo posizioni molto particolari e venendo spesso accusate di «eresia» sebbene la Chiesa ufficiale non le abbia mai definite tali.
La geografia dell’ortodossia alternativa interessa tutta l’Eurasia, e anche l’America.
Qual è il motivo di queste divisioni e scismi nell’ortodossia?
Vi sono cause strettamente ideali, quanto politico-sociali. Nei casi più gravi, la divisione viene sanzionata dall’anatema, che negli ultimi 20 anni è risuonato raramente, perlopiù nei confronti di chi aveva attizzato scismi o di sacerdoti disobbedienti (al Sinodo dei vescovi del 1997 sono stati anatemizzati senza alcune tentativo di dialogare con loro Filaret Denisenko e padre Gleb Jakunin).
Esistono anche dei casi in cui si tenta un dialogo: già negli anni ‘60-70 la Chiesa ortodossa russa aveva avviato un dialogo con i vecchi credenti, e per alcuni anni aveva consentito ai propri sacerdoti, in circostanze particolari, di confessare e comunicare vecchi credenti e anche cattolici. Tale pratica è stata abolita nel 1986.
Il dialogo con i vecchi credenti si scontra con difficoltà, a motivo della diffidenza di questi ultimi, che temono di perdere la propria identità. Il 18 novembre 2007 si è tenuto a Mosca il Sinodo della Chiesa dei vecchi credenti in Russia, che ha confermato posizioni di rifiuto di ogni possibile unione.
Con la Chiesa ortodossa russa all’estero è stato firmato l’Atto di comunione canonica il 17 maggio 2007, ma all’interno di quest’ultima sono apparse formazioni dissidenti con cui non viene condotto alcun dialogo, mentre vengono prese misure disciplinari nei loro confronti.
Difficili i rapporti con i numerosi dissidenti all’interno dello stesso Patriarcato di Mosca, con cui pure non si conduce alcun dialogo. Il caso più evidente è il vescovo Diomid della Čukotka, le cui lettere di critica nei confronti di vari aspetti della vita ecclesiale (dall’eresia ecumenica alla necessità di convocare un Concilio della Chiesa ortodossa russa) hanno dato il via ad ampie polemiche, in particolare sul sito di radio «Radonež». La posizione più tollerante (tra quelli che si sono schierati dalla parte del Patriarcato) è stata assunta da padre Maksim Kozlov, che ha sottolineato come i problemi posti dal presule siano molto seri, esistano da tempo e preoccupino molti fedeli ortodossi.
La situazione si presenta in questo caso ambigua, perché nonostante le critiche alla gerarchia, il vescovo non è stato sospeso o trasferito, né tanto meno scomunicato. Del caso non si è parlato al Sinodo (o perlomeno non risulta dai verbali), e i problemi da lui sollevati restano irrisolti. I fedeli possono avere l’impressione che Diomid abbia toccato temi tabù, che non si permette di affrontare, e non è un caso che intorno a lui si coagulino nuove forze di carattere conservativo. Se la Chiesa vuol evitare un nuovo scisma, che ormai si delinea all’orizzonte, deve aprire un dialogo disposto a mettere sul tappeto i problemi che preoccupano il clero più conservatore.
Le relazioni tra le diverse strutture alternative sono complesse e tutt’altro che univoche. È difficile che esista un dialogo tra i singoli gruppi dissidenti, anche se per esempio il Patriarcato di Kiev dialoga attivamente con la Chiesa ortodossa autocefala ucraina.
Tratto comune - in genere - di questi gruppi alternativi è il rifiuto della cosiddetta «sinfonia» tra Stato e chiesa; un altro elemento comune è la condanna dell’ecumenismo. C’è chi condanna alcune Chiesa locali ortodosse per aver introdotto almeno in parte il calendario gregoriano.
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Convegno su missione e giovani a Mosca, «blagovest-info.ru», 21 gennaio
Il titolo del Convegno, tenutosi il 20 gennaio, è «Forme e metodi del lavoro missionario con i giovani»; i lavori sono stati aperti dal vescovo Mark Golovkov e vi hanno partecipato celebri predicatori e missionari come il diacono Andrej Kuraev e l’igumeno Petr Meščerinov, e altri ancora.
La relazione introduttiva è stata affidata a Meščerinov, sulle modalità della missione oggi nel nuovo contesto sociale; questi ha parlato di un «rischio» da correre per cercare nuove strade di missionarietà, in modo da far sì che «le verità del Vangelo siano recepite dai nostri reali, concreti concittadini». Dopo la catastrofe spirituale, oltre che morale, sociale, culturale e demografica, subita dalla Russia nel XX secolo, il Paese è oggi in potere di una nuova potente religione, la «religione del denaro». È proprio ai suoi adepti che oggi deve parlare il missionario. Di quali risorse dispone oggi la vita ecclesiale per realizzare la missione in questa situazione? Purtroppo la mentalità dominante impera anche nella vita ecclesiale, e questo è il primo fattore che ostacola lo sviluppo della missionarietà.
Padre Petr ha puntualizzato il concetto di «indivisibilità della Chiesa dalla società» dal punto di vista ecclesiologico, rischioso se si perde di vista che la Chiesa non deve servire il popolo, bensì Cristo nel popolo; altrimenti la Chiesa cessa di essere un punto di riferimento morale e di fatto giustifica la condizione in cui vive il popolo. Proprio ritornare a questa visione universale della missione cristiana darà nuovo impulso alla missione e alla catechesi, chiamate a «rivelare alle genti l’ortodossia non come una cosa del passato, come un’eredità di vita popolare da rianimare. L’autentico cristianesimo ortodosso è ciò che dà un’energia di vita conferita dalla Grazia alla gente ora, è il bene più prezioso sulla terra, una verità universale, la via all’immortalità e alla felicità in Cristo, all’unica esistenza degna dell’uomo».
Anche padre Maksim Pervozvanskij, direttore della rivista «Naslednik» ha sottolineato che la cosa principale nella missione è Cristo stesso e la testimonianza personale di Lui. Così pure l’igumeno Evmenij Peristyj, del Dipartimento missionario del Patriarcato di Mosca si è detto convinto che non si tratta di convertire la gente a un comportamento ortodosso, ma di aiutarla a fissare le sguardo sulla Persona di Cristo.
Mostra sull’architettura delle chiese cattoliche in Russia, «blagovest-info.ru», 21 gennaio
La mostra si è aperta il 20 gennaio nella chiesa cattolica di Kursk, nel 145° anniversario dell’arrivo dei primi polacchi nella città. Nel settembre 2006 i cattolici polacchi a Kursk hanno celebrato i 110 anni della loro chiesa parrocchiale. Tra i membri più famosi della comunità c’è stato anche Kazimir Malevič, che qui si era sposato e aveva battezzato i figli.
Centri islamici intenzionati a intensificare il lavoro nelle forze armate, «blagovest-info.ru», 21 gennaio
Questa una dichiarazione fatta all’inizio di gennaio dal vicepresidente del Consiglio dei mufti della Russia, Damir Gizatullin.