Cristo: desiderio e speranza
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Mi ha colpito la preoccupazione con cui il Presidente Napolitano, nel messaggio di fine d’anno, ha parlato dei giovani, della possibilità che i giovani perdano la speranza. Spesso li percepisco così: sfiduciati, incerti circa il futuro, chiusi in un individualismo favorito dalla confusione politica ed economica dell’attuale momento storico. Il pensiero mi spinge ad una riflessione più generale. Normalmente la vita è concepita e sentita così: la giovinezza come l’età dei grandi desideri, rispetto ai quali il tempo che passa rende più realisti. Concretamente ciò significa o che si rinnegano quei desideri o che si riduce lentamente la speranza di vederli soddisfatti.
Non così è la parabola della vita di chi cerca Dio e Lo conosce in Cristo: una vita nuova capovolge il rapporto tra giovinezza e maturità. Il tempo accresce il desiderio di Lui e più intenso diventa questo desiderio, più sperimentabile e vicina si prova la speranza di quella felicità presentita, di quella pacificazione del cuore che Lui fa sorgere e intravedere. Il tempo Lo avvicina nel proprio cuore, avvicina la speranza di appartenerGli, di abbracciare ciò che desideriamo. Il tempo mette sempre più a fuoco la coincidenza della propria sete di felicità con Lui, lo stare con Lui nella sua amicizia e familiarità. La felicità piena si presente in questa speranza, si incrementa come sicurezza del cuore. La speranza si traduce nell’esperienza, che la coscienza avverte, della definitività della Sua presenza, della Sua esistenza come punto di non ritorno, radice della propria letizia, salvezza della propria vita.
La risposta di Cristo all’attesa e alla preghiera del cuore è l’intensificarsi della domanda di Lui, il presentirne l’avvicinarsi: risponde facendosi desiderare e l’intensità del desiderio accresce la speranza di abbracciarlo, una speranza che dà al cuore il sentore della sua realizzazione ogni giorno più vicina.