Legge 40 ancora sotto attacco
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Infatti registriamo la scelta di alcune associazioni che, appoggiate da una parte della magistratura e dell’avvocatura in Italia, cercano di modificare a colpi di sentenze la Legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita. Sono stati depositati infatti i ricorsi contro il divieto alle tecniche eterologhe. Dieci coppie chiedono di poter tentare di avere un bambino avvalendosi della donazione di gameti (ovuli e sperma) appartenenti ad estranei. Naturalmente l’Italia non è il solo paese in cui sono presenti queste discussioni e i ricorsi giudiziari. Ad aprile la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato incompatibile con la Convenzione dei diritti dell’uomo la norma della legge austriaca che proibisce l’impiego di gameti eterologhi. La norma austriaca è identica a quella italiana, e secondo la Corte viola gli articoli 8 (divieto di discriminazione) e articolo 14 (diritto al rispetto della vita privata) della Convenzione. Questo naturalmente rasenta l’assurdo: invocare i diritti dell’uomo per violare quelli di un altro, l’embrione, che sarebbe veramente discriminato perché si sceglie di farlo nascere senza che possa conoscere uno dei suoi genitori; non perché sia accaduta una tragedia e rimanga orfano prima della nascita, ma per rispondere alla scelta un po’ egoistica dei suoi genitori, senza contare il fatto che il rischio di scegliere il tipo di donatore in base a caratteristiche etniche e genetiche sarebbe una scelta “da catalogo”. E questo proprio quando in questi giorni la corte Suprema di Cassazione ha stabilito che la coppia che dichiara di voler adottare un bambino non può scegliere l’etnia e il colore della pelle, perché se lo pretendesse sarebbe esclusa dalla lista dei genitori che possono adottare un bambino. Sarebbe quindi veramente curioso che venisse accolto il ricorso bolognese presentato il 6 maggio da una coppia dove l’uomo ha una sterilità conclamata. Ma questo non è il primo attacco “giudiziario” alla Legge 40, perché nel 2009 la Corte ha dichiarato incostituzionale la norma dei tre embrioni, affermando il diritto-dovere del medico di decidere insieme alla coppia la metodica più appropriata e dunque anche il numero di embrioni da produrre, e sempre su questa linea lo scorso gennaio è arrivata la sentenza del tribunale di Salerno, che ha accolto il ricorso contro il divieto alla diagnosi preimpianto presentato da una coppia con malattia genetica. Come già scritto in precedenti articoli, queste sentenze trascurano il fatto che i dati scientifici e le tecniche dicono che più di tre embrioni non aumentano la probabilità di successo e anche la salute della donna corre gravi rischi se si impiantano molti embrioni. Da ricordare poi che la selezione o il congelamento degli embrioni sono contrari all’etica morale. Ma forse con il ricorso contro il divieto della fecondazione eterologa si vuole tornare al far-west etico prima delle Legge 40, come si può intuire dal caso di pochi giorni fa di una donna di 57 anni che è diventata mamma grazie ad un’ovodonazione chiesta ad un centro estero.
Tutte queste sentenze e questi tentativi contrastano coi risultati raggiunti dalla Legge fino ad oggi, sia in termini di numero di coppie che hanno usufruito delle PMA (tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita): sono infatti aumentate, come anche le garanzie mediche per le donne, sia in termini di diritti, visto che nell’art.1 viene affermato: “assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”. Forse è proprio da questo che nasce l’avversione a questa legge, essa deriva più da motivi politici che scientifici. Colpisce che la magistratura si ponga al servizio di disegni che tendono a sovvertire una legge dello stato confermata anche da un referendum popolare.