Scalfari, o del gioco delle tavolette
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Se dico “diavolo”, la gente pensa a un tizio con la faccia dipinta di rosso, la calzamaglia rossa, il mantello rosso, la coda di gommapiuma, le corna e il tridente di plastica e si mette a ridere. “Come può esistere un tizio così ridicolo?”. Eh già, quel tizio fa di tutto perché la gente lo creda talmente ridicolo da non potere esistere. In realtà non è per nulla ridicolo. E’ spaventoso. Se dico “diavolo”, smettete di pensare alle calzamaglie rosse. Accendete la televisione e guardate Eugenio Scalfari che parla della lettera del papa con Lilli Gruber a Otto e mezzo. Il vecchio Eugenio non è certamente il diavolo, anzi non escludo che possa riconoscere la verità in extremis, ma le sue parole sono diaboliche. Le inconfutabili prove filosofiche dell’esistenza di colui che è mentitore e padre di menzogna sono tutte lì: nel profluvio di spudorate menzogne, basate sulla estrema e sistematica deformazione della verità filosofica e storica, che escono dalle vecchie labbra e dalla vecchia gola raucedinosa del vecchio trombone dell’ancien régime di sinistra stipendiato da noi plebei pagatori di tasse di centrodestra. Menzogne, menzogne, menzogne. Sicuramente ispirato dal tizio in cui neanche crede, il trombone sostiene che papa Francesco toglierebbe ogni assolutezza alla verità, dando così ragione ai relativisti, e che negherebbe la trascendenza propugnando una sorta di immanentismo panteistico, che per la cronaca è la divinizzazione pagana-buddista dell’insieme delle cose che esistono. Aggiunge infine che fatti storici quali la lotta per le investiture e le crociate dimostrerebbero in maniera inequivocabile che la Chiesa avrebbe sempre mirato ad acquisire abusivamente il potere temporale. Sorvolo sulle menzogne a proposito di relativismo e immanentismo, talmente spudorate che si commentano da sole. Ma sulle menzogne storiche no, non sorvolo.
Vediamo prima la lotta per le investiture, che vide contrapporsi negli ultimi decenni dell’XI secolo l’imperatore Enrico IV a papa Gregorio VII. Per tagliare corto, non è vero che i papi hanno sempre cercato di rubare il potere temporale ai governanti. E’ vero esattamente il contrario: i governanti hanno sempre cercato di controllare il potere spirituale della Chiesa. In estrema sintesi, secondo la dottrina cattolica i governanti hanno la facoltà di governare e fare leggi (potere temporale), mentre papi e vescovi hanno la facoltà di deporre i governanti che non agiscono in conformità con la legge di Dio, che poi coincide con la legge naturale, che comprende i diritti universali dell’uomo (della distinzione fra potere temporale e potere spirituale ne parla in maniera approfondita Jacques Maritain in Il primato dello spirituale, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1927). Non sarebbe stato meglio per tutti, anche per gli atei, se il papa avesse potuto beneficiare della facoltà di deporre i governanti malvagi ai tempi di Hitler e di Stalin? A parte questo, si sa che i potenti, da che mondo è mondo, sono costantemente tentati di trasgredire la legge di Dio ossia di fare il male pure di soddisfare le loro insaziabili brame. Non sopportando dunque che i papi avessero facoltà di redarguirli e di deporli, nel corso della storia la maggior parte dei re e degli imperatori hanno cercato di sottomettere la Chiesa, di trasformarla in una serva ubbidiente, pronta a benedire tutte le scelleratezze che commettevano.
Mai nella storia è successo che un papa volesse nominare conti, re e imperatori. Invece è successo più volte il contrario. Ad esempio, nell’XI secolo l’imperatore tedesco Enrico IV pretese di nominare lui stesso i vescovi, attribuendo loro anche il titolo di conti (i famosi “vescovi-conti”), al fine di renderli suoi servi ubbidienti. Papa Gregorio VII lo scomunicò e ribadì che gli ecclesiastici non possono essere nominati dai laici. Seguì una guerra civile di quasi cinquant’anni in Germania, al termine della quale il Concordato di Worms (1122) affermò il principio della separazione dei due poteri. E per inciso, quello che non riuscì ad Enrico IV sarebbe riuscito qualche secolo dopo a Enrico VIII, che per togliersi finalmente la Chiesa dai piedi fondò la Chiesa anglicana e se ne autoproclamò capo. Molti altri governanti, invece, aderirono con entusiasmo alla Riforma protestante, che li liberava dall’obbligo di obbedire alla Chiesa ossia di non trasgredire mai la legge di Dio. E sorvolo, perché non c’è tempo, sulle politiche contro la Chiesa promosse da governanti formalmente cattolici come Filippo il Bello (re di Francia fra il 1285 e il 1314) e Giuseppe II d’Asburgo (imperatore d’Austria fra il 1765 e il 1790).
E veniamo alle cosiddette Crociate, che secondo la propaganda illuminista e illuminata sarebbero state delle guerre di aggressione condotte da cristiani violenti e sanguinari, aizzati dal papa, contro i pacifici e razionali musulmani. In realtà, le Crociate non solo furono guerre pienamente laiche combattute prevalentemente da laici per fini laici ma furono guerre lecite e doverose perfino sul piano del diritto internazionale moderno. Leggersi fondamentali studi sulle Crociate scritti da Thomas Madden e Rodney Stark. Per farla breve, nel corso dell’alto Medioevo i musulmani opprimono i cristiani in Medio Oriente e devastano tutte le coste dell’Europa, dove catturano ragazzi e specialmente ragazze per rifornire il mercato degli schiavi di Alessandria. Dopo avere conquistato quasi tutto il Medio Oriente e il nord Africa, le potenze musulmane (fra le quali primeggia la Turchia dei selgiuchidi) mirano espressamente a conquistare l’Europa per consegnarla all’Islam. Alla fine del secolo XI i cristiani decidono che è tempo di reagire e organizzano i “pellegrinaggi in armi”, il cui scopo era quello di fermare lo tsunami musulmano oltre il mare, in Terra Santa. Infatti i piccoli regni cristiani instaurati dopo la prima Crociata avevano prevalentemente natura di avamposti militari, che insieme formavano una sorta di “grande muraglia” in funzione anti-musulmana. Per tirare le somme, le Crociate furono esattamente il contrario di guerre di aggressione: furono guerre a scopo difensivo. Tutti insieme gli errori e i crimini commessi da tutti i combattenti cristiani non sminuiscono di una virgola la sostanziale legittimità morale di quelle imprese, che tennero i musulmani alla larga dall’Europa per parecchi secoli. Ma capisco bene che in quest’epoca in cui, nel nome del relativismo, non solo si permette ai musulmani di fare il comodo loro in casa nostra ma addirittura si combatte al loro fianco (vedi Obama che fiancheggia i siriani di Al Qaeda) la gente proprio non riesca a capire come mai nel Medioevo i loro antenati avessero la strana fissazione di impedire a degli aggressori spietati quanto i nazisti di distruggere la loro terra e la loro cultura.