Non sarebbe meglio imparare l’Humanae Vitae?
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Iniziamo dal fondo del solito articolo di Moia sulla demolizione di Humanae vitae:
Ultimo, in ordine di tempo ma non di importanza, il congresso annuale dei teologi moralisti (Atism) in cui, sempre a proposito di Humanae vitae, è emerso la necessità di offrire sguardi rinnovati sulla visione antropologica.
Ebbene, leggendo i nomi dei partecipanti al congresso, si scopre che sono un vero e proprio concentrato di porno-teologi: da Maurizio Chiodi a Carlo Casalone, passando per Giulio Brambilla e Basilio Petrà.
Vi consiglio di leggere il resoconto di tali “lavori”, come presentato nell’articolo di Stefano Zamboni al seguente link QUI, per comprendere a che livello di colpevole ottusità sono giunti questi porno-teologi:
- La sperimentazione sessuale - dilatata dal prolungamento di un’adolescenza interminabile - è non solo ritenuta lecita, ma è consapevolmente perseguita come modalità di crescita e apertura al mondo. L’esperienza soggettiva diventa normativa, il sentire dell’individuo e della coppia è il criterio valoriale di fondo, l’affinità emotiva conta più che la condivisione di ideali o di progetti comuni. Una tale percezione della sessualità e una tale prassi non possono essere però frettolosamente condannate, non solo perché si tratta di una condotta e di una mentalità ormai ampiamente maggioritarie ma anche perché vi si trova una ricerca di valori (reciprocità, autenticità, totalità…) che va colta e adeguatamente interpretata.
- La ricezione di Humanae vitae fatta dallo stesso Paolo VI evidenzia una clamorosa insistenza sul piano pastorale rispetto a quello dottrinale, mostrando che l’enciclica non è riducibile al solo aspetto normativo. […] La ricostruzione dell’itinerario che ha condotto all’enciclica e della dinamica di ricezione è quanto mai necessario per evitare di ipostatizzare, per così dire, l’Humanae vitae. Il compito della teologia morale è leggere l’enciclica nel suo specifico contesto storico e nei nodi teoretici che essa apre: il nesso fra coscienza e norma, il rapporto fra amore e generazione, il senso della generazione. È quanto ha sostenuto Maurizio Chiodi, che tra l’altro è stato oggetto, per i suoi qualificati interventi sull’enciclica, di veri e propri attacchi mediatici. La fecondità, per Humanae vitae, è elemento costitutivo dell’amore: il legame tra amore e generazione è un’evidenza pratica inscritta nell’incontro sponsale tra uomo e donna. Questa affermazione, che oggi incontra una incomprensione radicale, non va però piegata immediatamente sulla norma che la significa e la custodisce. In altri termini, non c’è una assoluta e automatica identità fra la verità antropologica dell’amore (il suo essere fecondo) e la norma che proibisce l’artificialità dell’atto contraccettivo.
- A partire da questi dati, Salvino Leone ha proposto di percorrere un cammino di rifondazione della norma che evidenzi maggiormente la distinzione fra atto e mentalità contraccettiva, che valorizzi il sensus fidelium e quella che Newman chiamava la consultazione dei laici in materia di dottrina e, soprattutto, accolga in modo pieno il paradigma personalista rispetto a quello biologico e giusnaturalista. Una intenzione di fondo condivisa anche da Basilio Petrà, secondo cui l’etica normativa cattolica riguardo all’esercizio della sessualità trova il suo nucleo generatore nell’affermazione che l’unione sessuale è un atto proprio ed esclusivo degli sposi, dell’uomo e della donna uniti in matrimonio e fedeli ai fini del matrimonio. In forza di tale affermazione ogni luogo diverso rende tale uso per se moralmente riprovabile. Una asserzione che si può far forte di quanto Paolo afferma sul matrimonio come unico luogo in cui la sessualità non decade in porneia. Con lui inizia quell’alleanza fra morale e diritto in ambito sessuale e matrimoniale che arriva fino al secolo scorso, quando si fa strada l’idea di una non perfetta e automatica sovrapposizione fra ambito giuridico e ambito propriamente morale. È proprio all’interno di questa novità, recepita anche da alcune posizioni magisteriali, che si aprono rinnovate prospettive di ricerca e di riflessioni, in grado forse di ridurre la distanza fra la dottrina cattolica e l’ethos occidentale contemporaneo nell’ambito dell’amore sessuale, del matrimonio e della generazione.
Tanti eruditi paroloni che hanno l’unico scopo di sdoganare la contraccezione e tutto quello che ne consegue. Del resto sono o non sono porno-teologi?
San Michele arcangelo, difendici nella battaglia
Andrea Mondinelli