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Birthe Lejeune, per la «cultura della vita» con Jérôme

Autore:
Luca Costa
Fonte:
CulturaCattolica.it
Birthe Lejeune, moglie del professor Jérôme Lejeune (deceduto 26 anni fa), è morta il 6 maggio 2020. Birthe Lejeune era vicepresidente della Fondazione Jérôme Lejeune, membro del Consiglio pontificio per la salute, Cavaliere della Légion d’honneur. Fino all’ultimo, nonostante il peso degli anni e della malattia, Birthe ha partecipato attivamente alla vita delle Fondazione creata dal marito, scopritore della Trisomia 21.
Martedì, 12 maggio, si sono tenuti nella chiesa parigina di Saint Germain l’Auxerrois i suoi funerali, celebrati dall’Arcivescovo di Parigi, Mgr Aupetit.

Di seguito il testo integrale dell’omelia di Mgr Aupetit:

“Io sono la Resurrezione e la Vita”. Questa frase di nostro Signore dovrebbe trovarsi sulla facciata di tutte le chiese in attesa che essa si inscriva a chiare lettere nel cuore di tutti gli uomini. Marta disse a Gesù: “Se Tu fossi stato presente, mio fratello non sarebbe morto”. Marta crede fermamente che Gesù abbia il potere di fermare la morte, il potere di salvare vite, proprio come fanno i medici. Eppure, si tratta di qualcosa che va ben oltre la quotidiana battaglia dei medici, consapevoli che un giorno la lotta contro la morte sarà persa. Non per Gesù. Gesù decide di resuscitare Lazzaro, di farlo tornare. Gesù è la Vita. Ogni vita viene da Lui, ogni vita torna a Lui.

Perché questo ritorno della vita alla Vita? Per imparare a amare, a amare come Dio, amare, perché Dio, che è amore, venga ad abitare in noi: “Se qualcuno mi ama e ama il Padre, noi verremo da lui e vi stabiliremo la nostra dimora”.

Amare significa passare dalla morte alla vita. Amare significa donare la propria vita.

Birthe e Jérôme Lejeune hanno voluto amare per vivere, hanno voluto vivere per amare. Ma allora, perché hanno conosciuto così tante e violente opposizioni?
Chi è contro la vita? Chi è contro l’amore? Satana, che sfigura e distrugge l’amore nel cuore degli uomini. Per questo motivo Birthe e Jérôme Lejeune sono stati attaccati. Attaccati da uomini che si nascondono dietro una falsa compassione solo per poter mascherare la propria vigliaccheria e la propria meschinità.

Satana odia la vita. La cultura della morte, dell’aborto, dell’eutanasia, della distruzione degli embrioni, tutto è frutto della sua opera su dei cuori resi ciechi da un mondo ormai incapace di riconoscere la bellezza della vita, di ogni vita, di ogni vita umana.

Eppure, Dio, dal principio, ci aveva dato accesso all’albero della vita, quando vivevamo in piena intimità e fiducia con lui. In seguito, Dio ha rinnovato la sua alleanza con Mosè: “Ecco, io metto davanti a te la vita e la morte. Scegli la vita!”.

Com’è difficile essere sconfessati dai propri amici, da coloro che dovrebbero sostenerci. All’interno della Chiesa stessa, alcuni, accecati da un’ideologia mortifera o dalla paura del giudizio del mondo, hanno combattuto con violenza inaudita coloro che, come Birthe e Jérôme Lejeune, erano portatori di un messaggio e di un’opera di amore e di vita.

Così come Gesù Cristo fu tradito, abbandonato, il discepolo che lo ha seguito con fedeltà si ritrova vittima del tradimento e dell’abbandono. A quel punto, egli può recitare, nel suo cuore, il salmo: “Se l’insulto provenisse da un nemico, potrei sopportarlo. Se un mio rivale mi attaccasse, potrei fuggire. Ma tu, un uomo del mio rango, mio familiare, mio intimo! Com’era buona la nostra intesa quando andavamo insieme nella casa del Signore!”.

Contemplando l’amore di Gesù, amore che va fino alla fine, Birthe Lejeune ha continuato la battaglia per la vita nell’amore, fedele al suo sposo che con coraggio l’aveva iniziata.

Oggi, Birthe può dire con San Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia” e può ascoltare Gesù che la invita a prendere posto accanto al suo sposo, Jérôme Lejeune, dicendole: “Entra nella gioia del tuo Maestro”.

Luca Costa

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