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Aborto: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema?

Curatore:
Leonardi, Enrico
Il tema dell'aborto è tornato nei dibattiti per una legge restrittiva varata in Texas e per la premiazione a Venezia di un film che parla dell'aborto nella Francia degli anni ‘60.

Il tema dell'aborto è tornato nei dibattiti per una legge restrittiva varata in Texas e per la premiazione a Venezia di un film che parla dell'aborto nella Francia degli anni ‘60.
Presupponendo che chi fa la scelta dell'aborto sia spinto da motivazioni varie che spesso derivano da problemi personali e familiari, che spesso sono donne lasciate sole nella difficile scelta, la domanda più giusta su questo tema è quella espressa da Papa Francesco nel viaggio di ritorno da Ungheria e Slovacchia. Rispondendo ai giornalisti su questo tema: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? la risposta del Papa e della Chiesa è chiara: "L'aborto è più che un problema, è un omicidio. Chi fa un aborto uccide. Nei libri di embriologia alla terza settimana del concepimento tutti gli organi sono già formati. È una vita umana e va rispettata. Principio chiaro. E a chi non lo capisce farei due domande: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Scientificamente è una vita umana. E per questo la Chiesa è così dura su questo argomento, perché se accettasse questo, è come se accettasse l'omicidio quotidiano".
Tornando ai due casi di attualità: il Texas, uno dei più grandi e importanti Stati degli USA ha approvato una nuova legge sull'aborto denominata ‘Heartbeat Act‘, con la quale di fatto proibisce l’aborto una volta che un medico è in grado di rilevare il battito cardiaco del feto nel grembo materno, cioè intorno alla sesta settimana. Una svolta importante che va contro la storica sentenza Roe contro Wade della Corte Suprema del 1973, che stabilì che le donne hanno diritto di interrompere la gravidanza fino alla 22esima-24esima settimana. L’unica eccezione è per emergenze mediche documentate per iscritto da un medico, ma non per gravidanze frutto di stupri e incesti.
Ma la novità non sta solo nell'approvazione di questa legge restrittiva, ma soprattutto nel fatto che con cinque voti favorevoli contro quattro contrari la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non bloccare la legge del Texas: una decisione storica che mostra come le scelte della Presidenza Trump in termini di nomine alla Corte Suprema possono radicalmente cambiare lo scenario politico su questo tema.
Il Texas si pone sulla scia di altri Stati a guida repubblicana, che negli ultimi 2-3 anni hanno promulgato analoghe leggi restrittive. Tra questi: Ohio, Alabama, Georgia, Luisiana, Kentucky. In tutti i casi, però, le Corti Supreme statali avevano bocciato le leggi.
La Corte Suprema degli Stati Uniti, per la prima volta ha dato via libera, quindi non bloccato, una legge così restrittiva in tema di aborto. E' vero, però, che l'Alta Corte non si è pronunciata sulla costituzionalità della legge, appena entrata in vigore, e ha invocato "questioni di procedura complesse e nuove". Ci saranno quindi altre battaglie legali e politiche, come mostra anche la decisione dell'amministrazione Biden di far causa al Texas, come ha annunciato il ministro della Giustizia, Merrick Garland, denunciando che il provvedimento viola le legge federali ed è "chiaramente anticostituzionale". La causa, depositata presso la corte federale del Texas, chiede a un giudice federale di dichiarare che la legge non è valida e "di vietare la sua applicazione e di proteggere i diritti che il Texas ha violato".

Per prevenire contenziosi legali, ai funzionari statali texani è stato fatto divieto di far rispettare la nuova legge. Per contrastare i trasgressori, ovvero sia per chi esegue l’aborto sia per chi lo favorisce, è prevista una sanzione pecuniaria di 10mila dollari. La legge texana, peraltro, riconosce anche le esigenze informative delle madri riguardo ai servizi a loro disposizione, nonché le possibilità di sostegno economico. Secondo le cliniche abortiste, la nuova legge texana, «ridurrebbe immediatamente e catastroficamente l’accesso all'aborto in Texas, escludendo le cure per almeno l’85% delle pazienti che ricorrono all’aborto». Il risultato sarebbe quello di «forzare le cliniche dell’aborto alla chiusura». A fronte del malumore degli abortisti a tutti i livelli, si registra la prevedibile soddisfazione dei pro-life. Students for Life stima che la legge texana andrà a salvare la vita di circa di 130 bambini al giorno, mentre un sondaggio di Kaiser rileva che metà degli Americani sono favorevoli al divieto d’aborto dal momento del primo battito cardiaco rilevato.
In un mondo occidentale dove appare sempre più chiaro un problema demografico e dove si incomincia a mettere in dubbio la strategia abortista, le élite culturali ideologiche non si arrendono e premiano a Venezia col Leone d’oro 2021 L’Evénement, il film francese che vede la protagonista Anne, studentessa universitaria single nella Francia del 1963, che scopre di essere incinta ed è determinata a tutti i costi ad abortire, e dove si racconta un clima che non esiste più viste le attuali leggi, un clima di terrore totale attorno a lei (chi abortiva fino al 1975 in Francia finiva in galera) per poter realizzare la sua vita lavorativa ed essere libera.
Ovviamente nessuna riflessione sui traumi che l'aborto può provocare sulle donne, nessuna riflessione sul fatto che la maternità non ostacola la vita lavorativa, nessuna riflessione sul valore della vita del bambino, nessuna riflessione sulle alternative all'aborto. Una ideologia che continua a volersi imporre in un mondo ormai molto diverso dal 1963, e dove non ci sono più dubbi sul fatto che la vita inizia dal concepimento.
Ma l’Occidente non è l’unica area afflitta dal problema demografico; in Cina si è registrato nel 2020 il tasso di crescita demografico più basso dagli anni ’60 del XX secolo. Si stima che la Cina perderà entro il 2050 32 milioni di abitanti e la sua popolazione sarà per un terzo ultrasessantenne. Questo è ovviamente conseguenza della politica del figlio unico praticata per decenni con aborti e sterilizzazioni forzate, il governo cinese nel 1998 arrivò a vantarsi di aver impedito 338 milioni di nascite. Proprio per questo e per i conseguenti problemi economici, il governo cinese lo scorso settembre ha deciso di varare un pacchetto di misure che includono la riduzione degli aborti. Sempre nel 2021 per porre rimedio a questo disastro demografico il governo cinese aveva aperto alla possibilità per le famiglie di avere 3 figli.

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