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In attesa del miracolo

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it
Mostra di Paola Marzoli

La persona minuta e poco appariscente di Paola Marzoli non dice adeguatamente della ricchezza e della profondità del suo sentire, dell’originalità del suo dipingere. Ne intuisci qualcosa solo osservando il suo sguardo, acuto, mobile, preveggente. (Immagine 1)
Paola Marzoli non è un’artista alle prime armi, eppure la freschezza delle sue opere, la leggerezza del suo tratto comunicano la serenità del neofita, di chi ha una visione chiara, di chi ha dei punti fermi nella vita, di chi è giunto, dopo lungo lavoro e lungo cammino, ad una semplicità di veduta e di visione.
Tra qualche giorno si aprirà presso la Galleria Schubert la mostra dei suoi ultimi quadri.
Di formazione classica, la Marzoli si laurea in architettura nel 1969 con Aldo Rossi e per molti anni lavora alla rivista Controspazio diretta da Portoghesi. Ma l’amore per la pittura è da sempre e da sempre perseguito con studio intenso, lavoro metodico e seria ricerca esistenziale. Sì, la pittura di Paola è fortemente esistenziale, quasi autobiografica. Sulla sue tele infatti possiamo seguire i passi della sua vita, le prese di coscienza, la consapevolezza di sé e della realtà che la circonda, una realtà indagata senza risparmio in un continuo coinvolgimento e messa in discussione di sé stessa.
I quadri di In attesta del miracolo dicono dell’ultimo tratto del suo cammino umano e professionale. Sono tele di grandi dimensioni e sono divise in tre sezioni: L’acqua, Il deserto, Il sorriso.
I luoghi fisici, concreti hanno avuto sempre grande risonanza nell’animo della pittrice. Tra i titoli delle opere precedenti infatti possiamo trovare Partenone, Priene, Dodona, Agrigento, Selinunte… tutti siti delle antiche religioni mediterranee. Paola ha ricercato tra quelle pietre il senso del cammino dell’uomo, come tentativo di risposta ad un cammino che anche lei stava compiendo.
Ma quella ricerca è approdata, casualmente? provvidenzialmente?, a Gerusalemme. Della grande città, ombelico del mondo, Paola rimase folgorata dal Getsemani; un’esperienza che diede avvio alla stupenda serie degli Ulivi (2005).
Da allora ogni ritorno in Terrasanta è stato foriero di idee, sensazioni profonde, vedute e visioni che hanno generato i quadri dell’attuale rassegna.
Nella sezione L’acqua Paola rende tangibili sulla tela le acque limpide e cristalline del Giordano. Le grandi tavole mostrano l’infinita miriade di sassi, sassetti, sassolini, alghe, bastoncelli che brillano nella trasparenza dell’acqua, attraverso i bagliori della luce sulla corrente del fiume (Immagine 2). L’acqua è millenario simbolo di purezza e purificazione, di vita e rigenerazione, tanto che segna anche esistenzialmente una sorta di rinascita nell’animo della pittrice, che da questo momento in poi abbandona le fredde ed asettiche geometrie delle visioni architettoniche rinascimentali ed archeologiche delle tavole precedenti. Il tappeto di sassolini pare un mosaico (Immagine 3), i quadri sono giocati su un realismo che sconfina con la più pura visione astratta, eppure il tutto nell’insieme è gradevolmente armonico (Immagine 4): luci ed ombre sono distribuite con maestria, le tonalità sono delicate ma non smorte, le forme composte con ordine ed equilibrio…tutta opera della creatività di Paola? no, Paola non ha creato nulla, ha “solo” saputo cogliere con il suo sguardo l’armonia già insita nel reale. Quel bisogno di ordine, di punti fermi che ognuno di noi cerca nella vita, Paola li ha scoperti osservando le acque del fiume e le acque hanno risposto facendola partecipe della vita segreto ed ordinata dei loro fondali. (Immagine 5)
I quadri del Giordano risalgono al 2005, ma Paola ha fatto poi un altro viaggio che ha fatto nascere i quadri delle due sezioni successive. Il deserto parrebbe l’esatto contrario della frescura dell’acqua, ed in effetti lo è, ma Paola sa andare oltre le nostre ovvie considerazioni, sa vedere l’oltre delle cose, sa vedere l’anima dei luoghi ed il loro valore di simbolo. La bicicletta abbandonata non è forse segno della scoperta di altre modalità di ricerca, modalità non alla nostra semplice portata umana? Paola lo ha intuito e ci restituisce l’intuizione nel rosso fiammante di questa bici, nella resa certosina dei meccanismi del cambio, dei raggi, delle ossature metalliche. (Immagine 6) Il deserto è sabbia, ma anche pietra. La pietra scartata dai costruttori è il titolo di un piccolo quadro: al centro vediamo una pietra a forma di gradino, il tono su tono dei colori è reso più incisivo dalla profonda ombra che delinea un margine del sasso. Ed è proprio lì che l’occhio cade, quasi a cercare conforto dall’arsura della luce abbagliante. (Immagine 7)
Prima di arrivare all’ultima sezione ci soffermiamo sulle due seggioline che ritmano questo percorso della Marzoli (Immagine 8/9). Come non pensare ai quadri di Van Gogh nei quali la normalità usurata degli oggetti diventava possibilità di riscatto per essi? Lo sguardo dell’artista sa fare questo, sa vedere il bello nelle pieghe del consunto e dell’ordinario. Le due seggioline verdi, ritratte quasi a grandezza naturale, spiccano in tutta la loro povera bellezza, sono fatiscenti, portano su di esse le fatiche degli uomini e degli anni, ma chi le sa realmente guardare le vede per la bellezza nascosta che pure hanno, simbolo della precarietà della vita, ma anche della inesorabilità d’attesa che caratterizza il cuore dell’uomo.
L’ultimo passaggio della mostra si titola Il sorriso. Tra i tanti luoghi che Paola ha conosciuto, uno ha colpito la sua anima, Tabgha, Tiberiade. (Immagine 10) Sulle rive di quel lago si sono svolti alcuni degli episodi più importanti dei vangeli. Paola ha visto nelle pietre bagnate dalle onde del lago i segni di quelle parole, di quei gesti. Le pietre sono minutissime, non hanno nemmeno i bei colori delle pietre del Giordano, non sono un tappeto fresco e colorato. Le tonalità sono sempre più povere, trattenute, gradazioni di bianchi, grigi, violetti accennati, neri. Qui ha una funzione determinante la luce, che fa brillare l’essenzialità degli elementi in gioco, eppure la veduta non è monotona, ispira una lievità, una leggerezza, le pietre sorridono sotto lo sguardo così amoroso che le ha disegnate una ad una, la realtà risponde con trepida letizia alla mano che ha saputo delineare e ritrovare nell’apparente confusione questa semplicità ultima delle cose. (Immagine 11)

Paola Marzoli
IN ATTESA DEL MIRACOLO
Milano - Galleria Schubert (Via Fontana 11)
23 ottobre 2007 - 16 novembre 2007
Orari: lunedì - venerdì 11.00-19.00
Ingresso libero
Informazioni: www.schubert.it

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