Mostre gennaio 2016
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Il nuovo anno è carico di proposte. Il panorama artistico italiano come sempre si rivela ricco per l’aggiornamento personale e l’arricchimento culturale.
Le proposte cominciano dal Piemonte, dalla prestigiosa sede della reggia di Venaria Reale (To) per una mostra dedicata a Raffaello. Il fulcro della mostra è costituito da un nucleo di celebri capolavori di Raffaello, che evocano il racconto della sua prodigiosa carriera artistica, le persone che ha conosciuto, le diverse città dove ha vissuto. A documentare gli anni della sua formazione è una scelta di opere dei maestri che hanno avuto un ruolo fondamentale, vale a dire il padre Giovanni Santi, il Perugino, il Pinturicchio e Luca Signorelli. La mostra intende accostarsi alla geniale personalità di Raffaello anche da un punto di vista inconsueto e imprevedibile, vale a dire illustrando il suo impegno creativo verso le cosiddette “arti applicate”, che tradussero nelle rispettive tecniche suoi cartoni e disegni nonché incisioni tratte dalla sua opera, e che nel corso del Cinque e Seicento costituirono il veicolo privilegiato per la diffusione e la conoscenza in Italia e nel resto d’Europa delle invenzioni figurative dell’Urbinate: arazzi, maioliche, monete, cristalli di rocca, placchette, smalti, vetri, armature, intagli.
A Torino spicca la rassegna dedicata a Monet (1840-1926), uno dei maestri dell’Impressionismo francese. Il Musée d’Orsay, che conserva la più importante collezione di opere di Claude Monet, ha concesso oltre quaranta capolavori per dare vita a una strabiliante mostra monografica incentrata sul maestro. Sono presenti in mostra alcune opere di carattere eccezionale, mai presentate prima in Italia: un esempio su tutti è quello del grande frammento centrale della Colazione sull’erba, opera fondamentale nel percorso di Monet per la precoce affermazione di una nuova, audace concezione della pittura en plein air, rappresentativa di un passaggio cruciale che culminerà con l’Impressionismo. Attorno a questa straordinaria opera, cui si lega anche il bellissimo ritratto a figura intera di Madame Louis Joachim Gaudibert, sono stati selezionati due prestigiosi nuclei di dipinti che documentano i luoghi che accolsero le fasi decisive della ricerca di Monet, da un lato gli studi dei riflessi della luce sull’acqua ad Argenteuil, dall’altro quelli legati al soggiorno di Vétheuil, che riprendono nello studio della resa luminosa della neve il precoce motivo de La Gazza, anch’essa esposta. La mostra documenta, proprio a partire da opere capitali come la Colazione sull’erba, momenti decisivi del percorso di Monet sino al 1886, anno in cui l’artista realizza l’emblematica figura intrisa di luce dello Studio di figura en plein air: donna con parasole girata verso destra, affiancando a essa capolavori come il dipinto Rue Montorgueil a Parigi. Festa del 30 giugno 1878, con l’immagine delle bandiere che si sfaldano nella luce parigina o Le ville a Bordighera (1884) che restituisce gli sfolgoranti colori che Monet registra nel suo primo soggiorno nella Riviera ligure. A evocare la ricchezza dell’ultima parte della produzione dell’artista sono altre presenze d’eccezione, note al grande pubblico: le due straordinarie versioni della La cattedrale di Rouen. Il portale con tempo grigio (Armonia grigia) e La cattedrale di Rouen. Il portale e la torre Saint-Romain in pieno sole: qui il gioco di scelte cromatiche quasi antitetiche rimanda alla messa a punto di serie e ripetizioni che egli compone tra gli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, mentre in Londra, il Parlamento, effetto di sole nella nebbia, l’architettura monumentale del parlamento inglese è ormai pressoché dissolta nella luce.
Ben sette mostre vi segnaliamo a Milano.
La prima è la presentazione del quadro di Giampietrino Sacra Famiglia, presso la chiesa di San Raffaele. Proveniente da Museo di Villa Cagnola (Gazzada) la tavola è un classico dell’arte religiosa. L’intimità della nascita di Gesù viene bene evidenziato dal pittore, allievo di Leonardo, con la concentrazione su solo tre personaggi della sacra famiglia. La dolcissima Vergine guarda assorta con tenerezza quel piccolo bambino; Giuseppe, l’uomo giusto, è un anziano in attesa adorante. Il Bambino è un bimbo reale, con un ditino in bocca ci guarda, quasi stupito; si nota la strana culla che altro non è che un altare, un altare su cui il Bimbo diventato adulto sarà sacrificato per la salvezza degli uomini.
Sempre un solo capolavoro, l’Adorazione dei pastori di Rubens, ma questa volta offerto dal Comune di Milano ai cittadini come augurio per le festività natalizie. La grande tela che Rubens dipinse nel 1608, celebra infatti il momento più intimo e suggestivo della Natività e ci appare come una composizione dipinta in una luce notturna densa di bagliori, nella quale si stagliano le monumentali figure della Vergine con il Bambino, San Giuseppe e i pastori. Una scena suggestiva per rivivere un momento centrale della tradizione del Natale, un’opera grandiosa che racchiude in sé tutte quelle prerogative che raramente ritroviamo unite in un unico dipinto: la qualità altissima, che esprime tutta la forza della pittura del grande artista in questa sua fase di prima maturità, ma anche l’ampia documentazione che permette di seguire tutto l’iter dell’esecuzione, avvenuta in breve tempo e quindi di getto, senza ripensamenti, correzioni, difficoltà. In secondo luogo, Rubens è un artista centrale per la storia dell’arte europea, forse ancora non abbastanza conosciuto in Italia dove viene considerato semplicemente un “fiammingo”. Al contrario, il suo soggiorno in Italia dal 1600 al 1608, seppur breve, lascia un segno indelebile nella sua pittura. Se però l’Italia è fondamentale per Rubens, altrettanto possiamo dire di Rubens per l’Italia: a lui si devono infatti i primi segnali della nascita del Barocco che poi si diffonde in espressioni altissime in ogni regione del nostro Paese. L’Adorazione dei pastori rappresenta il punto più alto dell’invenzione del pittore, anticipando la sua ricerca successiva e gettando le basi per la grandiosità, appunto, della maniera barocca. Un capolavoro assoluto, dunque, e il regalo di addio all’Italia di Rubens, che il 28 ottobre 1608 riparte per Anversa per non fare mai più ritorno nel nostro Paese.
Presso Palazzo Reale troviamo un mostra molto interessante Da Raffaello a Schiele, in cui sono presenti 76 capolavori provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, una delle più grandi collezioni di dipinti al mondo. Attraverso una selezione delle migliori opere del museo ungherese è possibile ripercorrere la storia dell'arte occidentale dal Rinascimento fino alle soglie del Novecento, attraverso i più svariati generi della pittura, dal soggetto sacro al ritratto fino alla natura morta. Troviamo opere di autori famosi come Artemisia Gentileschi, Rubens, Rembrandt, Goya, Rodin, Manet, Monet .
Interessante e fuori da ogni categoria è la rassegna organizzata presso l’Archivio di Stato dal titolo La Maison du Roi 1690- 1792. Splendori delle tenute d’apparato delle guardie dei re di Francia. La mostra racconta, attraverso la ricostruzione delle sfarzose divise delle guardie dei Re di Francia, l’evoluzione del costume e della moda militare da Luigi XIV a Luigi XVI dal 1690 al 1792: dai giustacorpi aderenti, con grandi paramani e ampie falde, tipici degli ultimi anni di regno di Luigi XIV, allo stile ampio e pesante della “Reggenza”, al taglio più equilibrato della metà del secolo, per finire con le linee dell’habit della fine del ‘700. Ma la rassegna è anche l’occasione di cogliere il ruolo che ebbero le guardie del Re di Francia: infatti La Maison du Roi non solo era il corpo più prestigioso dell’esercito regio, una truppa d’elite temuta su tutti i campi di battaglia, superiore sia da un punto di vista strategico sia tattico, ma anche strumento dell’immagine sfarzosa del potere che i Re di Francia, partecipativo ai cerimoniali della vita a corte. Il punto focale della mostra è rappresentato dalla ricostruzione della celebre tenuta indossata dalle Gardes de la Manche, vale a dire quelle Guardie del Corpo della compagnia scozzese destinate ad affiancare il sovrano costantemente, ovunque andasse, fino a sfiorarne, appunto, la “manica”. Fra i pezzi finali, che chiudono simbolicamente l’esposizione, vi è la tenuta indossata dalle Gardes du Corps di Luigi XVI a Versailles nelle funeste giornate del 5-6 ottobre 1789, quando diversi di loro sacrificarono la vita, nello sforzo di salvare la regina Maria Antonietta dalla folla che aveva invaso gli appartamenti reali a Versailles.
Il 2015 è l’anno che ricorda l’inizio della Prima Guerra Mondiale per l’Italia. A tale proposito ecco una mostra presso il Castello Sforzesco. La mostra offre un percorso di visita che si snoda attraverso pannelli didattici, documenti, stampe, fotografie, illustrazioni dell’epoca, cimeli, divise, infatti i materiali esposti offrono un significativo contributo alla commemorazione, rendendo omaggio alle piccole e grandi storie dei protagonisti: i soldati, le loro famiglie e le donne che sostituirono padri, fratelli, mariti e figli nelle fabbriche e nei campi, una Nazione in guerra. Uno sguardo particolare sarà dedicato ai monumenti che contestualizzano la memoria nella città di Milano e alle personalità istituzionali che resero possibile il salvataggio di molte opere d’arte anche grazie all’impiego delle truppe regolari dell’Esercito italiano. Fra queste va ricordato il Soprintendente Augusto Brusconi che, negli anni del conflitto, scriveva: "Sono qui di seguito riportati i provvedimenti speciali presi dalla Soprintendenza dei Monumenti della Lombardia a difesa delle opere d'arte e dei monumenti dal rischio bellico… Una sintesi dell'intensa attività di esame, studio e lavoro condotta…" . L’obiettivo della mostra è sia la valorizzazione del patrimonio documentario della storia italiana degli anni ’15-’18 del “Secolo breve” conservato negli istituti coinvolti, sia la diffusione della conoscenza, ad un più vasto pubblico, della narrazione e delle testimonianze di allora a memoria di chi non ha vissuto la tragedia della guerra sul proprio suolo.
Concludiamo con due mostre fotografiche.
La prima è allestita presso il Palazzo della Ragione ed ha per titolo Cartier Bresson e gli altri. I grandi fotografi e l’Italia. Cartier-Bresson, indiscusso maestro, e al suo viaggio in Italia, durato oltre trent’anni, è affidato il compito di introdurre l’itinerario fotografico che, assieme a quelli di altri 35 autori, contribuirà a restituirci l’”immagine” del nostro Paese visto con l’obiettivo dei più grandi fotografi internazionali. Dopo Bresson vediamo il reportage di Robert Capa al seguito delle truppe americane durante la Campagna d’Italia del 1943, segue l’elegante rilettura del mondo della fede affrontato da David Seymour e il fascino che un’Italia minore esercita su Cuchi White, poi la visione umanista si stempera nelle luci classiche del racconto di Herbert List o nella destabilizzazione della visione di William Klein, infine Sebastião Salgado che, con la consueta magistrale capacità di rileggere la realtà degli uomini.
Presso Forma-Meravigli troviamo una mostra dedicata alla fotografa Vivien Meier. La vita e l’opera di Vivian Maier sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino. Tata di mestiere, fotografa per vocazione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex. È il 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smetterà di cercare materiale riguardante questa misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe. La mostra raccoglie 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti. Figura imponente ma discreta, decisa e intransigente nei modi, Vivian Maier ritraeva le città dove aveva vissuto – New York e Chicago – con uno sguardo curioso, attratto da piccoli dettagli, dai particolari, dalle imperfezioni ma anche dai bambini, dagli anziani, dalla vita che le scorreva davanti agli occhi per strada, dalla città e i suoi abitanti in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale. Immagini potenti, di una folgorante bellezza che rivelano una grande fotografa.
La prossima tappa del nostro viaggio è Monza, presso il Serrone della Villa Reale per una mostra dedicata a Salvatore Fiume (1915-1997). L’esposizione presenterà 15 opere - 10 dipinti e 4 disegni - realizzate dall’artista siciliano, lombardo d’adozione, in un arco temporale che dagli anni Quaranta arriva fino agli anni Cinquanta. La rassegna è parte del progetto voluto dalla Fondazione Salvatore Fiume col fine di esporre nell’anno del centenario della nascita di Salvatore Fiume, alcune collezioni di opere meno conosciute o difficilmente accessibili. Il percorso espositivo è composto da due sezioni distinte: nella prima, saranno proposti i 10 dipinti sul tema delle Avventure, Sventure e Glorie nella storia dell’Umbria, commissionati all’artista dal presidente della Perugina, Bruno Buitoni nel 1949. A quattro di essi saranno affiancati i relativi bozzetti, appartenenti alla collezione privata di Salvatore Fiume. Nel 1988 le dieci opere furono donate dalla Finanziaria Buitoni alla Regione Umbria che le ospita permanentemente nella Sala Fiume di Palazzo Donini a Perugia e giungeranno a Monza grazie alla concessione della Regione Umbria. La seconda sezione sarà dedicata al grande dipinto Italia mitica (15m x 3m), prestito della Famiglia Cassina, eseguito da Fiume nello stesso stile, su commissione dell’architetto Gio Ponti per il transatlantico Giulio Cesare, un anno prima (1950) che l’illustre architetto milanese gli affidasse la realizzazione della grande opera Le Leggende d’Italia (48m x 3m) per il Transatlantico Andrea Doria.
A Genova presso il Palazzo Ducale viene allestita la rassegna dedicata al fotografo Brassaï. Viene presentata la storia eccezionale di una passione, quella che ha unito per più di cinquant’anni lo scrittore, il fotografo e cineasta Brassaï e la capitale francese, attraverso 260 fotografie vintage e una proiezione. Vedremo con i suoi occhi gli angoli e i più nascosti recessi della capitale ma anche tutti quegli intellettuali, artisti, grandi famiglie, prostitute e mascalzoni, in breve, a tutti coloro che hanno contribuito alla leggenda di Parigi. Scopritore infaticabile della Parigi notturna, Brassaï non è insensibile al fascino della capitale alla luce del giorno. Brassaï passa da un quartiere all’altro – il Quartiere Latino, Bercy, Auteuil, e analizza le specificità di ciascuno. Mentre documenta le vita reale di questi spazi, sa anche catturare lo spirito di ogni quartiere della città.
A Modena presso il Mata troviamo la mostra che presenta circa 90 capolavori appartenenti a collezioni private del territorio, realizzati nel periodo compreso fra gli anni Ottanta e i nostri giorni. Nel percorso espositivo dipinti, sculture, fotografie e installazioni, opera di quarantotto artisti protagonisti della scena artistica internazionale degli ultimi decenni provenienti da 10 Paesi nel mondo ((Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Panama, Germania, Brasile, Giappone, Iran, Cina, e Stati Uniti d'America): William Anastasi, Jean-Michel Basquiat, Donald Baechler, Carlo Benvenuto, Ross Bleckner, Alighiero Boetti, Jake and Dinos Chapman, Sandro Chia, Franceso Clemente, Gregory Crewdson, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, Nicola De Maria, Urs Fischer, Nan Goldin, Andreas Gursky, Peter Halley, Jenny Holzer, Mark Innerst, Alex Katz, Anselm Kiefer, Louise Lawler, Annette Lemieux, Robert Longo, Allan McCollum, Malcolm Morley, Vik Muniz, Takashi Murakami, Shirin Neshat, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Richard Prince, Thomas Ruff, David Salle, Salvo, Mario Schifano, Julian Schnabel, Andres Serrano, Cindy Sherman, Kiki Smith, Haim Steinbach, Philip Taaffe, Wolfgang Tillmans, Felix Gonzáles-Torres, Franco Vaccari, Meg Webster, Chen Zhen. Mentre testimonia la direzione niente affatto provinciale del collezionismo locale – quasi tutte le opere provengono da collezioni private del territorio – la mostra solleva questioni che interrogano la natura stessa dell’arte e le sue pretese. Realizzate negli ultimi tre decenni soprattutto in ambito newyorchese, le opere fanno scorrere davanti agli occhi una rapida successione di stili e movimenti. Concettualismo, Appropriation art, Neo-Pop, Superkitsch, Arte povera, Transavanguardia, Neo-espressionismo, varie modalità di Realismo, YBA (Young British Artists), Scuola di Düsseldorf, Figurazione, Astrattismo, Iperrealismo, e via e via, etichette con cui la critica e l’organizzazione del mercato hanno tentato di effettuare una presa entro un divenire accelerato che ostenta sempre il superamento di un movimento sull’altro. Proprio lo sguardo diacronico di grandi collettive come questa lascia intravedere qualcosa oltre le tante maschere dell’arte. Nel moto accelerato con cui “prova ad eludere o sopravvivere alla storia dell’arte”, l’arte arriva a conoscere e mostrare qualcosa di se stessa. Porosa e aperta anche verso quei processi che la negano come tale, l’arte non cessa però di sovvertirli, continuando a sua volta a negare impietosamente le varie etichette del guardaroba della moda. In questa doppia negazione dialettica, l’arte contemporanea esprime ed illumina il Moderno – Die Neue Zeit, il tempo nuovo – e mostra quell’Altro in sé che continua a perseguire.
Dall’arte super-moderna ai classici della pittura medioevale italiana nella piccola mostra Ritorni, organizzata ad Arezzo presso la casa museo Bruschi. Con questa prima esposizione i visitatori potranno avere l’occasione di una visione ravvicinata di un’opera fondamentale per la storia dell’arte di Arezzo: la Madonna con Bambino di Andrea di Nerio, da tempo custodita all’estero. Il dipinto cuspidato raffigura, entro un trilobo, la Vergine in piedi a mezzo busto, con il Bambino in braccio, stagliata su fondo oro, con decorazioni a racemi fogliari incise a mano libera (Quarto/quinto decennio del secolo XIV). La mostra intende offrire al visitatore non solo la ricostruzione della memoria storica di Andrea di Nerio, oggi riconosciuto come il maestro di Spinello Aretino, ma anche di quello che fu il suo contesto culturale per ripercorrere il linguaggio artistico proprio della scuola aretina del Trecento, in rapporto alla lezione giottesca e alle vicine scuole fiorentina e senese.
Da non perdere assolutamente la mostra Bellezza divina tra van Gogh, Chagall e Fontana, allestita presso Palazzo Strozzi a Firenze. La mostra vuole indagare il sacro tra metà Ottocento e metà Novecento attraverso oltre cento opere di celebri artisti italiani, tra cui Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova, e internazionali come Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Stanley Spencer, Georges Rouault, Henri Matisse. Dalla pittura realista di Morelli all’informale di Vedova, dal Divisionismo di Previati al Simbolismo di Redon, fino all’Espressionismo di Munch o alle sperimentazioni del Futurismo, la mostra analizza e contestualizza un secolo di arte sacra moderna, sottolineando attualizzazioni, tendenze diverse e talvolta conflitti nel rapporto fra arte e sentimento del sacro. Grandi protagoniste della mostra sono celebri opere come l’Angelus di Jean-François Millet, eccezionale prestito dal Musée d’Orsay di Parigi, la Pietà di Vincent van Gogh dei Musei Vaticani, la Crocifissione di Renato Guttuso delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Crocifissione bianca di Marc Chagall.
Sempre Firenze presso Santa Croce per una mostra particolare dedicata Giuseppe Castiglione (1688- 1766), gesuita e pittore che visse per circa cinquant’anni in Cina. Per la prima volta vengono presentate 30 tra le sue opere più significative, in un percorso che vuole non solo evidenziare la sua opera, ma anche la cultura cinese a lui contemporanea.
Prossima tappa è Roma per una mostra dedicata al pittore Balthus, Balthasar Klossowski de Rola, in arte Balthus (1908-2001), maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento, il cui rapporto con la città eterna fu decisivo per gli indirizzi della sua arte. Circa duecento opere, tra quadri, disegni e fotografie, provenienti dai più importanti musei europei ed americani oltre che da prestigiose collezioni private, compongono un avvincente percorso in due segmenti: alle Scuderie del Quirinale una completa retrospettiva organizzata intorno ai capolavori più noti, a Villa Medici un’esposizione che, attraverso le opere realizzate durante il soggiorno romano, mette in luce il metodo e il processo creativo di Balthus: la pratica di lavoro nell’atelier, l’uso dei modelli, le tecniche, il ricorso alla fotografia. Nato a Parigi da padre polacco, che fu un noto critico d’arte, e madre russa, una pittrice e animatrice di importanti salotti culturali, Balthus trascorre l’infanzia tra Berlino, Berna e Ginevra al seguito degli irrequieti genitori, rientrando in Francia solo nel 1924 imbevuto di cultura mitteleuropea. Folgorato in giovane età dai maestri del Rinascimento toscano e in particolare da Piero della Francesca, scoperti in occasione di un primo viaggio in Italia, nel 1926, Balthus concepisce le sue composizioni attraverso un pensiero figurativo e una chiarezza logica ereditati dalla cultura artistica italiana. È proprio da questa tradizione – integrata dalla conoscenza dei movimenti italiani del Realismo magico e della Metafisica, oltre che dalla Nuova Oggettività tedesca – che trae origine quell’enigmatica staticità che è caratteristica distintiva della sua produzione pittorica, in particolare quella che risale agli anni Trenta. Dopo la guerra, la pittura di Balthus si fa più densa, mentre le iconografie, più orientate sul nudo, prendono ad oggetto ragazze adolescenti rappresentate in momenti riservati o contemplativi.
Concludiamo le nostre proposte con una mostra organizzata a Sorrento (Na) e dedicata a Salvator Rosa (1615-1673). A quattrocento anni dalla nascita di Salvator Rosa, pittore e poeta celeberrimo già in vita, si propone al grande pubblico, gli inizi della sua carriera, svoltisi negli anni Trenta del Seicento tra l’originaria Napoli e Roma. La Marina con pescatori del Museo Correale è un quadro che attende una meritata maggiore valorizzazione ed è forse l’opera più precoce del grande maestro sinora conosciuta, opera quindi che offre l’occasione di raccontare la prima giovinezza del pittore. Lo spazio museale, dedicato all’esposizione permanente dell’importante raccolta Correale, si pone quale ideale cornice di una piccola e preziosa selezione di circa quindici olii su tela, provenienti da collezioni private e pubbliche italiane, alcuni mai esposti al pubblico. Una innovativa sezione di disegni documenta parallelamente lo stile grafico del giovane Rosa, uno dei grandi disegnatori del Barocco italiano, illustrandone l’eredità e lo scambio dialettico con quei maestri coevi fondamentali per comprenderne il linguaggio: Ribera, Falcone, i due fratelli Fracanzano, Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro. Un apparato didattico multimediale riproducente anche opere necessarie al confronto e riproduzioni di disegni rapportabili alle opere esposte guidano, con chiara quanto esaustiva completezza scientifica, il pubblico alla scoperta di uno dei più celebri artisti del Seicento europeo.
Raffaello, il sole delle Arti
Venaria Reale (To) – Sala delle Arti
26 settembre 2015 – 24 gennaio 2016
Orari: martedì a venerdì 9.00-17.00, sabato, domenica e festivi: 9.00-19.00
Biglietti: 12€ intero, 10e ridotto
Informazioni: www.lavenaria.it
Monet. Dalle collezioni del Musée d’Orsay
Torino – GAM
2 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
Orari: martedì-domenica 10.00-19.30, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.mostramonet.it
Sacra Famiglia del Giampietrino (1495-1549)
Milano – Chiesa San Raffaele
12 dicembre 2015 – 16 gennaio 2016
Orari: lunedì – sabato 8.30-18.30, sabato 16.30-18.30
Ingresso libero
Adorazione dei pastori di Rubens
Milano – Palazzo Marino
3 dicembre 2015 – 10 gennaio 2016
Orari: da 03/12/2015 al 10/01/2016 lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica 9.30 – 20.00, da 3/12/2015 al 10.01.2016 giovedì 9.30-22.30
Ingresso libero
Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal museo di Belle Arti di Budapest
Milano – Palazzo Reale
17 settembre 2015 – 7 febbraio 2016
Orari: lunedì 14.30-19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti:12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.daraffaelloaschiele.it
La Maison du Roi 1690- 1792. Splendori delle tenute d’apparato delle guardie dei re di Francia
Milano – Archivio di Stato
4 dicembre 2015- 30 gennaio 2016
Orari: lunedì - venerdì 10.00 - 18.00; sabato, domenica 10,00- 19.00
Biglietti: 7€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.archiviodistatomilano.beniculturali.it
La grande Guerra. Fede e valore
Milano – Castello Sforzesco, Sala Viscontea
11 dicembre 2015 – 17 gennaio 2016
Orari: martedì – domenica 9.00-17.30
Ingresso libero
Informazioni: www.milanocastello.it
Cartier Bresson e gli altri. I grandi fotografi e l’Italia
Milano – Palazzo della Ragione
10 novembre 2015 – 7 febbraio 2016
Orari: martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 20.30, giovedì e sabato 9.30 – 22.30, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.palazzodellaragionefotografia.it
Vivien Maier. Una fotografa ritrovata
Milano – Forma Meravigli
20 novembre 2015- 31 gennaio 2016
Orari: tutti i giorni 10.00-20.00, giovedì 12.00-23.00
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.formafoto.it
Salvatore Fiume: l’Italia dei miti
Monza – Villa Reale, Serrone
10 dicembre 2015 – 24 gennaio 2016
Orari: martedì-venerdì, 12.00 - 18.00, sabato e domenica, 10.00 - 19.00, lunedì chiuso
Ingresso libero
Informazioni: www.fiume.org , www.reggiadimonza.it
Brassaï. Puor l’amour de Paris
Genova – Palazzo Ducale
3 ottobre 2015 - 24 gennaio 2016
Orari: martedì - domenica 11.00-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 9€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.palazzoducale.genova.it
Il manichino nella storia. L’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura
Modena – Mata
18 settembre 2015 – 31 gennaio 2016
Orari martedì 15.00-18.00, mercoledì - venerdì 10.30-13.00 / 15.00-18.00,sabato, domenica 10.30-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 5€ intero, 3,50€ ridotto
Informazioni: www.mata.modena.it
Ritorni
Arezzo –Museo Bruschi
2 dicembre 2015 – 31 gennaio 2016
Orari: sabato 15.00-18.00, domenica 10.00-13.00
Biglietti: 5€
Informazioni: www.fondazionebruschi.it
Bellezza divina tra van Gogh, Chagall e Fontana
Firenze – Palazzo Strozzi
24 settembre 2015 – 24 gennaio 2016
Orari: tutti i giorni 10.00 - 20.00, giovedì 10.00-23.00
Biglietti: 10€ intero, 8,50€ ridotto
Informazioni: www.palazzostrozzi.org
Nella lingua dell’altro. Giuseppe Castiglione gesuita e pittore in Cina (1715-1766)
Firenze – Cenacolo di Santa Croce
31 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
Orari: lunedì-sabato dalle 9:30 alle 17:00; domenica e festività di precetto dalle 14:00 alle 17:00
Informazioni: www.santacroceopera.it
Ingresso libero
Balthus
Roma – Scuderie del Quirinale e Villa Medici
24 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
Orari: Quirinale: domenica- giovedì 10.00-20.00, venerdì e sabato 10.00-22.30
Villa Medici: martedì-domenica (chiuso il lunedì) 10.00-19.00
Biglietti: 12€ intero (+12€) intero, 9,50€ (+6€) ridotto
Informazioni: www.scuderiedelquirinale.it, www.villamedici.it
Il giovane Salvator Rosa
Sorrento (Na) – Museo Correale
7 novembre 2015 -31 gennaio 2016
Orari: martedì-sabato 9.30 – 18.30, domenica 9.30 – 13.30, lunedì chiuso.
Biglietti: 8€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.museocorreale.it