Mostre febbraio 2016
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Sempre ricca di opportunità il panorama delle mostre in Italia.
Iniziamo da Torino, presso una sede espositiva poco nota, il Museo Fico. La mostra Il silenzio delle cose. Vanitas, allegorie e nature morte dalle collezioni italiane indaga la genesi, lo sviluppo e le varie articolazioni del soggetto della vanitas in Italia attraverso una raffinata selezione di dipinti del XVII e XVIII secolo provenienti da collezioni pubbliche e private. La diffusione della fortunata iconografia seguì in Italia tre filoni tematici differenti: uno, tradizionale, legato ai modelli d’Oltralpe e spagnoli, basato sulla presenza di oggetti dalla forte valenza simbolica quali il teschio, la clessidra, la candela consumata, i libri sgualciti, le carte da gioco, i dadi, il mappamondo e i preziosi; l’altro, strettamente connesso alla “natura morta”, specialmente di frutta e fiori, pone in risalto gli effetti che il trascorrere del tempo provoca sulle “cose di natura”; l’ultimo, che ebbe particolare diffusione presso la committenza aristocratica, incentrato sui dipinti di figura con le allegorie della vita umana, del tempo, della fragilità dell’esistenza e delle età dell’uomo.
Arriviamo a Milano per una nutrita serie di esposizioni.
Cominciamo con la mostra evento dell’anno: Hayez alle Gallerie d’Italia. La mostra rappresenta la più completa e aggiornata esposizione monografica su Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882), a più di trent’anni dall’importante rassegna milanese del 1983, e raccoglie in un’unica sede oltre 100 tra dipinti e affreschi dell’artista. Nell’esposizione assumono un particolare rilievo temi – dalla Malinconia alla Meditazione sino al celeberrimo Bacio, dipinto-icona fra i più riprodotti dell’intera storia dell’arte – risolti nella chiave di allegorie moderne per esprimere le attese e le inquietudini del Risorgimento, epoca di cui Hayez è stato, con Giuseppe Verdi e Alessandro Manzoni, il maggiore interprete, contribuendo insieme a loro a costruire l’unità culturale del nostro Paese, ancora prima che questa divenisse politica. Di questi capolavori vengono messe a confronto le diverse versioni, come le due della Malinconia e in particolare – per la prima volta – le tre del Bacio, una delle quali fu presentata anche all’Esposizione Universale di Parigi del 1867. Quello di Hayez era un linguaggio in cui l’Italia romatico-risorgimentale poteva riconoscersi e lo fece, consacrandolo da subito il cantore della bellezza, dell’amore e dei valori risorgimentali, di sentimenti comunque universali, di cui la sua opera intera è indissolubilmente intrisa. Il percorso segue una successione cronologica, ritmata dalla presenza degli autoritratti dell’artista, in mondo da rievocare insieme la sua vicenda biografica e il percorso creativo, dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, ancora nell’ambito del Neoclassicismo, sino all’affermazione, a Milano, come protagonista del movimento Romantico. L’eccezionale sequenza di opere, tra cui capolavori più noti accanto ad altri presentati al pubblico per la prima volta, restituisce le esperienze di vita e d’arte di un autore in costante rinnovamento. Viene quindi confermata la grandezza del suo genio, tanto nella straordinaria padronanza dello stile e della tecnica – abile sia nella pittura a olio (anche su tavola) sia nell’affresco – quanto nella continua invenzione e rielaborazione dei temi iconografici prediletti. Le diverse sezioni della mostra riflettono i mutamenti del clima culturale, storico e sociale di cui Hayez è stato un sensibile e versatile interprete, padrone di diversi generi come la pittura storica e il ritratto – celeberrimi quello del Manzoni o della Principessa Belgiojoso – la mitologia, la pittura sacra e un ambito allora di gran moda come l’orientalismo, sino a giungere alle composizioni – forse quelle più affascinanti e che più riflettono la sua indole di libertino – dove trionfa il nudo femminile, declinato in una potente sensualità che lo rende unico nel panorama del Romanticismo italiano ed europeo.
Presso la Galleria Manzoni una interessante mostra sulla Bella Epoque. La mostra ripercorre, attraverso una preziosa selezione di 35 opere, le tappe fondamentali della carriera dei tre Italiens de Paris, che seppero interpretare i sogni di un mondo in bilico fra Otto e Novecento, e in particolare quello della Parigi della Belle Époque, nella quale decisero di vivere stabilmente, condividendo amici, fama e successo professionale. I lavori di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi saranno messi a confronto con quelli di altri artisti italiani, attivi a Parigi nello stesso periodo, quali Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini, Edoardo Tofano che seppero catturare non solo l’atmosfera effervescente e modaiola, ma anche quella più umile e riservata della élite internazionale, protagonista degli anni ruggenti della Belle Époque. Particolarmente valorizzata è l’opera di Giuseppe De Nittis, pittore della vita moderna, che ha esaltato nei suoi quadri il vivere borghese dei salotti parigini. Le tele esposte in mostra manifestano la qualità di un artista che ha saputo ritrarre personaggi e luoghi dell’alta borghesia parigina, ma anche vedute urbane che testimoniano la grandeur urbana raggiunta dalla capitale francese alla fine dell’Ottocento. Anche il pennello di Giovanni Boldini è stato capace di offrire in ugual misura uno specchio fedele della mondanità parigina della Belle Époque, attratta dal culto di una moda raffinatissima e ossequiosa delle regole di un aristocratico buon gusto: temi che trovano una adeguata espressione nel genere del ritratto, ambito in cui Boldini dimostra una indiscussa abilità. L’attività parigina di Federico Zandomeneghi è documentata da una serie di ritratti femminili a olio e a pastello di matrice impressionista. Di particolare interesse tematico sono le tele La psyché (1900-1903) e Entre amies (1913) in cui la lezione di Renoir e di Cézanne è interpretata dall’artista veneziano in modo originale, con una tecnica che distilla la luce e precisa la funzione non accessoria, ma ritmica e compositiva, del segno.
Sempre pittura dell’Ottocento ma al Poldi Pezzoli con una mostra che fa luce sulla collezione Jucker. La raffinata raccolta di cinquantacinque dipinti, collezionati con rigore filologico a cavallo tra le due guerre dall’imprenditore italo svizzero ispirato dall’esperto consiglio di Emilio Cecchi e Enrico Somarè, è dedicata prevalentemente ai Macchiaioli e a qualche esponente di spicco del secondo Ottocento italiano. Solo oggi, dopo più di quarant’anni dall’ultima esposizione al pubblico, che ne decretò il successo della critica, la collezione è stata ricomposta nella mostra. Particolarmente indovinata la prestigiosa sede espositiva che consente di accostare due figure di assoluto rilievo, esponenti della grande tradizione del collezionismo lombardo: Gian Giacomo Poldi Pezzoli e Giacomo Jucker. La mostra è stata occasione per sviluppare l’attività di studio e ricerca sul fenomeno del mecenatismo artistico in Lombardia, cui è dedicato per elezione il Museo Poldi Pezzoli. Una suggestione particolare suscita sul piano urbanistico la sede museale di via Manzoni che si colloca sull’asse di collegamento con Casa Jucker in Mauro Macchi, dove nacquero le collezioni Giacomo e Ida Jucker.
Occasione unica invece al Mudec, per poter ammirare alcuni capolavori di Gauguin. La Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen ospita una delle collezioni più complete al mondo di opere di Paul Gauguin, e questa mostra include non meno di 35 lavori provenienti dal museo danese – insieme a opere significative di Cézanne, Pissarro e Van Gogh. È la prima volta che una sezione così ampia della raccolta dei lavori di Gauguin viene esposta al di fuori del museo. Tra i capolavori c’è Vahine no te Tiare (Donna con fiore), uno dei primi dipinti che l’artista inviò in Francia da Tahiti nel 1891, come opera ambasciatrice di una nuova arte radicale “made in Polinesia”. La mostra, che presenta circa 70 opere, può contare su alcuni prestiti eccezionali, per la prima volta in Italia: Autoritratto con Cristo Giallo del Musèe d’Orsay di Parigi che testimonia la fascinazione di Paul Gauguin per l’arte “primitiva” e si mostra come manifesto della sofferenza e della lotta dell’artista per l’affermazione della propria visione artistica e Mahana no atua (Giorno di Dio) dell’Art Institute of Chicago che fu dipinto a Parigi nell’intervallo tra i soggiorni di Gauguin a Tahiti, dimostra che l’influenza di immagini e ricordi di un mondo primordiale e più autentico così come la commistione di fonti iconografiche diverse fosse elemento imprescindibile della sua produzione. A questi si aggiungono le 10 zincografie della Volpini Suite, una delle manifestazioni più evidenti della portata artistica di Gauguin e che può essere considerata un manifesto delle sue idee artistiche fondamentali. E’ proprio attraverso il confronto tra alcuni capolavori dell’artista e le sue fonti d’ispirazione che la mostra si prefigge di dimostrare il suo approccio peculiare e originale al “primitivismo”.
Presso la sede espositiva di Palazzo Morando due interessanti rassegne. La prima si intitola
L ‘immagine dei milanesi nella vita quotidiana (1790-1890). Sono in mostra circa centocinquanta opere, in gran parte inedite, tra fogli satirici, caricature, vedute e piante della città, calendari, stampe per la decorazione della casa che restituiscono al visitatore un volto poco noto dei milanesi durante quei cento anni di storia, dal 1790 al 1890, che portarono la Città a divenire uno dei più importanti centri culturali, commerciali e industriali all’alba del Novecento. Si passa poi ad una sezione dedicata all’illustrazione della fisionomia urbanistica di Milano tra la fine del Quattrocento e il primo decennio del Novecento, con un omaggio alla città e ai suoi abitanti, agli usi e costumi, ai modi di fare e di dire e alla vita di tutti i giorni nelle strade, nei salotti e nelle attività commerciali, ma è anche l’occasione per presentare al pubblico abiti e accessori (ventagli, borsette, scialli, cappelli, etc.) risalenti al periodo considerato.
La seconda rassegna ci illustra Milano città d’acqua analizzando l’importanza dell’acqua nella storia del capoluogo lombardo e nelle trasformazioni del suo tessuto urbano, dalla sua fondazione a oggi, raccontati da una mostra attraverso 150 immagini d’epoca, mappe storiche e documenti inediti. La mostra presenta 150 immagini d’epoca, provenienti da archivi pubblici e privati, oltre a documenti inediti e materiale cartografico per testimoniare la ricchissima presenza d’acqua in città fin dalla sua fondazione, come elemento cardine attorno al quale si è costruita la fisionomia dell’urbe, la sua prosperità e la sua fortuna storica. L’esposizione documenta la “storia d’acqua” di Milano a partire dalle cronache due-trecentesche di Bonvesin de la Riva e di Galvano Fiamma che descrivevano la città ambrosiana come ricca di rogge e canali lussureggianti e pescosi, e disseminata di mulini. Si passa poi a documentare l’importante ruolo assunto dall’acqua per la difesa militare della città, nonché per la sua crescita economica e industriale. Il percorso espositivo è corredato da sezioni dedicate a curiosità quali la presenza di “fonti miracolose” e il mistero dei battisteri e delle fontane ottagonali; la storia dell’Idroscalo, costruito per ospitare l’atterraggio degli idrovolanti, e quella della Darsena che, per alcuni decenni, è stato l’ottavo porto italiano per traffico di merci. Poi ancora l’esperimento dell’uomo scafandro sul Naviglio grande nel Settecento; le ragioni che hanno salvato l’Acquario Civico dalla demolizione e altri aneddoti. A conclusione un excursus storico sugli impianti di depurazione delle acque reflue: dalle “marcite” di epoca cistercense (secc. VIII – X) ai moderni impianti di Nosedo e San Rocco.
Presso Casa Testori a Novate M.se troviamo un’interessante mostra dedicata a William Congdon (1912-1998): artista internazionale dell’Action Painting amato da Giovanni Testori che, dalla New York degli amici Jackson Pollock e Mark Rothko, dopo aver viaggiato in tutto il mondo, decide di radicarsi a sud di Milano e dedicare la sua ultima produzione al ritratto intimo di campi coltivati, risaie e frutti della terra lombarda. La mostra punta a indagare il ventennio lombardo del maestro americano. I circa 50 dipinti e i 20 pastelli selezionati descrivono, infatti, una parabola di conoscenza sempre più intima e profonda del sud-ovest milanese, che costituisce l’apice del suo percorso. Le stanze tematiche presentano i diversi nuclei intorno ai quali si articola la sua produzione: riemergono in una chiave nuova i nodi affrontati a fianco degli action painters, frutto di un’osservazione solo apparentemente stanziale. Dopo le New York degli anni Quaranta, i Sahara e Santorini degli anni Cinquanta, la ricerca da spaziale si fa temporale. Protagoniste diventano la potenza della terra, delle sue trasformazioni e la mutabilità inesauribile del ciclo stagionale, delle colture e dei fenomeni atmosferici… È così che i campi sono chiamati per nome e il passaggio del tempo è fissato con la spatola tra i lunghi i solchi della pittura a olio. Lo sguardo di Congdon porta a sconvolgere l’orizzonte sui campi, che da una disposizione lineare che ricorda ancora le città, muta in un disassamento dei piani, quasi a seguire le trasformazioni telluriche dell’origine. Un tormento, anche materico, che si risolve e trova pace nelle straordinarie Nebbie che aprono la via ai monocromi, introducendo una profonda trasformazione nella percezione e rappresentazione dello spazio, del rapporto tra i suoi elementi strutturali (cielo, terra, orizzonte) secondo un’ottica sempre meno naturalistica.
Bergamo ci aspetta per una serie imperdibile di mostre dedicate a Giovan Battista Moroni (1522-1578/79), pittore e sorprendente ritrattista nato ad Albino. Un viaggio che parte da Il Sarto, capolavoro proveniente dalla National Gallery in prestito ad Accademia Carrara, in mostra insieme alle opere più note della collezione, verso i dipinti sacri del Museo Adriano Bernareggi, recentemente restaurati, fino ai ritratti appassionanti di Museo di Palazzo Moroni. Il Sarto, acquistato dal museo londinese nel 1862, ritorna per la prima volta a Bergamo, a conferma del grande impegno della città nelle relazioni con musei nazionali e internazionali, a un anno di distanza dalla grande mostra monografica alla Royal Academy di Londra. Un’occasione per poter ammirare i capolavori del pittore bergamasco nella città che ne custodisce il più importante corpus al mondo.
Da Bergamo a Brescia per un altro grande dell’arte di tutti i tempi, Marc Chagall. La mostra Marc Chagall. Anni russi 1907-1924, si sviluppa seguendo il percorso del pittore dalla sua formazione sino ai primi anni della maturità, immediatamente precedenti la diaspora a Parigi. La mostra propone 33 opere, 17 dipinti e 16 disegni oltre a due taccuini - con disegni e poesie recentemente ritrovati ed esposti per la prima volta al pubblico - che vanno dal 1907 al 1924: viene indagato il periodo durante il quale Chagall da Vitebsk, paese di nascita e vero protagonista delle prime opere, si trasferisce prima a San Pietroburgo, dove studia presso l’Accademia Russa di Belle Arti, e poi a Parigi, dove viene in contatto con la comunità di artisti di Montparnasse e dove si trasferirà definitivamente con la moglie Ida a partire dal 1924. Il pubblico potrà ammirare alcuni dei più importanti capolavori di Marc Chagall, opere di fondamentale importanza per capire il percorso artistico del maestro russo, come la veduta dalla finestra a Vitebsk del 1908, Gli Amanti in blu del 1914, la Passeggiata del 1917-1918, l’Ebreo in rosa del 1915 e molti altri. Accanto alla mostra di Chagall, i visitatori hanno l’occasione di vivere un altro evento unico appositamente progettato e realizzato per l’occasione. Il Premio Nobel Dario Fo ha realizzato ben 20 dipinti accompagnati da 15 bozzetti preparatori e da un racconto sulla vita e l’opera di March Chagall.
Possagno (TV), patria di Canova, presenta una mostra dedicata alle opere del grande scultore neoclassico lesionate durante la Prima Guerra Mondiale. A mancare è la più emblematica delle immagini possibili: quella di un nugolo di soldati francesi che giocano a calcio con un pallone unico al mondo: la testa di Paolina Bonaparte scolpita dal Canova. Scena della singolare disputa: il giardino della Casa-Gipsoteca dello scultore, a Possagno, ai piedi del Grappa, teatro di quella che passerà alla storia come la Grande Guerra. Stefano Serafin si limitò a osservare, con orrore, quell’affronto al “suo” grande Canova, senza avere il coraggio, e forse neanche il tempo, di consegnarne per sempre la memoria ad una delle sue lastre fotografiche. Serafin di orrori ne aveva già fotografati diversi, ma anche di azioni di salvataggio. E da quelle lastre, conservate come cimeli di famiglia, aveva tratto positivi che ancora oggi, un secolo dopo, colpiscono per qualità e potenza. Riuniti in un piccolo album con copertina ricamata dalle donne di casa, come era d’uso per le memorie di famiglia, quell’album è oggi patrimonio dell’istituzione canoviana mentre le lastre originali sono conservate al FAST Foto Archivio Storico Trevigiano, insieme ad altre immagini sul tema, non meno importanti, di mano di Siro Serafin. Per la prima volta, quegli originali saranno esposti, tutti insieme, proprio nel luogo dove furono “scattati”, ovvero alla Gipsoteca Museo del Canova a Possagno, nell’ambito di Antonio Canova. l’arte mutilata nella grande guerra.
Arriviamo ora in Liguria a La Spezia per una interessante mostra fotografica dal titolo Hrair Sarkissian. Back to the Future. La rassegna presenta 86 fotografie e un video che offrono allo spettatore una lettura pressoché esaustiva della ricerca dell’artista, incentrata sui temi dell’incertezza del futuro e di un’identità sociale, politica, religiosa e culturale da difendere e preservare. Il rapporto degli individui con la storia e con il passato, la memoria e l’identità dei luoghi, al di là delle mutazioni che nel tempo possono subire, specificano l’intera produzione artistica di Sarkissian (Damasco, 1973). “Utilizzo la fotografia per raccontare vicende che non sono immediatamente visibili in superficie“ dichiara l’artista introducendo il proprio lavoro. Vicende umane che una fotocamera analogica 4×5 in fase di ripresa e la stampa in medio e grande formato contribuiscono a rendere percepibili a quanti vogliono capire cosa si nasconde oltre il supporto cartaceo. Che siano reali o costruiti, gli scenari ripresi da Sarkissian sono comunque frutto dell’assemblaggio di più elementi combinati fra loro e, anche per questo, egli ricorre spesso alla serie che gli consente di evidenziare ora gli uni ora gli altri. L’artista applica la conoscenza del mezzo fotografico e delle sue potenzialità espressive a un processo di produzione di immagini che riconsidera i simboli della storia dell’Armenia, dell’Egitto e della Siria, del passato come del presente, invitando lo spettatore ad andare oltre l’immediatezza della fotografia che, da semplice documento, può assurgere al ruolo di testimone del tempo.
A Bologna vogliano evidenziare due rassegne. La prima è dedicata a Brueghel e alla pittura fiamminga. La mostra ripercorre la storia, lungo un orizzonte temporale, familiare e pittorico di oltre 150 anni portando a Bologna i capolavori di un’intera dinastia di eccezionale talento attiva tra il XVI e il XVII secolo. Brueghel, nome di una dinastia diventata nei secoli passati marchio di eccellenza nell’arte pittorica, comprendeva la più importante famiglia di artisti fiamminghi a cavallo tra il XVI e XVII secolo interpreti dello splendore del Seicento. In mostra opere di Pieter Brueghel il Vecchio, Pieter Brueghel il Giovane, Jan Brueghel il Vecchio, Jan Brueghel il Giovane, Abraham Brueghel, Ambrosious Brueghel, in un’esposizione che analizza la rivoluzione realista sulla pittura europea nata dal genio della famiglia Brueghel e che ha influenzato, attraverso lo sguardo degli stessi inventori, i grandi temi della storia dell’arte occidentale. Brueghel, nome di una famiglia diventata nei secoli passati marchio di eccellenza nell’arte pittorica, comprendeva la più importante congrega di artisti fiamminghi a cavallo tra il XVI e XVII secolo interpreti dello splendore del Seicento. In mostra abbiamo anche un’importante selezione di artisti - da Frans de Momper a Frans Francken, da Hendrick van Balen a Joos de Momper, e molti altri che hanno collaborato, insieme con la famiglia Brueghel, a dar vita a una delle pagine della storia dell’arte più ricche, articolate e affascinanti. Il giudizio morale, natura regina, soldati e cacciatori, viaggiatori e mercanti, allegorie e parabole, splendore e vanità, vita silente e danza degli ultimi: attorno a questi gruppi tematici che intitolano le sezioni della mostra si sviluppa il racconto appassionante delle realtà della vita e la meticolosa attenzione con la quale viene descritto il mondo. Nella pittura fiamminga – nello stile di Brueghel – la Natura assume pienamente il ruolo di vera protagonista della storia umana e viene rappresentata con una ricchezza visiva, una cura nel dettaglio e una bellezza compositiva mai vista prima nella storia della pittura come nella minuziosa e dettagliata An extensive Still Life of Fruit in a Landscape (1670) di Abraham Brueghel o nell’incantevole Allegory of the Four Elements (1630 - 1635) di Jan Brueghel the Younger e Hendrick van Balen, in esposizione a Bologna.
La seconda mostra fa luce su un’altra famiglia di pittori, i Carracci e Guido Reni. Guido Reni, Annibale e Ludovico Carracci, Domenichino, Denis Calvaert, Sisto Badalocchio, Francesco Albani sono solo alcuni degli autori dei capolavori in esposizione. Maestri protagonisti di una stagione particolare – la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo – che vide consolidarsi legami storici, politici, artistici tra Roma e Bologna.
Ferrara nello splendida cornice di Palazzo Diamanti ospita una rassegna dedicata a De Chirico. La pittura di Giorgio de Chirico ha conquistato alcuni tra i più grandi artisti surrealisti e ha esercitato uno straordinario ascendente sull’arte del Novecento. De Chirico è stato il geniale inventore della pittura metafisica, una delle più importanti correnti artistiche della modernità, grazie alla quale gli enigmi che percorrono l’esistenza prendono forma attraverso atmosfere sospese e pervase di inquietudine. A segnare un cambiamento radicale nell’opera di de Chirico fu l’arrivo a Ferrara nel 1915, quando, in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, lasciò Parigi e per tre anni e mezzo soggiornò nella città estense per prestare servizio militare. Travolto da un’ondata di emozione di fronte alla bellezza e ai miti rinascimentali della città emiliana, de Chirico dipinse un mondo irreale popolato di meraviglie: piazze fuori dal tempo immerse in tramonti fantastici o stanze segrete dalle prospettive vertiginose fanno da sfondo agli oggetti enigmatici scoperti nelle peregrinazioni tra i vicoli del ghetto, o diventano il palcoscenico su cui recitano manichini da sartoria e personaggi muti e senza volto. Fu a Ferrara che l’artista conobbe Carlo Carrà e iniziò a chiamare la propria pittura “metafisica”, e furono proprio i quadri qui concepiti, vere e proprie icone della modernità, a esercitare una profonda influenza sia sulla coeva arte italiana, sia su movimenti internazionali come il dadaismo, il surrealismo e la Nuova Oggettività. In occasione del centenario dell’arrivo di de Chirico nella città estense, Palazzo dei Diamanti celebra con una grande mostra questo momento vitale della storia dell’arte del XX secolo. A un importante nucleo di dipinti realizzati da de Chirico negli anni ferraresi, faranno eco le composizioni ispirate alla pittura metafisica di Carlo Carrà, Giorgio Morandi e Filippo de Pisis e alcuni dei capolavori dei più grandi artisti delle avanguardie europee, da Raoul Hausmann a George Grosz, da René Magritte a Salvador Dalí fino a Max Ernst, i quali rimasero affascinati dal suo stile unico e dalla capacità di mostrare nelle tele il mistero impenetrabile delle cose.
Arriviamo a Roma per una mostra dedicata ad un pittore poco noto ma molto suggestivo, James Tissot (1836-1902). Raffinato protagonista dell’élite del suo tempo, invidiato e amato in pari misura, James Tissot è un pittore la cui arte è ancora oggi per alcuni aspetti un enigma, tra influenze impressioniste e istanze preraffaellite. Francese di nascita ma britannico di adozione, vissuto a suo agio tra conservatori e liberali, Tissot celebra nei suoi quadri la vita dell’alta borghesia – il ceto portato in auge in epoca vittoriana tra rivoluzione industriale e colonialismo – trasformando la quotidianità in imprese eroiche e celebrative, mutando ogni gesto in un cliché non privo di originalità. In mostra 80 opere provenienti da musei internazionali (quali la Tate di Londra, il Petit Palais e il Museo d’Orsay di Parigi), che raccontano l’intero percorso artistico del pittore e l’influenza che su di lui ebbe l’ambiente parigino e la realtà londinese, dando conto della sua vena sentimentale e mistica, del suo incredibile talento di colorista e del suo interesse per la moda.
Da ultimo, cosa per noi assai rara, due mostre in Sicilia e due mostre in Sardegna.
A Palermo segnaliamo una mostra fotografica, Qualcosa di mio, pensata e realizzata attraverso le suggestioni di Letizia Battaglia (1935), fotografa palermitana di fama internazionale. L’esposizione raccoglie immagini di donne, bambine, i loro sguardi, i gesti quotidiani catturati nella crudezza del bianco e nero in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile. La fotografia di Letizia Battaglia è ricerca analitica verso di sé, strumento di “salvezza e verità”, come dice lei. Ha ritratto luoghi e decine di vittime di omicidi di mafia, ma in questa selezione di immagini l’obiettivo oltrepassa il dato di cronaca per diventare qualcos’altro, qualcosa di personale, di profondamente individuale, quello che lei stessa definisce qualcosa di mio. La spia di un dolore con cui convivere. La partecipazione struggente ad una condizione umana inaccettabile. L’indignazione che trascende nell’atto della denuncia. Perché, chiunque potrà vedere sullo sfondo di certe immagini, il sintomo visibile di un degrado generale cui non sono rimaste estranee le mani e le logiche della criminalità organizzata.
A Catania ancora Marc Chagall. La mostra, suddivisa in 8 sezioni tematiche che disegnano una mappa artistica e spirituale complessa e caleidoscopica dell’artista, racconta la sua poetica, influenzata dal grande amore per la moglie Bella e dal dolore per la sua morte prematura avvenuta nel 1944, ripercorrendo la sua vita e la sua arte che fu commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee. La mostra, Chagall. Love and Life raccoglie in particolare lavori grafici e ripercorre i temi fondamentali della produzione di Chagall: dalle radici nella nativa Vitebsk (Bielorussia), descritta con amore e nostalgia nella serie Ma vie (My Life), all’incontro con l’amata moglie Bella Rosenfeld, della quale illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, pubblicati dopo la morte prematura dell’amata. Un’intera sezione è dedicata alle illustrazioni della Bibbia.
Nuoro con il museo MAN è punto di realizzazione di numerose rassegne.
L’occhio indiscreto. Bernardino Palazzi. Grafico, illustratore, fotografo, il titolo della prima mostra focalizzata su questo pittore poco noto (1907-1986). La critica lo ha avvicinato, più o meno propriamente, a Degas, Boldini, Sargent, Carena e Casorati, ma rispetto a costoro Bernardino Palazzi sa proporre anche altri registri, molti del tutto personali, segreti, ignoti agli stessi studiosi e al grande collezionismo. La mostra consta anche di altre due sedi della Fondazione a Cagliari e a Sassari, in cui sono esposte le tele più significative, quelle che meglio esemplificano i momenti più alti della carriera del pittore: i capolavori della pittura di nudo degli Anni Venti/Trenta (a Cagliari) e il tema del ritratto collettivo del mondo di intellettuali, come quello fermato nel dipinto Bagutta (a Sassari). Testimonianza di un pittore mondano ed elegante, ma insieme assai meno scontato e semplice di quanto possa apparire in superficie, per il quale la rappresentazione del corpo femminile sarà tema costante, soggetto amato e indagato per tutta la vita, ma che avrà nelle opere degli anni milanesi i suoi risultati d’eccellenza. Nuoro, e il Museo MAN, ospiteranno invece un ricco catalogo di opere di grafica e illustrazioni, accompagnate da apparati documentari e interessanti inediti.
Nell’insieme non un’antologica, ma una mostra che presenta l’artista per quelli che unanimemente la critica e il mercato gli riconobbero come traguardi: il nudo femminile, il ritratto e l’illustrazione.
Sempre al MAN una mostra dedicata a Paul Klee (1879-1940). La rassegna intende esplorare un elemento fondamentale nell’opera dell’artista, ovvero la percezione della presenza di un principio vitale, generativo, insito nella materia delle cose. In senso specifico Klee non ha mai parlato di “animismo”, tuttavia la sua opera appare permeata di uno spirito animato avvertito in tutta la realtà materiale ed evocato dall’azione creativa dell’artista. “Creatura superiore” (Diari, n. 660), l’artista, attraverso il proprio sguardo vivificatore, porta alla luce l’elemento generatore presente nei diversi mondi che popolano il cosmo, nascosto sotto la superficie delle cose. Che siano uomini, bambini, animali, oggetti, paesaggi o architetture, i mondi di Klee obbediscono tutti alla medesima legge della natura, che l’artista indaga e imita. Un unico principio vitale governa l’intero ordine naturale, dalle cose grandi a quelle infinitesimamente piccole. Questo principio sembra palesarsi in molte opere dell’artista, in particolare nei disegni e negli acquarelli degli anni Venti e Trenta. Opere come Feigenbaum (Fico), del 1929, o Im Park (Nel parco), del 1940, presenti in questa mostra, o ancora l’importante dipinto Wohin? (Dove?) del 1920, proveniente dalle collezioni della Città di Locarno, esposto nel 1937 all’interno della mostra “Arte degenerata”, organizzata dal regime nazionalsocialista tedesco. La rappresentazione del mondo animale offre una serie di parabole, di favole morali, dove l’animale è innalzato al ruolo di essere umano, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Ecco che nel disegno Tierfreundschaft (Amicizia tra animali) del 1923, ad esempio, un cane e un gatto si accompagnano bonariamente in una tranquilla passeggiata, incarnando il senso di amicizia che può nascere tra due esseri umani.
Il silenzio delle cose. Vanitas, allegorie e nature morte dalle collezioni italiane
Torino - Museo Ettore Fico (Via Cigna 114)
31 ottobre 2015 – 28 febbraio 2016
Orari: mercoledì- venerdì 14.00-19.00, sabato e domenica 11.00-19.00
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.museofico.it
Hayez
Milano – Gallerie d’Italia
7 novembre 2015 - 21 febbraio 2016
Orari: martedì –domenica 9.30-19.30, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.gallerieditalia,com
La Bella Epoque
Milano - GAMManzoni
23 ottobre 2015 – 21 febbraio 2016
Orari: martedì – domenica 10.00-13.00/ 15.00-19.00
Biglietti: 6€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.gammanzoni.com
L’incanto dei Macchiaioli nella collezione di Giacomo e Ida Jucker
Milano – Museo Poldi Pezzoli
12 novembre 2015 - 29 febbraio 2016
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00, chiuso martedì
Biglietti: 10€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.museopoldipezzoli.it
Gauguin. Racconti dal Paradiso
Milano – Mudec (Via Tortona 56)
28 ottobre 2015 – 21 febbraio 2016
Orari: lunedì 14.30-19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 5€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.mudec.it
L’immagine dei milanesi nella vita quotidiana (1790-1890)
Milano – Palazzo Morando
12 dicembre 2015 – 21 febbraio 2016
Orari: martedì-domenica 9.00-13.00/14.00-17.30
Biglietti: 5€ intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.civicheraccoltestoriche.mi.it
Milano, città d’acqua
Milano – Palazzo Morando
12 novembre 2015 – 14 febbraio 2016
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00, giovedì 10.00-22.30, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.mostramilanoacqua.it
William Congdon. Pianura
Novate Milanese (Mi) – Casa Testori
10 ottobre 2015 – 14 febbraio 2016
Orari: martedì – venerdì 10.00-18.00, sabato e domenica 14.00-20.00, chiuso lunedì
Biglietti: 5€
Informazioni: www.casatestori.it
Io sono il sarto. Moroni a Bergamo
Bergamo - Accademia Carrara, Museo Bernareggi, Palazzo Moroni
4 dicembre 2015 – 28 febbraio 2016
Orari: Accademia Carrara: martedì – domenica 10.00-19.00, chiuso lunedì
Museo Bernareggi: martedì – domenica 10.00-19.00, chiuso lunedì
Museo di Palazzo Moroni: martedì – domenica 10.00-19.00, da martedì a venerdì solo su prenotazione, lunedì chiuso
Biglietti: 12€ intero unico per tutte le sedi ,10€ ridotto
Informazioni: www.iosonoilsarto.it
Marc Chagall. Opere russe 1907-1924
Brescia – Museo di Santa Giulia
20 novembre 2015 – 15 febbraio 2016
Orari: martedì – venerdì 9.30-17.30, sabato e domenica 9.30-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.bresciamusei.com
Antonio Canova. L’arte violata nella Grande Guerra
Possagno (Tv) – Gipsoteca Museo Canova
25 luglio 2015 – 28 febbraio 2016
Orari: martedì- domenica 9.30-18.00, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.museocanova.it
Hrair Sarkissian. Back to the Future
La Spezia – Fondazione Carispezia
27 novembre 2015 -21 febbraio 2016
Orari: martedì - venerdì 15.00-19.00, sabato – domenica10.30-13.00/15.00-19.00
Ingresso libero
Informazioni: www.fondazionecarispezia.it
Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga
Bologna – Palazzo Albergati
2 ottobre 2015 – 28 febbraio 2016
Orari: tutti i giorni 10.00-20.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.palazzoalbergati.com
Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai Musei Capitolini
Bologna – Palazzo Fava
6 dicembre 2015 – 13 marzo 2016
Orari: tutti i giorni 10.00-19.00, lunedì 12.00-19.00, sabato 10.00-20.00
Biglietti:13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.genusbononiae.it
De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardia
Ferrara – Palazzo dei Diamanti
14 novembre 2015 – 28 febbraio 2016
Orari: tutti i giorni 9.00-19.00
Biglietti: 11€ intero, 9€ ridotto
Informazioni: www.palazzodiamanti.it
James Tissot
Roma – Chiostro del Bramante
26 settembre 2015 – 21 febbraio 2016
Orari: Tutti i giorni 10.00-20.00,sabato e domenica 10.00- 21.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.chiostrodelbramante.it
Letizia Battaglia. Qualcosa di mio
Palermo – Museo Civico di Castelbuono
6 dicembre 2015 - 6 marzo 2016
Orari: martedì-domenica 9.30-13.00/15.30-19.30, chiuso lunedì
Biglietti: 4€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.museocivico.eu
Chagall. Love and Life
Catania – Museo Castello Ursino
18 ottobre 2015 - 14 febbraio 2016
Orari: lunedì –venerdì 9.00-19.00, sabato 9.00-23, domenica 9.00-22.00
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.comune.catania.it
L’occhio indiscreto. Bernardino Palazzi. Grafico, illustratore, fotografo
Nuoro – MAN e Fondazione Banco di Sardegna e Cagliari
27 novembre 2015 - 14 febbraio 2016
Orari: MAN: tutti i giorni 10.00-13.00/15.00-19.00, chiuso lunedì
Fondazione: tutti i giorni 10.00-13.00/15.00-19.00
Biglietti: 3€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.fondazionebancodisardegna.it
Paul Klee. Mondi animati
Nuoro – MAN
30 ottobre 2015 - 14 febbraio 2016
Orari: tutti i giorni 10.00-13.00/15.00-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 3€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.museoman.it