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Mostre marzo 2016

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

La prima vera porta con sé numerose possibilità di aggiornamento con mostre per tutti i gusti.

La nostra serie di proposte comincia da Milano, con una mostra “leggera” e gradevole, dedicata ad uno dei maestri dell’Art Nouveau europea, Alfons Mucha. La rassegna, con numerosissime opere del maestro permette di tuffarsi nel mondo prezioso ed elegante del Liberty, lo stile che a cavallo tra Otto e Novecento caratterizzò il mondo dell'arte, dell'architettura, dell'artigianato e dell'arredo dell'intero contesto europeo raggiungendo vette di ineguagliata raffinatezza. Alfons Mucha (1860-1939), di origine ceca, nasce in Moravia, dove inizia la carriera in qualità di decoratore, nel 1887 Mucha si trasferisce a Parigi, dove si dedica principalmente alla produzione di pannelli decorativicartelloni pubblicitari, manifesti teatralicopertine per rivistecalendariillustrazioni librarie. Qui compaiono immagini femminili di estrema eleganza, definite da una linea nitida che delimita i contorni. Si afferma così un inconfondibile "stile Mucha", che ottiene fortuna anche negli Stati Uniti, dove il pittore soggiorna tra 1906 e 1910.  Rientrato in Europa, si stabilisce a Praga, dove resterà fino alla morte, dedicandosi al grandioso progetto dell'Epopea slava, una serie di tele dedicata alla storia del popolo slavo. La mostra racconta la carriera di questo grande artista attraverso 149, selezione arricchita da un'ampia selezione di ceramiche, mobili, ferri battuti, vetri, sculture e disegni di artisti e manifatture europei, che testimoniano quello stile floreale che caratterizzò le varie declinazioni nazionali - francese, belga e italiana soprattutto - prese dal Modernismo internazionale.

Lo Spazio Lumera offre la possibilità di ammirare alcune delle ultime opere di Mariateresa Carbonato, pittrice legata alla quotidianità, alla bellezza delle cose solite, ai paesaggi familiari della pianura e della terra coltivata con fatica e con amore.
Riportiamo alcune parole della stessa pittrice per la presentazione della rassegna: “C’è un ordine, un ritmo, un’armonia che parte dai campi arati ove emerge una bellezza semplice, ma potente che testimonia il lavoro dell’uomo, la sua partecipazione alla cura e alla custodia del creato…”. Mariateresa evidenzia le ferite della terra arata, ferite in cui il chicco cresce e genera spighe che a loro volta daranno semi, farina , pane. Il pane per eccellenza è segno di convivialità. Amicizia e fraternità, fino ad assumere valori sacri come nel pane eucaristico.

Traferiamoci ora a Pavia per una mostra dal titolo Picasso e le sue passioni. Il Palazzo Vistarino di Pavia ospita una mostra unica e importantissima per la città e per tutto il nord Italia: una mostra originale che disegna un ritratto completo dell’artista spagnolo e delle passioni che hanno colorato e reso unica la sua vita. “A dodici anni sapevo disegnare come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino” diceva lo stesso Picasso delle sue opere che hanno risentito dei suoi più grandi interessi, dalle donne alla politica. Non solo quadri, alla mostra sarà possibile ammirare anche litografie, disegni, incisioni e ceramiche provenienti da alcune delle più grandi collezioni private di tutto il mondo e dal Museo di Mija Malaga. Tra le opere esposte anche tre rappresentazioni innovative di “Guernica”: una trasposizione del lavoro dell’artista spagnolo creata da tre artisti italiani all’interno del progetto voluto da “The Mad Box”.

Presentiamo ora una nutrita serie di mostre tutte in Veneto.
La nostra scelta comincia da Verona per una mostra dal titolo Seurat, Van Gogh e Mondrian. Il Post-Impressionismo in Europa. La mostra si configura come un lungo viaggio all’interno del fenomeno che in Olanda e in Italia è passato sotto il nome di divisionismo, inteso come tecnica mediante cui i colori sono disposti sulla tela per sovrapposizione, piuttosto che mescolati. Tale principio vedeva il suo precursore nel movimento che in Francia, a partire dalla metà degli anni Ottanta del XIX secolo, era stato battezzato dal critico Félix Fénéon, pointillisme. Nella mostra, ricca di 80 capolavori dei maestri indiscussi di questi movimenti, si comincia a rendere chiaro il passaggio dal divisionismo all’astrattismo con autori come Theo Van Rysselberghe – il Perkiridy con L’alta marea (1889) – artista che pur essendosi avvicinato ai temi del divisionismo, tuttavia lascia intendere nelle sue tele che nessun principio scientifico possa sostituirsi allo studio dal vivo. E ancora le opere di Johan Thorn Prikker, allievo di Henry van de Velde – anche lui in mostra con Crepuscolo (1889). A lui è dedicata la sezione inerente la tematica del sacro, in cui è chiaro il progressivo avvicinamento alla tecnica della decorazione delle vetrate – Cristo in croce (1891). Sembra quindi che i tre protagonisti citati nel titolo della Sembra quindi che i tre protagonisti citati nel titolo della mostra fungano da punti saldi cui fare affidamento, pur tuttavia il processo di transizione stilistica è affidato a personalità minori che rivivono grazie al gusto di Helena Kröller Müller.

Al Mart di Rovereto (Tn) troviamo una rassegna dedicata alla pittura dell’Ottocento. La mostra La coscienza del vero intende indagare alcuni momenti della cultura figurativa ottocentesca, nella stagione compresa tra il Romanticismo e l’Impressionismo, ovvero fra il 1840 e il 1895, anno della prima Biennale di Venezia. In mostra circa 70 opere provenienti sia dalle Collezioni del Mart, sia da prestigiose raccolte pubbliche e private, tra le quali spiccano i lavori di maestri indiscussi come Gustave Courbet, Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giovanni Boldini e Franz Lenbach ma anche Carlo Bellosio, Mosè Bianchi, Giustiniani Degli Avancini, Alessandro Guardassoni, Pompeo Marino Molmenti, Eugenio Prati, Giuseppe Tominz. Nella seconda metà del XIX secolo, l'adesione al Vero connota le principali espressioni artistiche in Italia, da sud a nord, nella pittura, nella letteratura e nella fotografia. Avviato dalla pittura magistrale di Gustave Courbet, presente in mostra con un'intera sala a lui dedicata, il Realismo contribuì a svincolare la pittura e la scultura dai temi mitologici e aristocratici in favore dell’autenticità delle classi subalterne, della borghesia, del proletariato, dei contadini. Preferendo la pittura en plein air agli atelier e le rappresentazioni soggettive alle regole delle accademie, i pittori dell'Ottocento svelarono il rapporto tra realtà e rappresentazione soprattutto nei ritratti e negli autoritratti. La mostra intende cogliere con particolare attenzione questo nesso, destinato a diventare uno dei nodi delle avanguardie artistiche e campo d'indagine della contemporaneità. 
Sempre a Rovereto ma ora si tratta di una mostra fotografica dedicata ai profughi trentini della Prima Guerra Mondiale. L’esposizione comprende foto, testi di diari e di lettere, mappe e tabelle appositamente predisposte, dipinti, assieme ai quaderni delle memorie, alle cartoline e ai fogli gualciti delle lettere (ma ci sono anche lettere scritte su cortecce d’albero), ai bauli, ai registri dei campi profughi, agli oggetti riportati dai profughi dal loro esilio. Una mappa sugli spostamenti coatti di popolazione in Europa durante la Grande Guerra, elaborata da ricercatori dell’Università di Trento, darà per la prima volta la visione continentale del fenomeno dei profughi, una realtà che nella Prima guerra mondiale ha assunto immediatamente dimensioni di massa mai prima registrate e che nel corso del Novecento fino ad oggi ha conosciuto infinite repliche, come testimonia la cronaca di questi mesi.

Presso il Palladio Museum di Vicenza è stata allestita una mostra dal titolo Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo. La rassegna ci accoglie con uno specchio, dove si riflettono il busto di Palladio e quello di Thomas Jefferson. È la prima domanda della mostra: come si riflettono forme e idee? Perché un architetto di una regione periferica del Nord Italia viene preso a modello per costruire l’architettura del Nuovo Mondo? La risposta è collegata all’interrogativo di fondo: cosa ci fa in un museo d’architettura Thomas Jefferson (1743-1826), colui che scrisse materialmente la Dichiarazione d’Indipendenza e fu il terzo presidente degli USA? C’è perché fu l’americano che più di ogni altro contribuì a dare un volto alla nuova nazione attraverso l’arte, l’architettura e il disegno del territorio. Fu un visionario ma anche un pragmatico, un uomo d’azione e insieme un intellettuale che conosceva il latino e il greco e che era convinto che il Nuovo Mondo si potesse costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza. La mostra   è la prima mai dedicata in Europa al grande palladianista americano, essa conduce nel mondo di Jefferson, le sue collezioni d’arte, i suoi progetti di architettura, i suoi sogni ma anche le sue contraddizioni: attraverso disegni, sculture, libri preziosi, modelli di architetture, video e multimedia. In mostra sono esposte anche 36 fotografie di Filippo Romano, frutto di una campagna fotografica appositamente realizzata in Virginia nella primavera del 2014. Sono presenti inoltre i tre preziosi bozzetti originali di Antonio Canova per la statua di George Washington commissionata dallo stesso Thomas Jefferson.

Da sempre Escher suscita curiosità, interesse e un vago senso di inquietudine, eppure le sue mostre sono sempre visitatissime, come questa a Treviso.  Si tratta di un'esposizione completamente dedicata a Maurits Cornelis Escher (1898-1972), incisore e grafico olandese. La mostra, con oltre 150 opere, vuole sottolineare l'attitudine di questo artista/intellettuale ad osservare la natura in modo differente, da un punto di vista tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco. L’itinerario di mostra, che tiene puntualmente conto delle esperienze formative, artistiche e intellettuali del grande artista olandese – partendo dalle opere degli anni Venti del ‘900 di Jessurun de Mesquita, sua fonte d’ispirazione, e arrivando ai disegni e alle incisioni del lungo periodo in cui Escher visse in Italia – è scandito da sei sezioni: – La formazione: Escher, l’Italia e l’ispirazione Art Noveau, Superfici riflettenti e metamorfiche, Metamorfosi, Dall’Alhambra alle tassellature, Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio, Economia escheriana ed Eschermania. Presenti in mostra le prime opere a carattere geometrico – di cui alcune nate con intento quasi didattico di spiegare i metodi di tassellazione e la derivazione dai mosaici dell’Alhambra – arrivando poi ai capolavori oggi noti a tutti gli appassionati, ma anche opere rare a vedersi. La variegata esposizione dedicata all’incisore olandese mette in mostra oltre 200 tra i suoi capolavori più noti, come Mano con sfera riflettente (1935), Metamorfosi II (1939-40) e Concavo e convesso (1955). Ma non solo: la retrospettiva su Escher pone l’accento su aspetti mai affrontati prima d’ora con opere da lui firmate e alcune a confronto o di commento alla sua arte. Un percorso espositivo dalla forte carica semiologica che seduce e incanta con disegni e litografie che con il passare del tempo sono entrate nell’immaginario quotidiano e collettivo e che hanno visto gli impieghi più disparati come copertine di famosi long playing, (33 giri), scatole da regalo, francobolli, biglietti dʼauguri e piastrelle.

Spostiamoci ora nel cuore delle Dolomiti, nella perla delle Dolomiti, Cortina d’Ampezzo (Bl) per una mostra dal titolo Imago Aphroditae. La bellezza muliebre dal XV al XX secolo. La mostra allestita presso il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, si propone di riflettere sul tema dell’iconografia femminile, e in particolare sull’ideale di bellezza che ne contraddistingue i tratti. Ciò nel contesto dello sviluppo diacronico della lunga successione di esempi iconografici propri della storia dell’estetica occidentale, dal Quattrocento al Novecento. L’esposizione offre al visitatore l’eccezionale possibilità di vedere riunite una serie di opere celeberrime, attinenti ai principali canoni della bellezza femminile. Sono dipinti provenienti da importanti collezioni italiane, pubbliche e private, oltre che opere della stessa collezione Rimoldi. Relazionandosi al lacerto raffigurante il Bambin Gesù delle Mani di Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, si è voluto offrire uno sguardo ampio sulla rappresentazione della donna, dando una lettura caratterizzata dalla ricca varietà formale di oltre quaranta opere, capaci di affascinare ed immergere lo spettatore in una realtà culturale di altissima qualità.

Palazzo Zabarella a Rovigo propone sempre mostre di grande interesse come quella ora in corso dedicata a Fattori. In mostra oltre cento capolavori tra cui e celebri tavolette, i dipinti monumentali di soggetto risorgimentale, i magnifici ritratti, le scene di vita popolare, tutti riuniti per riproporre un assoluto protagonista, non solo della pittura macchiaiola, ma anche del naturalismo di fine secolo. Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908) è stato certamente anche per la lunga vita, la qualità, il numero dei quadri realizzati, un protagonista di livello europeo. La sperimentazione della macchia cui lui ha dato un contributo decisivo, è stata solo una delle fasi di un’esperienza di maggiore e più vario respiro. Se nelle tavolette, come la famosa Rotonda di Palmieri, ha saputo dialogare con il Quattrocento Italiano, pur riuscendo a concepire una visione assolutamente moderna, nei dipinti successivi di grande formato ha saputo raggiungere una dimensione epica che lo accosta al realismo di Courbet. La pittura di Fattori, un artista impegnato sempre fedele a se stesso, è riuscita, soprattutto nella rappresentazione delle grandi battaglie de Risorgimento o della vita dura del popolo della Maremma, a rendere una fase della storia italiana con un respiro che ricorda la letteratura verista di Verga o la poesia di Carducci. La mostra consentirà di mettere a confronto non solo temi diversi ma anche differenti soluzioni stilistiche che dimostrano l’evoluzione dell’artista. La sua grandezza è stata nella capacità di interpretare tematiche universali, come appunto l’eroismo, la pietà, il lavoro, la morte, che emergono nei suoi ultimi capolavori tra i quali Lo staffato con una forza straordinaria da far pensare a Goya.

Lasciamo il Veneto, arriviamo a Bologna per una mostra molto particolare dal titolo Tra la vita e la morte. Due confraternite bolognesi tra Medioevo e Età moderna. La città dedica per la prima volta una mostra al suggestivo tema delle Confraternite bolognesi, con un particolare sguardo rivolto a quelle di Santa Maria della Vita e di Santa Maria della Morte, un tempo ubicate una di fronte all'altra. Infatti se quella della Vita aveva sede all'interno della Chiesa omonima, in via Clavature, quella della Morte si estendeva tra via Marchesana e il portico che ne conserva il nome, correndo lungo via dell'Archiginnasio e costeggiando il lato di San Petronio. L'esposizione, ospitata all'interno del Lapidario del Museo Civico Medievale, vede esposte oltre cinquanta opere provenienti da importanti istituzioni cittadine, tra cui il Museo della Sanità e dell'Assistenza, in origine sede dell'Antico Ospedale di Santa Maria della Vita, la Biblioteca dell'Archiginnasio, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, senza dimenticare le opere presenti all'interno dei Musei Civici d'Arte Antica . La prima parte della mostra si propone di indagare come prima dell'avvento dei Disciplinati a Bologna, avvenuto nel 1261, in realtà non fossero presenti in città confraternite, intese come sodalizi devozionali a larga base popolare. Con l'ingresso dei Disciplinati a Bologna e nel contado sorgeranno dunque delle vere e proprie confraternite spirituali con esclusivi scopi religiosi, dall'orazione, alla penitenza, all'esercizio di opere di misericordia verso i bisognosi. Sarà Raniero Fasani da Perugia a dare vita a Bologna, insieme ai propri adepti, alla confraternita dei Battuti Bianchi o frati flagellanti, e ad adoperarsi affinché nel 1275 circa venisse aperto un ospedale nel centro della città, che potesse dedicarsi all'accoglienza e all'assistenza degli infermi e dei pellegrini, e che in seguito assumerà la denominazione di Ospedale di Santa Maria della Vita. Attraverso le testimonianze artistiche e documentarie (dipinti, miniature, sculture, ceramiche, oreficerie), si tenterà di ricostruire anche le vicende legate alla storia dell'altra confraternita, quella di Santa Maria della Morte.

Il Museo della Grafica di Pisa dedica una rassegna al tema delle balene. Partendo dai preziosi documenti, conservati e concessi per l’occasione dalla Fondazione Anna Maria Luisa de’ Medici, relativi al “Pesce smisurato” spiaggiato nei pressi di Populonia nel 1713 e le cui ossa furono donate al granduca Cosimo III per essere collocate nell’atrio dell’Orto botanico di Pisa (ancora oggi conservate nella strepitosa collezione di cetacei del Museo di Storia Naturale nella Certosa di Calci), la mostra propone un suggestivo itinerario visivo ed emozionale nel mondo delle balene. Dalle antichissime memorie della “Valle delle balene” rinvenuta nel deserto occidentale del Fayum e con resti fossili risalenti a 40 milioni di anni fa, ai percorsi della storia naturale della prima età moderna e dei più dilatati scenari interpretativi che arrivano alle soglie della contemporaneità, è possibile ammirare opere e reperti di notevole interesse e rarità. Le immagini di balene arenate sulle spiagge dei mari del nord e conservate nelle antiche raccolte del Giardino dei Semplici pisano o diffuse dalle incisioni degli artisti fiamminghi seicenteschi, le tavole dedicate ai cetacei e tratte dalla Histoire naturelle di Buffon e dai repertori sette-ottocenteschi, fino ad alcune originali interpretazioni di artisti contemporanei. Non solo, ma decisamente curiosa è una raccolta di denti di capodoglio su cui nel XIX secolo venivano incise le tante storie di balene e baleniere, marinai e pirati, raccolte nei porti americani al rientro delle navi, con evidenti rimandi al mondo di Herman Melville e del suo Moby Dick. Conclude e corona il percorso espositivo una splendida cartografia nautica realizzata per l’occasione da Antonio Possenti, capace di regalare un nuovo, entusiasmante viaggio poetico su un motivo tanto amato e attraversato con la consueta, coltissima levità che caratterizza la cifra e il segno di uno degli indiscussi interpreti della fantasia contemporanea.

A Siena, presso il complesso monumentale di Santa Maria della Scala troviamo la mostra dal titolo L’école de médicine à Sienne. Napoleone e Paolo Mascagni, insoliti protagonisti della medicina senese. Nelle quattro sezioni del percorso espositivo, sono esposte più di 100 opere tra cui memoriali, lettere, registri e documenti rarissimi, ritrovati solo di recente, come  un piccolo manuale rivolto ai medici contenente le istruzioni su “Il metodo d’inoculare il vajolo vaccino” in occasione della prima vaccinazione di massa introdotta nell’anno 1802 In mostra anche numerosi strumenti medici: ferri chirurgici, gessi ostetrici, preparati anatomici, barelle e persino una portantina per cardiopatici che ricostruiscono la corsia, la sala settoria, il laboratorio, il locale degli interventi operatori, la sala parto e la farmacia con annessa vetreria da laboratorio – palloni, imbuti, cilindri, beute e bicchieri dal fascino antico – riportandoci con la memoria alla  quotidianità di uno dei luoghi più cari ai senesi, che nei secoli, ha visto nascere e morire migliaia di persone.  
Il percorso scientifico che ha portato alla mostra usa come filo narrativo la storia di una Scuola medica che, nonostante le sfortunate vicende che in periodo napoleonico video l’Università di Siena in svantaggio rispetto all’ateneo fiorentino, ha mantenuto una validità scientifica, didattica e operativa di alta qualità, grazie soprattutto alla presenza e influenza positiva dell’anatomista Paolo Mascagni, che fino al 1799 ha insegnato in terra senese. La rassegna, nel fotografare un periodo non particolarmente felice della storia dell’Ateneo senese, mostra come in realtà per la medicina senese fu più fecondo di quanto si creda. Forse in modo non del tutto consapevole, Napoleone aveva inferto una dura prova a Siena che ha risposto con coraggio e valore, grazie anche alla presenza di un’ ospedale tra i più grandi d’Europa.

Arriviamo ora a Firenze per tre proposte.
La prima presso il Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi dedicata a Federico Barocci (Urbino, 1533/1535 - 1612). Il percorso espositivo, che contempla trentotto disegni ed è caratterizzato da un ordine prevalentemente tematico, intende visualizzare le dinamiche e comprendere i significati del processo creativo dell’artista urbinate. Il metodo preparatorio di Barocci si caratterizza per una profonda complessità e laboriosità, all’interno del quale si ritrova un uso magistrale di un’ampia gamma di tecniche disegnative, spesso usate sperimentalmente come nel caso del pastello. L’attenzione si focalizza su aspetti peculiari, come le variegate modalità di costruzione della figura e dei singoli dettagli, con particolare attenzione alla prassi della reiterazione variata che risponde pienamente a esigenze sia pratiche che mentali. Federico, muovendo da una prima elaborazione grafica, sottopone infatti le proprie invenzioni a una costante indagine conoscitiva al fine di sperimentare ogni possibile soluzione formale. In mostra, oltre a esempi che rivelano le modalità costruttive delle singole figure, è possibile ammirare anche alcuni studi compositivi finalizzati all’analisi di scene più articolate: dai primi schizzi ai modelli prossimi alla versione pittorica.

Presso Palazzo Pitti è in allestimento la mostra dal titolo Firenze capitale 1865-2015. I doni e le collezioni del Re. La Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti ha voluto celebrare la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario di Firenze Capitale d’Italia con una mostra dedicata alla presenza del Re, e in particolare al suo soggiorno nella Reggia fiorentina, che dal 1865 dette ospitalità anche ai Savoia, la terza grande dinastia regnante dopo quella dei Medici e dei Lorena. Un’esposizione che vuole creare presso alcuni degli spazi originari una suggestiva rievocazione della vita del Sovrano, dei suoi gusti artistici e dei suoi principali interessi e legami, cercando di coinvolgere il visitatore nelle atmosfere della reggia. Possiamo immaginare quello che fu l’entusiasmo dei cittadini per l’arrivo del Re a Firenze, città che lo accolse calorosamente, nonostante le controversie politiche suscitate da questo passaggio della capitale da Torino al capoluogo toscano. Primo Sovrano della nazione italiana, Vittorio Emanuele II salì al trono nel 1849 e in seguito all’annessione della Toscana al Piemonte visitò Firenze in differenti occasioni. Una di queste fu la Prima Esposizione Nazionale del 1861, presso la quale effettuò numerosi acquisti. Le sue scelte furono eterogenee, come del resto era il suo gusto ricco di sfumature; numerosi i dipinti e le sculture, ma anche oggetti d’artigianato e d’arredamento. Nel 1863, invece, recatosi all’Accademia di Firenze, il Sovrano commissionò a sei giovani artisti alcuni grandi dipinti a soggetto storico, che andarono successivamente ad arredare le stanze della reggia. In mostra quindi i dipinti, i mobili, i manufatti artistici e artigianali che testimoniano il passaggio della corte Savoia a Palazzo Pitti. Dopo l’elezione della città a Capitale, si rese infatti necessario un riallestimento che coinvolse sia la residenza privata del nuovo Sovrano nella Palazzina della Meridianaattuale Galleria del Costume, che gli Appartamenti Reali al piano nobile della Galleria Palatina, che vennero utilizzati esclusivamente per cerimonie e incontri di rappresentanza di alto rango. L’appartamento della Duchessa d’Aosta – cosiddetto per la prolungata permanenza a palazzo fino al 1946 di Anna di Francia – ambiente che fa parte della Galleria d’arte moderna, rappresenta il nucleo della mostra e per l’occasione le sue sale sono quasi tutte riaperte al pubblico. Gli ambienti si offrono con il loro arredo originario, risultato di un importante riallestimento (1993) basatosi sull’ultimo Inventario Oggetti d’arte risalente al 1911. Le stanze sono ampliate per la mostra da ambientazioni dedicate alla presenza Savoia, anche attraverso oggetti di uso quotidiano che rispecchiano gusto e personalità dei regnanti, primo fra tutti Vittorio Emanuele II, Re di Firenze Capitale. Importante testimonianza del gusto eclettico del Re, dei Savoia e degli Aosta, gli ambienti hanno raggiunto il loro aspetto attuale, grazie alla sovrapposizione di manufatti e arredi appartenuti a quelle dinastie che avevano precedentemente abitato il Palazzo, e che furono poi rimessi in uso dopo i necessari restauri dai nuovi Reali.

Da ultimo presso il Museo Archeologico una rassegna dedicata alla Collezione Ligabue. Sebbene, a differenza di altre importanti città europee, Firenze non sia mai stata capitale di vasti imperi coloniali, l’interesse collezionistico dei Medici, cui ancora oggi si devono i nuclei fondamentali di tutte le principali collezioni museali, ha fatto sì che già a partire dal Cinquecento si raccogliessero qui tanti reperti di interesse etnografico provenienti anche dalle Americhe. A differenza di quanto poteva accadere in altre città, centro naturale di arrivo e smistamento di questi materiali, a Firenze i Medici mandavano appositamente a cercare questi tesori. E proprio tra la collezione glittica del Museo Archeologico è approdata una mascherina di giada riconosciuta come atzeca, mentre al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti appartiene una maschera di onice verde della cultura Teotihuacan: entrambe sono oggi ammirabili nella mostra in mezzo a tantissimi altri oggetti, in totale più di 120. In mostra una serie di opere d’arte espressione delle grandi civiltà della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell’Honduras e del Salvador) e delle Ande (Panama, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina): dagli Olmechi ai Maya, agli Aztechi; dalla cultura Chavin, a quelle Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca. sculture in terracotta dipinta provenienti dall’Ecuador, cultura Jama-coaque. La mostra presenta pezzi eccezionali e unici appartenuti proprio alle collezioni medicee, così come opere preziose del Musée du Quai Branly di Parigi e di prestigiose collezioni internazionali. Ma il nucleo centrale sarà costituito da una vasta selezione di opere delle antiche culture americane – mai esposte fino ad oggi – appartenenti alla Collezione Ligabue.

Eccoci alla fine del nostro lungo viaggio con una mostra fotografica a Roma, AZ - Arturo Zavattini, fotografo di viaggi e cinema, 1950-1960. Arturo Zavattin (1930) è noto, oltre che come operatore cinematografico e direttore della fotografia di molti film importanti, non solo italiani, come fotografo in ambito etnografico per aver accompagnato Ernesto de Martino, nella sua spedizione in Lucania nel 1952. Egli ha continuato, tuttavia, a praticare la fotografia per molti anni producendo un numero cospicuo di immagini. La sua cultura fotografica è maturata a stretto contatto con il Neorealismo italiano e con il realismo americano (ebbe modo di conoscere Paul Strand nel corso della realizzazione del celebre volume fotografico Un Paese). Arturo Zavattini ha saputo legare aspetti della cinematografia e della fotografia, con curiosità, arguzia, spirito critico. Zavattini, preziosa memoria dell'epoca, ha lavorato, negli ultimi anni, a reperire immagini e a mettere ordine nel suo archivio in modo che si può ora realizzare una mostra completa su di lui, che copre un decennio (1950-1960), di grandissimo interesse per la storia dell'immagine e per quella del nostro Paese. Nell’esposizione un nucleo omogeneo è costituito dalle immagini realizzate a Tricarico nel giugno del 1952 nell’ambito della famosa spedizione etnografica in Lucania di Ernesto De Martino e qui concesse dal Centro di Documentazione Rocco Scotellaro. Vi sono poi immagini realizzate a Roma, a Napoli e in altre città e contrade italiane, che documentano la vita sociale in strada, e in particolare la condizione dei bambini del popolo. Zavattini, effettua nel 1956 un reportage a Bangkok, a Phetchaburi e nel nord della Thailandia, che qui è esposto per la prima volta: sono immagini scattate a latere delle riprese del film La diga sul Pacifico di René Clément, tratto dall’omonimo romanzo di Marguerite Duras: rare immagini di quei luoghi in quell’epoca. Sono invece del 1960 le immagini realizzate a Cuba che includono un inedito Ernesto “Che” Guevara, incontrato casualmente subito dopo la rivoluzione, in occasione delle riprese del film del regista Tomás Gutierréz Alea, Historias de la revolución, alle quali Zavattini collaborò in veste di operatore nell’ambito di un progetto italiano di sostegno alla nascente cinematografia cubana. Suggestiva è la sezione dedicata al rapporto dell’autore con il set: fotografie di backstage con personaggi di grande popolarità come Federico Fellini, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni e Sofia Loren colti nelle pause delle lavorazioni da uno sguardo curioso e confidenziale.

Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau
Milano – Palazzo Reale
10 dicembre 2015 – 20 marzo 2016
Orari: lunedì 14.30- 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.mostramucha.it

Mariateresa Carbonato. La terra, il pane, il vino
Milano – Spazio Lumera (Via Abbondio Sangiogio 6)
27 febbraio 2016 – 19 marzo 2016
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì 16.00-19.30; sabato 10.30-12.30/16.00-19.30
Ingresso libero
Informazioni: www.lumera.it

Picasso e le sue passioni
Pavia – Palazzo Vistarino
19 dicembre 2015 – 20 marzo 2016
Orari: lunedì 14.00-19.00; martedì-sabato 9.00-19.00; domenica 10.00-19.00
Biglietti: 12€ intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.picassoelesuepassionipavia.it

Seurat, Van Gogh e Mondrian. Il Post-Impressionismo in Europa
Verona – Palazzo della Gran Guardia
28 ottobre 2015 – 13 marzo 2016
Orari: tutti i giorni 9.30-19.30
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.ilposimpressionismoineuropa.it

La coscienza del vero. Capolavori dell’Ottocento da Courbet a Segantini
Rovereto (Tn) – MART
5 dicembre 2105 – 3 aprile 2016
Orari: martedì – domenica 10.00-18.00, venerdì 10.00-21.00, chiuso lunedì
Biglietti: 11€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.mart.tn.it

Gli spostati. Profughi, Flüchtlinge, Uprchlìci 1914-1919
Rovereto (Tn) – Museo Civico
22 novembre 2015 – 3 aprile 2016
Orari: martedì -domenica 9.00 – 12.00/ 15.00 – 18.00, chiuso lunedì
Informazioni: www.fondazionemcr.it
Ingresso libero

Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo.
Vicenza – Palladio Museum
23 settembre 2015 – 28 marzo 2016
Orari: martedì - domenica 10.00-18.00, chiuso lunedì
Biglietti: 10€ intero, 7€ ridotto
Informazioni: www.palladiomuseum.org

Escher
Treviso – Museo di Santa Caterina
31 ottobre 2015 – 3 aprile 2016
Orari: lunedì 14.30- 20.00; martedì – domenica 10.00-20.00
Biglietti: 13€ intero, 11€ ridotto
Informazioni: www.mostraescher.it

Imago Aphroditae. La bellezza muliebre dal XV al XX secolo
Cortina d’Ampezzo (BL) – Museo d’Arte moderna Mario Rimoldi /Casa delle Regole
1 dicembre 2015 – 28 marzo 2016
Orari: tutti i giorni 15.30 - 19.30; sabato e domenica 10.30-12.30/15.30 - 19.30
Biglietti: 8€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.musei.regole.it

Fattori
Rovigo – Palazzo Zabarella
24 ottobre 2015 – 28 marzo 2016
Orari: martedì – domenica 9.30-19.00, chiuso lunedì
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Informazioni: www.zabarella.it

Tra la vita e la morte. Due confraternite bolognesi tra Medioevo e Età moderna
Bologna – Museo Civico Medioevale
12 dicembre 2015 – 28 marzo 2016
Orari: martedì -venerdì 9.00-15.00; sabato, domenica 10.00-18.30, chiuso lunedì
Biglietti: 5e intero, 3€ ridotto
Informazioni: www.museibologna.it

Balene
Pisa – Museo della Grafica
18 dicembre 2015 – 20 marzo 2016
Orari: lunedì – domenica 9.00-19.00
Biglietti: 3e intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.museodellagrafica.unipi.it

L’école de médicine à Sienne. Napoleone e Paolo Mascagni, insoliti protagonisti della medicina senese.
Siena – Complesso Santa Maria della Scala
6 novembre 2015 – 3 aprile 2016
Orari: lunedì – domenica 10.30-18.30
Biglietti: 9e intero, 8€ ridotto
Informazioni: www.santamariadellascala.com

Federico Barocci disegnatore. La fucina delle immagini
Firenze – Uffizi, Gabinetto disegni e stampe
19 dicembre 2015 – 3 aprile 2016
Orari: martedì – domenica 8.45- 18.50
Biglietti: 8€ intero, 4€ ridotto
Informazioni: www.polomuseale.firenze.it

Firenze capitale 1865-2015. I doni e le collezioni del Re
Firenze – Palazzo Pitti, Galleria d’Arte Moderna
19 novembre 2015 – 3 aprile 2016
Orari:  martedì- domenica 8.15-18.50, chiuso lunedì 
Biglietti: 13€ intero, 6.50€ ridotto
Informazioni: www.polomuseale.firenze.it

Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue
Firenze – Museo Archeologico
19 settembre 2015 – 6 marzo 2016
Orari: lunedì 8.30 - 14.00; martedì-venerdì 8.30 - 19.00; sabato e domenica 8.30 - 14.00 
Biglietti: 4e intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.ilmondochenoncera.it

AZ - Arturo Zavattini, fotografo di viaggi e cinema, 1950-1960
Roma-  Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia - Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari 
5 dicembre 2015 – 28 marzo 2016
Orari: tuttti i giorni 8.30-19.30
Biglietti: 4€ intero, 2€ ridotto
Informazioni: www.idea.mat.beniculturali.it

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