Sansonetti, Vincenzo - Francesco, uno di noi
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Riportiamo la bella introduzione di Vincenzo Sansonetti a questo libro su Papa Francesco. Le immagini che lo raccontano ci mostrano, al di là degli stereotipi giornalistici cui siamo purtroppo abituati, il cuore grande e appassionato. Come San Francesco, di cui porta il nome... «alter Christus»
P.S.: il libro verrà presentato martedì 3 dicembre alle 18 e 30 al Centro culturale Rosetum di Milano

Parole di gioia e di speranza
«E adesso, incominciamo questo cammino». Così diceva papa Francesco, appena eletto, la sera del 13 marzo 2013. «Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia». Sono trascorsi alcuni mesi dai primi, sorprendenti passi di Bergoglio, che i «fratelli cardinali» sono andati a prendere «quasi alla fine del mondo». Non è più uno sconosciuto: è con noi, uno di noi. Ci sono familiari il suo sorriso, il tratto cortese e gioviale, la sua semplicità e sobrietà, l’inesauribile capacità di accoglienza, unita a sapiente e solida dottrina. «Il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza», dirà il 17 marzo 2013, al primo Angelus. E cinque giorni dopo, al Corpo diplomatico: «Non si possono vivere legami veri con Dio ignorando gli altri». L’attenzione a chi è povero, a chi vive nel dolore, a chi è solo, il costante invito a volgere lo sguardo alle «periferie esistenziali», giungono al culmine nella storica visita a Lampedusa dell’8 luglio 2013. Qui, alla Messa, parla di «globalizzazione dell’indifferenza», perché «ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro». E al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma del 17 giugno 2013 ricorda che «la vera rivoluzione, quella che trasforma radicalmente la vita, l’ha compiuta Gesù Cristo attraverso la sua Risurrezione».
Non passa giorno senza che ci stupisca con un gesto, una parola, spiazzandoci e interrogandoci nel profondo. Ama verbi come edificare, condividere, servire («il vero potere è il servizio»), perdonare, custodire («siate custodi dei doni di Dio!»), guarire. E sostantivi come libertà, pace, speranza («per favore, non lasciatevi rubare la speranza»), misericordia, tenerezza («non è la virtù del debole»), gioia («non siate mai uomini e donne tristi»), solidarietà («una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura»). Ricorre ad espressioni tratte dal linguaggio comune. Così, il nostro non è «un Dio indefinito e diffuso, come uno spray sparso un po’ ovunque»; «pensiamo che andare a confessarci è come andare in tintoria per pulire la sporcizia sui nostri vestiti»; la vita non è «un’autostrada senza ostacoli». Bacchetta: i preti siano «pastori, non funzionari». Precisa: «Trovare Gesù fuori della Chiesa non è possibile». Chiarisce: «La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino». Sprona: «Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore». S’indigna: «Un capitalismo selvaggio ha insegnato la logica del profitto ad ogni costo». Difende la dignità dell’uomo: «La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora - come il nascituro -, o non serve più - come l’anziano». Mette in guardia: «il Diavolo agisce», ma «Dio è più forte». Rassicura: «Il mondo non è peggiore di cinque secoli fa!».
Nella memorabile veglia di Pentecoste con i movimenti e le associazioni del 18 maggio 2013, davanti a 200 mila persone, esplicita le sue radici. «Ho avuto la grazia di crescere in una famiglia in cui la fede si viveva in modo semplice e concreto», dice, «ma è stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede». Già pochi giorni dopo l’elezione aveva affermato: «Come sapete la mia famiglia è di origini italiane». E questo spiega perché in lui è sempre vivo il «dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti». Primo Papa gesuita, primo Papa delle Americhe, primo Papa a chiamarsi Francesco, come il santo di Assisi, Jorge Mario Bergoglio nasce il 17 dicembre 1936 - primo di cinque fratelli - a Buenos Aires, la capitale argentina, da genitori di origini piemontesi. Studia e si diploma come tecnico chimico e svolge vari mestieri, poi la vocazione e nel 1958 la scelta di entrare nella Compagnia di Gesù. Nel 1963 si laurea in filosofia. Viene ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, a 33 anni, e consegue la seconda laurea in teologia. Superiore provinciale dei Gesuiti d’Argentina fino al 1979, negli anni Ottanta è rettore alla facoltà di teologia e filosofia a San Miguel, dove è anche responsabile di una parrocchia. Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires, di cui dal 28 febbraio 1998 è arcivescovo titolare. Wojtyla lo crea cardinale il 21 febbraio 2001. Ha uno stile di vita sobrio e rigoroso, quasi ascetico, sempre pronto a condividere difficoltà e bisogni della sua gente, che lo ama e lo rispetta. Considerato nel Conclave del 2005 lo sfidante «progressista» di Ratzinger, sostenuto dal cardinal Martini (ma non ritenendosi pronto chiederà lui stesso di spostare i voti ottenuti sul cardinale tedesco), si schiera dalla parte dei poveri e dei perseguitati, critico verso la società opulenta e i grandi poteri finanziari. Ma le sue posizioni dottrinarie e in tema di etica sono rigorosamente all’interno della tradizione. Il 13 marzo 2013, al secondo giorno di Conclave, è eletto 265mo successore di San Pietro.
La rivista Vanity Fair l’ha eletto con largo anticipo «uomo dell’anno», anche per il piglio deciso con cui ha avviato riforme e cambiamenti radicali in Curia. Time l’ha definito The people’s Pope, il Papa della gente (il 28 luglio 2013, nel viaggio di ritorno dal Brasile, dopo essere stato alla GMG, ha confessato ai giornalisti: «Ho bisogno di gente, di trovare gente, di parlare con la gente»). Ma ciò che più conta è che ai fedeli dei cinque continenti, e a tutti gli uomini di buona volontà, Francesco stia offrendo parole coraggiose, insegnamenti preziosi. In omelie, discorsi, saluti e in altre occasioni ci ricorda chi siamo, qual è il nostro destino, cosa significa stare con Gesù, come vivere in pienezza i giorni terreni in attesa della gloria eterna. Concetti non nuovi nella bimillenaria storia della Chiesa, ma espressi con una forza e una schiettezza capaci di colpire dritto al cuore. Senza la pretesa di esaurire il magistero espresso dal Papa, nelle pagine che seguono presentiamo un’ampia antologia di citazioni, distillate dal già ricco carnet di papa Bergoglio, che proponiamo in ordine cronologico e con titoli redazionali: riflessioni utili, in tempi in cui scarseggiano orientamenti sicuri. Accompagnate dalle immagini più belle e significative dei primi mesi di pontificato.
31 luglio 2013 (festa liturgica di Sant’Ignazio di Loyola)