Sansonetti, Vincenzo - Inchiesta su Fatima. Un mistero che dura da cento anni
Fatima, un richiamo di cento anni fa che non può più essere ignorato
1917-2017. A distanza di un secolo dai fatti accaduti, Fatima conserva la sua misteriosa attrazione. Perché Maria è apparsa proprio in quell’anno, in uno sperduto villaggio portoghese? Perché si è visibilmente manifestata a tre semplici pastorelli? I segreti li abbiamo compresi fino in fondo o c’è ancora qualcosa da capire? Il messaggio di Fatima annuncia inesorabili catastrofi o ci comunica speranza? Quale sarà il destino dell’uomo? Cosa significa che “il Suo cuore immacolato trionferà”? A queste e a tante altre domande risponde il saggio di Vincenzo Sansonetti Inchiesta su Fatima, Un mistero che dura da cento anni, con la prefazione di Vittorio Messori (Mondadori, XXII+202, € 19,50).
Ospitiamo volentieri una presentazione del libro, scritta in esclusiva per noi dallo stesso autore.
Tra poche settimane si compiono cento anni da quel 13 maggio 1917 quando, nell’infuriare di una delle più sanguinose guerre che abbiano mai devastato l’Europa, mentre soffiava il vento di un acceso anticlericalismo e la Russia era alla vigilia di una spietata rivoluzione, a Fatima, sperduto paesino del Portogallo, tre pastorelli affermano di aver “visto” la Madonna. Lucia, dieci anni, e i suoi cuginetti Francesco e Giacinta, ricevono la “visita” della Vergine anche nei cinque mesi successivi, provocando curiosità e stupore tra i fedeli e l’ostilità delle autorità civili, che esercitano forti pressioni su di loro perché rivelino il contenuto dei “segreti”, rinchiudendoli persino in prigione. Ma i veggenti non cedono. Sarà Lucia, unica sopravvissuta dei tre, a rompere il silenzio anni dopo: il primo segreto consiste in una terrorizzante visione dell’inferno, destinato a chi rifiuta l’amore di Dio; il secondo s’incentra sull’azione del demonio, che si incarna nelle guerre e nei sistemi atei e profetizza la fine della Prima guerra mondiale, lo scoppio della Seconda e la parabola del comunismo in Russia; il terzo - il più inquietante, che la Chiesa rende noto nel 2000 - traduce in visioni angosciose l’azione di Satana contro la Chiesa, con la persecuzione e il martirio dei cristiani. Nella comprensione del mistero di Fatima parto dall’ipotesi che sia tutto vero, ma è una verità che si coglie fino in fondo solo se si è disposti ad accettarla senza pregiudizi, con il cuore aperto alla possibilità dell’irruzione del trascendente nella nostra vita terrena.
SCHIAVI DEGLI IDOLI
Quando il 26 giugno 2000, in una conferenza stampa in mondovisione, per volere di san Giovanni Paolo II e dopo essere stato tenuto a lungo nascosto, viene finalmente reso noto nella sua integrità il terzo segreto, il Novecento, il cosiddetto «secolo breve», è terminato. Il periodo che ha avuto inizio nel 1917, o meglio tre anni prima con lo scoppio della Prima guerra mondiale, è stato dominato dalle ideologie. Ma il contenuto, il significato profondo di quel terzo segreto, come pure dei primi due, l’allerta suscitato nei cuori e nelle coscienze, il timore di un peggio che può ancora avvenire, facciamo bene a non lasciarceli alle spalle insieme con il XX secolo. L’accorato appello alla conversione, ripetuto con veemenza tre volte dall’Angelo («Penitenza, penitenza, penitenza!»), resta di sconvolgente attualità. L’Unione Sovietica si è dissolta e la pratica religiosa è tornata possibile in molti Paesi dove prima era negata, ma il tempo dell’odio ideologico non è affatto finito: ha preso il suo posto un odio altrettanto feroce, alimentato da dissennate visioni del mondo figlie del nichilismo e del relativismo. La profezia di Fatima si è in parte già realizzata quando le due disumane dittature del XX secolo - quella comunista e quella nazista - sono scomparse. Ma non sono scomparsi il peccato e il male, come pure la sofferenza e la persecuzione dei cristiani. Anzi. Mai come oggi si sente il bisogno e l’urgenza di un’ancora di salvezza. Rifiutando Dio, l’uomo si è scelto un’illusoria autonomia per dare libero sfogo ai suoi istinti e ai suoi presuntuosi progetti (magari dietro il comodo paravento delle “conquiste civili”), concedendo spazio a tutto ciò che porta più benessere e più piacere. Dopo che l’ateismo militante del XX secolo ha distrutto le tradizioni religiose e schernito l’esercizio delle virtù, oggi il materialismo pratico sta inaridendo ogni anelito all’amore e alla verità. Smarrita la dimensione soprannaturale, siamo divenuti schiavi degli idoli. Alla libertà dei figli di Dio si è sostituito uno sfrenato e degradante libertinaggio, ostile a ogni argine morale e spesso giustificato e tollerato dalle istituzioni. La vita è disprezzata e manipolata al suo sorgere e al suo declinare. La minaccia incombente di un’apocalisse nucleare è passata in secondo piano di fronte a una altrettanto, forse più devastante “apocalisse antropologica”, che con la famigerata teoria del gender (maschi e femmine non si nasce ma si diventa, anzi si sceglie di essere) violenta il dato naturale, distrugge l’identità delle persone e attacca le famiglie.
IL “FUMO DI SATANA”
Anche la Chiesa è stata inquinata da uno spericolato secolarismo, la cui versione aggiornata è una sorta di sciagurato “aperturismo” verso tutto ciò che contraddice la verità più autentica dell’uomo. Insomma, quel «fumo di Satana» evocato dal beato Paolo VI è abbondantemente entrato nel Tempio, ingannando con argomenti suadenti molte anime: occorre aria pulita. Se la ragione profonda dei mali che affliggono l’umanità è il distacco dell’uomo da Dio, compito di Maria è indicarci la via per tornare a Lui. Prima che sia troppo tardi. Nella Madonna vediamo la forza della fede che sa abbandonarsi pienamente a Dio. Come sottolinea Vittorio Messori, già nel 2000 Joseph Ratzinger, allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, nel suo commento teologico al terzo segreto affermava con chiarezza: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». Precisa Messori: «Fatima è un messaggio “duro” che, nel linguaggio odierno, diremmo “politicamente scorretto”. Ma proprio per questo è evangelico, nella sua rivelazione della verità e nel suo rifiuto di ipocrisie, eufemismi, rimozioni. Ma come sempre in ciò che è davvero cattolico, dove tutti gli opposti convivono in una sintesi vitale, la “durezza” convive con la tenerezza, la giustizia con la misericordia, la minaccia con la speranza. Così, l’avviso che ci è giunto dal Portogallo è, al contempo, inquietante e consolante».
(Vincenzo Sansonetti)