Stark, Rodney - Gli eserciti di Dio
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I luoghi comuni sono duri a morire, e il bel testo di Rodney Stark, Gli eserciti di Dio (edizioni Lindau) lo mostra con dovizia di particolari e con analisi approfondite e documentate. Leggere questo libro è l’occasione di una boccata d’aria fresca, perché consente di guardare la storia, la nostra storia, con occhi realistici, evitando la continua tentazione di ergersi a giudici severi del passato, con gli “occhi del poi”. C’è una sorta di disagio, che poi si trasforma in disgusto, nel leggere le note di chi si fa giudice assoluto di un passato che non condivide, soprattutto quando si pensa che tali autori sono complici di mentalità assassine, senza misericordia, e creatrici di situazioni ancora più inumane di quelle che vogliono condannare.
Credo che la lettura di questo libro costituisca un avvincente esempio di come si possa dare ragione della realtà, senza pregiudizi, ma anche senza nasconderci limiti ed errori: solo che questi sono guardati con uno sguardo carico di compassione, ragionevole (se ragione è consapevolezza della realtà secondo la totalità dei suoi fattori).
Non voglio togliere al lettore la sorpresa nell’accostare questo testo che mi permetto di consigliare a tutti, in particolare a giovani e insegnanti, ma non posso non ricordare due annotazioni straordinarie: da un lato la considerazione realistica (e quindi non mitologica) dell’Islam, della sua cultura, delle sue realizzazioni; dall’altro le riflessioni sul rapporto dei cristiani con gli ebrei. Certo ci sono state luci ed ombre, ma si può guardare alla storia, a questa storia, con osservazioni realistiche e non faziose.
Un aspetto interessante di questo testo è la continua esplicitazione, alla fine di ogni capitolo, delle varie conclusioni a cui è giunto l’autore, ad indicare sia il cammino percorso sia le tappe successive. Riporto qui, per l’equilibrio dimostrato, la conclusione finale.
«Il senso dei precedenti capitoli può essere riassunto molto brevemente. Le crociate furono la risposta alle continue provocazioni dei musulmani. Esse non rappresentarono il primo round del colonialismo europeo né furono condotte per occupare nuove terre, predare ricchi bottini o fare nuovi convertiti al cristianesimo. I crociati non furono i barbari giunti a brutalizzare musulmani colti civilizzati. Il loro credo sincero era quello di combattere nei battaglioni di Dio.»
A tutti voi una buona lettura, con l’augurio che abbiate anche a diffondere questo utile testo.