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È ragionevole difendere la vita di ogni concepito

Fonte:
CulturaCattolica.it
In risposta alla Associazione Pro Bimbi, favorevole all'aborto per le minorenni, in nome della libertà di scelta (anche di uccidere il bimbo concepito)

Un dibattito civile è certamente un bene prezioso per tutta la comunità. E ritengo che per questo sia necessario usare la ragione e argomentare senza falsi ragionamenti, evitando quelli che, in gergo, sono chiamati «paralogismi» (e così definiti dal vocabolario: Ragionamento che deriva da una imperfezione insita nel procedimento logico, e quindi erroneo, fallace).

Ho letto e riletto con attenzione il comunicato della Associazione «Pro bimbi» in cui si giustifica l’aborto per le minorenni, semplicemente perché incinte, senza neppure ipotizzare una eventuale violenza. Se minorenni e incinte l’unica soluzione possibile è l’aborto. E basta! Perché «se si ragiona da pensatori liberi, il soggetto giuridico con diritti e doveri non è considerato tale a partire dal concepimento».
E qui la grande affermazione: «Affrontare la tematica dell’aborto in un paese come il nostro, così pesantemente condizionato dalla religione, non è facile. Questo non toglie che in ambito politico, che piaccia o meno, sarebbe fondamentale ragionare da pensatori liberi per garantire una legislazione completamente laica». Peccato che proprio dal pensiero laico, anzi, addirittura ateo, vengano espressi giudizi molto diversi da quella che sembra più Impresa di Pompe Funebri piuttosto che associazione in difesa dei «bimbi».
Riporto solo quanto Norberto Bobbio dichiarava anni fa in una intervista al Corriere della Sera: « Bobbio: Non parlo volentieri di questo problema dell’aborto. È un problema molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri... Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte...C’è anche il diritto della donna a non essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole. E c’è un terzo diritto: quello della società. Il diritto della società in generale e anche delle società particolari a non essere superpopolate, e quindi a esercitare il controllo delle nascite... Ho parlato di tre diritti: il primo, quello del concepito, è fondamentale; gli altri, quello della donna e quello della società, sono derivati. Inoltre, e questo per me è il punto centrale, il diritto della donna e quello della società, che vengono di solito addotti per giustificare l’aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere all’aborto, cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito può essere soddisfatto soltanto lasciandolo nascere. Nascimbeni: Tutta la sua lunga attività, professor Bobbio, i suoi libri, il suo insegnamento sono la testimonianza di uno spirito fermamente laico. Immagina che ci sarà sorpresa nel mondo laico per queste sue dichiarazioni? Bobbio: Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il non uccidere. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere».

La suddetta «impresa», ops, Associazione sedicente Pro Bimbi, così continua: «Crediamo davvero sia la scelta giusta per uno stato libero “costringere” una ragazza minorenne a portare avanti una gravidanza non desiderata?... Il proibizionismo, che piaccia o no, serve solo a mettere a posto la coscienza del legislatore, nient’altro, e la storia e i dati attuali lo dimostrano in maniera inequivocabile». E anche qui, si potrebbe dire, casca l’asino. Perché difendere la vita di un individuo, e quindi «proibirne» l’uccisione, non è mettere a posto la coscienza del legislatore, ma proprio realizzare il compito altissimo che ogni legislatore si è assunto per difendere il bene comune.

E’ facile rendere odiosa la difesa della vita di un bambino dicendo che è orribile costringere a frustate una donna a restare incinta. Ma la realtà è che alla donna non si dà proprio nessuna frustata, ma si dice: «se non vuoi tuo figlio lo potrai lasciare ad un’altra famiglia in affido o in adozione il giorno stesso della sua nascita; sei dunque libera di non tenerlo con te; ma non puoi pretendere la libertà di ammazzarlo; hai dallo Stato tutte le cure, le protezioni, l’assistenza, la sospensione del lavoro per la gravidanza a rischio; non ti verrà fatto mancare nulla; ma la libertà di ammazzare tuo figlio non solo non te le deve concedere nessuno, bensì dovresti tu stessa rifiutarti categoricamente di prenderla in considerazione; e guardati bene da chi ti spinge a volere questa ‘libertà’ di uccidere anziché aiutarti a raggiungere la felicità tua e quella di tuo figlio; perché, ricordalo, se lo uccidi, uccidi anche te stessa e ipotechi un futuro di rimorsi atroci, come accade almeno all’80% delle donne che lo hanno fatto».

Non è quindi un vanto per la nostra Repubblica allinearsi colle nazioni che non difendono la vita di ogni concepito. Sarà un vanto spezzare la catena del male. A me non dispiace «andare controcorrente». E cercare di fare crescere una coscienza attraverso un serio impegno educativo (e qui penso di non essere solo, persino in compagnia dei «bimbi». I bimbi vivi, però, non quelli morti ammazzati!)

È ragionevole difendere la vita di ogni concepito
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