A San Marino i cognomi saranno a scelta come le targhe
- Autore:
- Fonte:

Mi raccontano che a San Marino la domanda Ma té, ad chi t’ci e fiul? (Ma tu di chi sei figlio?) veniva rivolta ai ragazzini quando, fuori dal loro solito contesto, si facevano notare per qualche motivo. Il bisogno di identificare, ricondurre a qualcosa di noto, di catalogare, classificare è costitutivo di ciascuno di noi. Così come è importante per ciascuno avere una chiara linea identitaria a cui appartenere, non per scelta, ma per nascita o adozione, senza arbitrio di alcuno. Purtroppo la Corte europea dei diritti dell’uomo la pensa diversamente e noi, come sempre supini, sembriamo vergognarci della nostra storia. L’Italia anch’essa alle prese con la questione ha saggiamente stabilito di rinviare sine die la proposta di legge relativa.
La domanda «Ma tu di chi sei figlio?» sarà necessariamente rispolverata, considerato che il cognome non dirà più granché. Sarà quello del padre o della madre? Mah … Vediamo nello specifico cosa si legge nella proposta di legge: “Al momento della registrazione del neonato all’Ufficio di Stato Civile i genitori stabiliscono di comune accordo se attribuire al bambino il cognome del padre, della madre, o di entrambi in ordine alfabetico.”
Anche il PDCS sembra aver fatto sua la questione proponendo che “i genitori devono poter scegliere quale cognome attribuire ai propri figli, quello paterno, materno o di entrambi i genitori nell'ordine concordato dalla coppia in piena autonomia familiare.”
Si esalta la piena autonomia familiare, la libertà di scelta, ma su queste questioni tale autonomia può risultare molto pericolosa. Già si narra di matrimoni andati in frantumi solo perché la coppia di novelli sposi non si accordava sul nome da dare al nascituro, se anche il cognome è alla mercé del loro “comune accordo” sarà facile immaginare l’aumento della litigiosità. Godiamoci un’ipotetica scena familiare:
“Caro, abbi pazienza ma il mio cognome qui a San Marino è molto importante …”,
“Sì cara, ma non vorrai mica che la gente pensi che io non riconosca mio figlio …”,
“Vabbè non ti scaldare, sei ancora legato a questi vecchi stereotipi …”
“Allora mettiamoli tutti e due i cognomi …”
“Ma no, la sua firma sarebbe chilometrica, poi si sa che tra i tuoi parenti c’è quel poco di buono …”
E via di questo passo, immaginiamo quale accordo troverebbero! Non dimentichiamo poi che nella furibonda diatriba anche i suoceri scenderebbero inevitabilmente in campo per vedere perpetuato il loro cognome, alimentando non poco la discordia.
La questione finirebbe sicuramente in tribunale, dove sarebbe interessante capire quali criteri seguirà il povero giudice chiamato a dirimere la matassa. Imporrà entrambi i cognomi rigorosamente in ordine alfabetico con buona pace dei tanti Zafferani, Zonzini, ecc.? Oppure si affiderà ai dadi? Se esce pari cognome del padre, se dispari quello della madre?
Quando poi diranno allo sfortunato figliolo che la coppia è scoppiata a causa del suo cognome, sarebbe meglio ricordare che un po’ di colpa ce l’hanno anche i legislatori in questa vicenda. Se avessero seguito il buon senso invece del consenso a tutti i costi, avremmo avuto un diritto in meno ma qualche famiglia più serena.”
Credo proprio che famiglia e libertà si difendano con strumenti migliori, e che l’offerta di nuove possibilità invece che aiutare complichi la vita. Non è che siamo più liberi perché possiamo avere più marche di telefonini, né che siamo più protagonisti perché, qui in Repubblica, come ricorda Wikipedia, «Dal 2004 è possibile richiedere una targa personalizzata, l'unico requisito è che abbia almeno un numero e che non sia offensiva. A titolo esemplificativo, si può trovare una targa con scritto "MARI0", nella quale la "O" è sostituita da uno zero.»