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Conosci te stesso

Fonte:
CulturaCattolica.it

Ho ricordato più volte che gli incontri sono un’occasione straordinaria per imparare, per crescere, per confrontarsi.
In questi giorni il nostro Vescovo ha proposto ai sacerdoti della Diocesi l’incontro con la prof. Rosanna Ansani, membro del Comitato preparatorio dell’incontro ecclesiale di Firenze, per confrontarsi con tale tematica. Avremo certo l’occasione, anche su queste pagine, di parlare di questo importante avvenimento della Chiesa italiana, dal tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Ora vorrei riflettere su un testo citato che mi pare, nonostante la sua antichità, estremamente attuale. In particolare per i nostri giovani. Ne riporto il contesto, tratto da internet, e il suo contenuto: «Socrate e Fedro si incamminano lungo il torrente Ilisso, alla ricerca di un luogo tranquillo per sedersi a leggere il discorso di Lisia. Fedro racconta che, secondo il mito, proprio lungo l’Ilisso Borea, divinità che personifica il vento del nord, aveva rapito Orizia, figlia del leggendario re di Atene Eretteo, e chiede a Socrate se crede che questa storia sia vera. La mitologia era uno dei fondamenti della religione dei greci: la domanda di Fedro tocca un problema teologico e politico molto delicato. Socrate risponde che, come fanno i sophoi (sapienti, esperti), potrebbe non crederci, e potrebbe dire, sophizomenos (razionalisticamente) che la ragazza è stata semplicemente portata via da un colpo di vento. Socrate sceglie le parole in modo da suggerire l’allusione ai tentativi sofistici di venire a patti col mito offrendone una spiegazione naturalistica.

Ma io non ho assolutamente tempo libero per queste cose; e la causa, amico, è la seguente: io non sono ancora capace di conoscere me stesso, secondo la scrittura delfica. Perciò mi sembra ridicolo, senza ancora conoscere questo, indagare su cose aliene. Perciò le lascio andare e seguo quel che si crede, mentre, come dicevo, indago non esse ma me stesso, se sono per caso un mostro più complicato e furioso di Tifone, oppure una creatura più docile e semplice, partecipe per natura di un destino divino e moderato.
»
C’è un compito nella vita che non bisogna disertare, ed è la conoscenza di se stessi. E qui ritorna l’affascinante domanda di Cristo: «Che cosa serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso? E cosa darà l’uomo in cambio della vita?»
Così siamo posti al centro della questione umana. E oggi, nel contesto così spesso disgregato della nostra convivenza, questo cammino è particolarmente necessario. E credo che in particolare la scuola debba essere il luogo di svolgimento di questa domanda e di riflessione sulle proprie esperienze. Forse andare al fondo di questa problematica ci renderebbe immuni da tante discussioni inutili e fuorvianti. Perché, se scopriamo la verità del nostro volto, sapremo resistere alle manipolazioni di una cultura alienante e frustrante. E qui non posso che richiamare quanto Papa Francesco da tempo ripete con insistenza, anche se spesso oscurato dai novelli padroni del pensiero: «Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col popolo; […] e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura. […] Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana... Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo. Ma quanta sofferenza! I popoli non devono perdere la libertà…» ed anche «Io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa… Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più… Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta».

Tribuna del 28 aprile 2015
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