“Insistenza ostinata, caparbia e ostinata”
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Questi giorni in Repubblica si sente ancora parlare della registrazione del cosiddetto matrimonio tra due omosessuali celebrato in Galles in modo che abbia effetti civili anche in San Marino. Insistenza degna di miglior causa, mi pare. A questo proposito ho trovato questa interessante definizione sul vocabolario on line della Treccani. «Perseveranza, ostinatezza (talora caparbia o indiscreta e importuna) in una richiesta, in un’azione e sim.: i. nel volere, nel tentare, nel chiedere; i. su un argomento; i. sullo stesso tema, sullo stesso motivo (anche musicale); ha domandato con i. di te; mi hai seccato con la tua i.»
Certo, anch’io sono insistente quando sento parlare di questi argomenti, perché mi pare che sia ora di smettere di fare passare come esigenza di libertà e di pari opportunità uno stravolgimento del diritto di famiglia e una concezione dei rapporti sociali basata sul sentimento e non sulla reale antropologia.
Cerchiamo di capire che cosa è in gioco. Si vorrebbe imporre il matrimonio tra persone dello stesso sesso e, poi, l’adozione di bambini, in nome dell’uguaglianza di diritti tra cittadini davanti alla legge. E il fondamento di questa rivendicazione starebbe nell’amore che sarebbe alla base di tale relazione. Inoltre si vorrebbe che il gender, e non più la differenza sessuale, fosse riconosciuto come nuova forma di sessualità.
E non importa che questo stravolgerebbe, in nome del presunto diritto di pochi, la concezione di Stato e famiglia dei più. Nell’epoca della dittatura dei desideri e del relativismo questa è una battaglia che non risparmia armi per vincere. E trova alleati nelle lobbies omosessualiste dei ricchi padroni della società, della cultura e dei mezzi di comunicazione.
Solo due semplici considerazioni.
1. Questa insistenza, che se ne infischia delle conquiste della maggioranza democraticamente espressa, mi pare preludere a una forma di dittatura che ha i suoi precedenti nei totalitarismi del «secolo breve», cioè nazismo e comunismo.
2. Dopo l’esaltazione sfrenata del «Chi sono io per giudicare un gay?» perché si dimenticano le affermazioni secondo cui «il gender è uno sbaglio della mente» e «Questa è la colonizzazione ideologica. Entrano in un popolo con un'idea che niente ha da fare con quel popolo, per cambiare una mentalità o una struttura» e ancora: «Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”», affermazioni incontrovertibili di Papa Francesco?
Ancora una volta sembra che per soddisfare propri e parziali interessi si tralasci il bene più grande della società (che per sussistere ha bisogno del matrimonio tra un uomo e una donna, aperto alla vita e alla educazione e sostenuto da una sostanziale stabilità) e non ci si accorga del bene dei figli che, per crescere in maniera positiva hanno bisogno di una relazione con adulti sessualmente identificati e complementari, come lo sono un maschio e una femmina. E poi non dimentichiamo che i nostri giovani per maturare hanno bisogno di educatori, testimoni della verità dell’essere umano e capaci di appassionarli alla avventura della vita, infinitamente più grande che ogni cedimento narcisistico.