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Questione politica e questione morale

Fonte:
CulturaCattolica.it

In questi giorni appare sempre più chiaro che l'uomo e la società hanno bisogno – abbiamo tutti noi bisogno – di un criterio e di una esperienza di giustizia. E che diventa sempre più insopportabile un modo di vita che affermi soltanto noi stessi, nella dimenticanza del bene comune. E così ci si accorge che abbiamo bisogno di autentici «maestri», e che forse il sospetto nei confronti della Chiesa e della comune tradizione cristiana non paga più. Così, anche sulle pagine di questo giornale, si invoca l'ascolto del magistero di Papa Francesco che ha tuonato contro la corruzione (e non si è nascosto dietro nessun dito, chiedendo anche agli ecclesiastici di emendarsi).

In questo modo credo che si aprano nuovi scenari, e desidero indicare alcuni punti di riflessione.
1. Innanzitutto riprendo l'invito del Vescovo ai giovani di interessarsi della politica. Non è una indicazione scontata, e va accolta insieme all'indicazione di seguire le esigenze più profonde della giovinezza. Chiediamo ai giovani di essere liberi nei confronti delle ideologie e degli schemi dei mass-media, capaci di ascoltare il cuore e la storia che li ha generati. «Non conformatevi» è il motto di San Paolo. Se mi vogliono ascoltare invito tutti i giovani a ripensare all'epopea dei loro coetanei della «Rosa Bianca» che hanno saputo testimoniare col sacrificio della vita il bene che avevano imparato a seguire e sperimentare nella loro giovanile ed entusiastica amicizia. (Sarebbe bello vedeeere insieme il film che narra la loro vicenda!)
2. Quando è venuto tra noi Papa Benedetto, ci ha indicato una strada possibile, aperta a un futuro di libertà e di pace, in continuità con una storia buona (ancorché non sempre adeguatamente compresa). Sembra, a volte, che il buono si trovi cancellando il passato, e non compiendolo e portandolo a maturazione. Abbiamo una tradizione che vuole valorizzare la famiglia cosiddetta tradizionale. Abbiamo una storia per cui la vita vale e va difesa sempre, dal suo primo istante di esistenza. Abbiamo una forma di governo che chiede di evitare personalismi e attaccamento al potere... Vita, famiglia, libertà sono appannaggio della nostra tradizione: non facciamoci rubare questi valori e i principi che li sostengono, per non perdere la speranza!
3. Non è inincidente avere come fondatori della nostra Repubblica due santi, che si sono mantenuti col loro lavoro e che hanno difeso i più deboli con tenacia e zelo, tanto che la loro opera ancora oggi è capace di sostenere – davanti al mondo intero – una convivenza civile invidiabile per il suo significato. E se in Europa sembra che si vogliano cancellare le radici cristiane che l'hanno generata come terra di civiltà, sappiamo entrare nella stessa Europa con la forza e la cultura originale che ci caratterizza. E se Napolitano ci ha chiesto di entrare in Europa e ci ha promesso il suo aiuto, sappiamo entrarci colla nostra identità, non col «cappello in mano», bensì colla fierezza di chi ha un patrimonio che è un bene per tutti. Se abbiamo dei vantaggi in questo ingresso, sappiamo che li perderemo se non conserveremo intatto il nostro volto. Anzi, sappiamo che in questo fecondo confronto consolideremo ciò che di bene i nostri padri ci hanno lasciato.

Una sola annotazione finale. La nostra reale ricchezza è una unità non uniforme, che sappia mettere insieme, nel rispetto e nell'ascolto e nella collaborazione, le nostre vite e le nostre capacità. La divisione, e il conformismo che insegue le chimere delle ideologie di questo mondo, sarebbero la nostra fine.

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