Condividi:

Benedetto XVI a Marcello Pera 5: la parabola dell’etica liberale

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Del contributo circa il significato di tutto questo per la crisi contemporanea dell’etica trovo importante ciò che Ella dice sulla parabola dell’etica liberale. Ella mostra che il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi».

Un ultimo punto è quello della “parabola dell’etica liberale”, di cui si parla verso la fine del libro. Prendendo come riferimento dapprima Kant, poi John Stuart Mill e infine le interpretazioni del liberalismo attualmente prevalenti Marcello Pera traccia la parabola seguente: con Kant la legge morale è di fatto, culturalmente la legge (cristiana) dell’imperativo categorico, con cui la ragione universale comanda, in modo altrettanto universale, la volontà. Questa legge impone il rispetto di ogni persona, sempre fine e mai riduttivamente mezzo per altri e tanto meno per altro. Con Stuart Mill la legge morale è la legge (utlitaristica) che comanda come buone l’azione o la regola a cui segue il massimo di utilità non per alcuni ma per tutti. Tale legge impone il rispetto della libertà, evitando la costrizione. Per le correnti liberali oggi prevalenti non esiste alcuna legge morale universale, né religiosa, né laica, e – limitatamente al mondo liberale, in concreto occidentale – vale solo il rispetto delle libere scelte di valore degli individui. Siamo dunque passati dall’universalità alla relatività e dalla persona al soggetto che è unica norma a se stesso. L’Autore ne trae la conseguenza che anche qui ci troviamo di fronte a quel bivio del liberalismo, tra cristianesimo e laicismo, che egli aveva già indicato all’inizio del suo libro. A questo punto il bivio si può articolare così: o il liberalismo si sposa con una concreta dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli congenere, e allora esso ha qualcosa da offrire alla crisi morale contemporanea, o invece il liberalismo si professa autosufficiente, “neurale” o “laico”, e allora diventa un moltiplicatore della crisi stessa.
“A chi mi chiedesse in giudizio personale su questo libro – il cardinale Ruini alla presentazione del libro il 4 dicembre 2008 dal quale ho tratto molto delle argomentazioni svolte – potrei rispondere semplicemente rimandando alla lettera di Benedetto XVI, dato che ne condivido i contenuti, non solo perché è scritta dal Papa, ma perché questi sono anche i convincimenti che ho maturato con crescente chiarezza”.

Vai a "Magistero: Approfondimenti"