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A piedi... 18 - Gerusalemme: il grido di Cristo, il grido del Suo Popolo

Fonte:
CulturaCattolica.it
IX giorno di viaggio – 5/1/2009 – Gerusalemme – Monte degli Ulivi – Getsemani – I luoghi della Passione – Il Muro del Pianto

- San Pietro in Gallicantu. “Moderna” chiesa francese sul luogo del carcere di Gesù e del rinnegamento di Pietro. Gli scavi hanno confermato la presenza di edifici dell’epoca e, scendendo di parecchi livelli, è stata trovata una prigione. Garcìa dice che questo è uno dei luoghi più sicuri: fu proprio la prigione di Nostro Signore. Mantenuta assolutamente spoglia nella sua agghiacciante nudità, quello squallore in cui si calò Gesù! In un angolo solo un leggio, con il Salmo 88, sull’angoscia, sulle tenebre... Un grido! Un immenso grido a Dio sul dolore, sul perché del dolore del giusto. In questo luogo risuona con una potenza sconfinata e indescrivibile...

Salmo 87 (88)
Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l’orecchio al mio lamento.
Io sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla tomba.
Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
È tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato.
Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Pesa su di me il tuo sdegno e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
Hai allontanato da me i miei compagni, mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo; si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani.
Compi forse prodigi per i morti? O sorgono le ombre a darti lode?
Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?
Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,la tua giustizia nel paese dell'oblio?
Ma io a te, Signore, grido aiuto,e al mattino giunge a te la mia preghiera.
Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto?
Sono infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
Sopra di me è passata la tua ira, i tuoi spaventi mi hanno annientato,
mi circondano come acqua tutto il giorno, tutti insieme mi avvolgono.
Hai allontanato da me amici e conoscenti, mi sono compagne solo le tenebre.


- Fuori il rinnegamento di Pietro, e poi il canto del gallo, ossia... la luce!
- Muro del pianto. Il sole è già tramontato. Entriamo dopo un po’ di controlli... stanno molto attenti, soprattutto in questi tempi. Il muro è impressionante, ma non incute timore. Entro con la kippah in testa. Qui il sacro, il patto tra Dio e il Popolo Eletto sembra potersi toccare. È un luogo in cui il sacro si respira con l’aria. Mi accosto al muro e recito il mio salmo, il 142! Dal Tempio tutto ebbe inizio, da quelle pietre che vide Gesù, in cui per la prima volta si poteva “parlare” con il vero Dio. Tutto ha una certa severità, incute rispetto, ma non timore, raccoglimento, anche tristezza, ma non tremore. Richiamo al Papa di Donge: “Nostri fratelli maggiori”. Certamente è un luogo sacro anche per noi Cristiani. Lì Dio c’è, in qualche modo... e capisco come gli Ebrei, il Popolo di Dio che non L’ha riconosciuto, non stiano propriamente “sbagliando”, ma anch’essi, in qualche modo seguano i disegni di Dio. La sera Donge dirà: “Di oggi ho visto questo filo conduttore: da una parte visitare i luoghi è stato rivivere la Messa. Dall’altra ho visto il vecchio e il nuovo Popolo di Dio”.
- Già, noi e loro siamo il nuovo e il vecchio popolo, non siamo la stessa cosa, siamo fratelli, e dobbiamo rimanervi... solo alla consunzione dei tempi saremo un’unica cosa, ma fino ad allora è giusto che rendiamo ciascuno lode al medesimo Dio seguendo la propria strada.
- Gruppo di giovani che prega cantando innanzi al muro. Cosa straordinaria, Donge ne è impressionato: “È un movimento, è una novità che rompe la solitudine della preghiera degli Ebrei”. Donge ha sempre inteso un grande fascino nell’ebraismo, racconta che una volta in cui era a Gerusalemme con i compagni di seminario, scappò per farsi una notte intera presso il Muro!
- Da togliere il fiato, ma fondamentalmente rassicurante, perché in qualche modo senti la vicinanza di Dio, di un Dio stabile e sicuro come queste pietre, che sono rimaste nonostante tutto, severo forse, ma bello e accogliente, come il colore chiaro di queste pietre... come Dio della Cappella Sistina, forte ma accogliente, quasi sorridente... “Allora a Te pensando ogni timore/ tramonta. Ti incontrai, ecco, Ti vidi:/ mi illumini del tuo pieno chiarore/ e mi sorridi”.
- Ce ne torniamo a casa attraversando la Gerusalemme vecchia. Mercatini vari. In “albergo” (il Patriarcato) ho come l’impressione di essere passato in un altro universo, che da stamattina siano passati dei mesi anziché poche ore.
- LA PIETRA DEL GETSEMANI, LA PIETRA DEL GETSEMANI! Quella Pietra, Signore, Quella Pietra su cui sudasti sangue, per cui passò TUTTA L'ANGOSCIA, TUTTO IL DOLORE di tutti i tempi! La Pietra del Getsemani!
E domani sveglia alle 6: Messa dentro il Santo Sepolcro.
"Domine, adiuva nos, adiuva me ut fiam Tibi attentus!"
Grazie!

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