A piedi... 23 - Dalle radici alle fronde
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Ultima giornata. Stanotte ha piovuto. Ritorniamo a Gerusalemme in bus per percorrere la Via Dolorosa. Grande sonno. La luce e l’umidità mi suggeriscono la lontana estate che avevo passato in Normandia... ahimè, quanto tempo!
- Avvicinamento a Gerusalemme: nubi basse tra colline verdeggianti: incredibile come a soli cinque-dieci chilometri da qui ci sia il deserto! Intuisco come anche in ciò questa terra abbia qualcosa di straordinario!
- Via Dolorosa. Partiamo dalla Porta dei Leoni (più o meno il luogo da cui entrò Gesù in Gerusalemme, acclamato con file di palme) e, di fianco, leggiamo la Prima Stazione al Convento della Flagellazione. Il percorso che compiamo è massimamente distraente, purtroppo non riesco proprio a immedesimarmi nella Passione di Nostro Signore... in compenso sono immerso nella stessa sua atmosfera: non solo negli stessi luoghi, ma nelle stesse condizioni all’intorno, in mezzo ai vicoli bui e odorosi di una città brulicante e indifferente! È incredibile come possano esserci decine di “normali” negozi che si affaccino proprio sulla Via Dolorosa: non è cambiata l’umanità. Una delle cose che ho certamente capito in questo viaggio è che la flagellazione di Nostro Signore non è ancora terminata, continua l’oltraggio, letteralmente, giorno per giorno, quello stesso, quello stesso oltraggio!
- Per giungere al Santo Sepolcro passiamo per un convento copto. È forse il più antico convento della Cristianità, mezzo diroccato... nel cortile c’è un monaco, vestito con la medesima foggia degli ortodossi, ma nero di pelle. Passiamo per stretti corridoi. Tutto è buio e polveroso. Intravedo delle sale, una iconostasi, dipinti... a un angolo appare, spettrale, un altro monaco (o prete) dal cilindrico cappello, nero come la sua tonaca, che fa luce reggendo un paio di esili candele... sembra emergere dal passato più lontano, sopravvissuto ai primi secoli, ai primi riti del Cristianesimo... quanto è lontana la realtà e il rito di quell’uomo, e la storia che lo ha portato a essere nel medesimo luogo in cui sono io, accanto alla tomba (vuota!) di Cristo!
Usciamo alla luce della piazzetta innanzi all’ingresso della Basilica del Santo Sepolcro, e getto un’ultima occhiata alla fauce nera dietro di me, da cui sbuca il prete di cui sopra.
- Ultima visita al Santo Sepolcro, termine della Via Crucis in un Calvario zeppo di russi e nigeriani: sembra un mercato! Tutta l’umanità, come è, come è sempre stata, distratta, orante e anelante. Rivedo per l’ultima volta il Sepolcro, compio un ultimo giro. Affido, affido, chiedo. Esco inchinando la fronte fino al pavimento: che cosa produrrà ora nella mia vita questo luogo che mi ha commosso fin nelle viscere? Rivedo per l’ultima volta la Pietra dell’Unzione. D’ora innanzi la mia vita si dividerà in un prima e un dopo... prima di aver visto QUESTO e dopo... non dico nel profondo, in cui lavorerà Dio, ma anche nel cosciente, quando richiamerò il ricordo di QUESTO luogo, come agirà, che cosa farà, come sarò in grado di guardare?